lunedì 7 maggio 2018

L'ISOLA DEI CANI


L’isola dei cani
di Wes Anderson
con Bryan Cranston, Scarlett Johansson, Tilda Swinton 
USA, 2018
genere, animazione
durata, 101’


In Giappone, nel 2037, il dodicenne Atari Kobayashi va alla ricerca del suo amato cane dopo che, per un decreto esecutivo a causa di un'influenza canina, tutti i quadrupedi di Megasaki City vengono mandati in esilio in una vasta discarica chiamata Trash Island. Atari parte da solo nel suo Junior-Turbo Prop e vola attraverso il fiume alla ricerca del suo cane da guardia, Spots. Lì, con l'aiuto di un branco di nuovi amici a quattro zampe, inizia un percorso finalizzato alla loro liberazione.

Wes Anderson, film dopo film, sta affinando una caratteristica del tutto peculiare che lo colloca ormai, a buon diritto, tra i Maestri del cinema contemporaneo: è uno dei pochissimi registi in grado di saturare le inquadrature con una miriade di elementi, senza però perdersi in un barocchismo o in un compiacimento fini a se stessi. Salvo poi, nell'inquadratura successiva, svuotare lo schermo per affidarlo a un singolo elemento in un ampio spazio. Nel suo cinema la messa in scena conta infinitamente di più della storia, che comunque non si limita a fare da tappeto narrativo per le immagini. In questo caso si racconta di non un'isola in cui esiliare gli indesiderabili. Si parte da un pretesto reale, l'influenza canina, ma fingendo che non sia possibile alcun rimedio in proposito e che quindi l'unica soluzione per 'proteggersi' sia il respingimento. 

Contestualizzare tutto ciò in ambito nipponico non significa voler evitare un attacco diretto alla politica del proprio Paese da parte di Anderson. Così come è disceso negli abissi marini con Steve Zissou o ha viaggiato nel Darjeeling con i fratelli Whitman per poi addentarsi nei corridoi e nelle stanze del Grand Budapest Hotel, ora vuole nuovamente sperimentare, facendosi accompagnare dal piccolo Atari.

In cosa consista l'esperimento è presto detto: attraversare la cultura iconica giapponese, partendo dai b-movies con mostri ed eruzioni vulcaniche degli anni '60 per arrivare alla cultura pop, avendo sempre come punto di riferimento dei Maestri come Ozu e, soprattutto, Akira Kurosawa. Dell'Imperatore prende a prestito l'atmosfera di film come “L'angelo ubriaco” o “Cane randagio”, non dimenticando mai la lezione di umanità che essi offrivano, anche quando descrivevano le situazioni più disagiate. Ne nasce un film in stop motion in cui la fantasia e la creatività dominano incontrastate.
Riccardo Supino


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