Rimetti a noi i nostri debiti
di Antonio Morabito
con Marco Giallini, Claudio Santamaria
Italia, Polonia, Svizzera, 2018
genere, drammatico
durata, 104
Non sappiamo quale sia stato il criterio o la motivazione che in sede di presentazione del nuovo film di Antonio Morabito ha indotto qualcuno a scrivere che Rimetti a noi i nostri debiti segnava un cambio di tono e soprattutto di genere rispetto a Il venditore di medicine. In pratica si trattava, secondo costoro, di prepararsi alla visione di un film leggero e vicino alla commedia anziché a un’opera grigia e drammatica come lo era stata quella di esordio. Lo diciamo perché al termine della proiezione ciò che rimane della storia di Franco e Guido – rispettivamente Marco Giallini e Claudio Santamaria – non è tanto la sensazione di aver assistito a una sorta di buddy movie all’Italiana come ce ne sono stati tanti nella nostra commedia, almeno da quando Il sorpasso è uscito nella sale, e quindi di essere stati immersi all’interno di una vicenda farsesca nonostante un palese sottofondo drammatico. Rimetti a noi i nostri debiti, cioè, lungi dall’essere un film divertente per il fatto di presentare due personaggi antitetici costretti a confrontarsi con una realtà di dolore e di vergogna di cui sono in qualche modo vittime e latori, si presenta senza esitazioni come un paesaggio umano ed emotivo di persone già morte per il senso di colpa e l’umiliazione conseguente ai debiti insoluti che i protagonisti in qualità di esattori non solo intendono incassare a qualunque costo, ma anche gli rinfacciano di fronte ad amici e famigliari.
Nel raccontare queste vicende Morabito privilegia, infatti, una dimensione esistenziale simile a quella del film precedente e che anzi, smaccatamente, fa riferimento alla filmografia del primo Kieslowski, quella, per intendersi, in cui a essere protagonista è un quotidiano dominato dall’inesorabile determinismo del divenire. Caratteristica, questa, che trova ulteriore conferma non solo nella scelta di prosciugare da tic e da esagerazioni la recitazione dei due attori, raramente così misurati, come pure nella decisione di correlare l’essenza del lavoro da loro svolto con gli aspetti di quello che potrebbe essere considerato una forma di misticismo laico (ripreso nel passo del Padre Nostro), ma pure nella figura del personaggio del vecchio professore amico di Guido interpretato da Jerzy Stuhr, che del regista polacco è stato uno degli attori di riferimento. Ed è proprio questo imprinting, così raro per il nostro panorama, a fare la differenza in un lavoro che peraltro non cerca di compiacere il pubblico con intermezzi lievi o sentimentali anche quando potrebbero farlo. Ci riferiamo, ad esempio, al rapporto che lega Guido a Rina (la brava Flonia Kodheli, già vista in Vergine giurata), la barista con la quale ad un certo punto sembra profilarsi una storia d’amore poi abortita dall’incalzare degli eventi. Sarà forse anche per questa ragione che Rimetti a noi i nostri debiti non ha trovato distribuzione nelle sale ma laterale accoglienza sulla piattaforma Netflix.
Carlo Cerofolini
(pubblicato su taxidrivers.it)
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