lunedì 29 gennaio 2018

Ottime Notizie da Sony Bend sta invitando i giocatori a testare Days Gone


 

 

Articolo di Matteo Zibbo

 

 

Una delle esclusive PlayStation 4 più attese è, senz'altro, Days Gone di Sony Bend, il titolo presentato all'E3 2016 che presenterà un complesso sistema per l'IA degli zombie del quale gli sviluppatori parleranno alla prossima GDC 2018, fissata per il mese di marzo.

 

Oggi arrivano novità per Days Gone direttamente da Sony Bend, infatti, come segnala PSU, il team sta invitando nei propri uffici i giocatori per testare il gioco. Le candidature sono rivolte solamente ai giocatori dell'Oregon, tuttavia questa potrebbe essere una buona notizia, in quanto significa che Sony Bend è in una fase avanzata dello sviluppo e, quindi, il titolo potrebbe essere pronto per arrivare nei negozi entro quest'anno. 

 

 

 

 Una Certa Somiglianza con 7 Days to Die

 

Sembra che Sony abbia parecchio riguardo per questo prossimo Days Gone, considerato che il titolo in questione è stato protagonista di due fasi ben distinte della conferenza E3; in un primo momento, dunque, è stato mostrato un trailer di presentazione, cui è seguita, alla fine dell'evento, una corposa sequenza di gameplay. In quello che viene presentato come un action adventure open world trova posto il protagonista, chiamato Deacon St. John. Il nostro è un biker tormentato, che si trova a dover intraprendere la dura vita della strada. È lo stesso personaggio principale, nel trailer, a definirsi prima un girovago, poi un cacciatore di taglie, e infine un mercenario. I motivi per i quali il nostro si ritrova in queste condizioni, però, si basano su giustificazioni più che valide: nel mondo immaginato da Bend Studio, infatti, una nuova apocalisse ha portato sulla scena orde di zombie pronte a farsi strada a forza di morsi. Tutto ciò, quindi, ha portato a quel processo di progressiva disintegrazione della civiltà oramai più volte contemplato in altri videogiochi (e non solo). Nel mondo di Days Gone, ambientato due anni dopo l’inizio della pandemia, sembra vigere la legge del più forte, e l’unica consolazione sembra essere rappresentata dai ricordi; nel caso del nostro biker, è la memoria delle corse in moto con la propria ragazza l’unico frammento del passato che sembra avere importanza. Tutto sommato, si sa ancora veramente poco su come la narrativa inciderà sul progetto; si tratta di un fattore da non sottovalutare, anche perché Bend Studio ha scelto di trattare un tema che, difatti, è diventato inflazionato negli ultimi anni, e può vedere esponenti di livello assoluto come The Last of Us. Da questo punto di vista, però, non è ancora possibile dare giudizi: bisognerà vedere se e quanto il titolo spingerà sulla natura tormentata del biker, e quali conseguenze tutto ciò comporterà, portando sull'altare delle novità un antieroe spinto da motivazioni di natura morale assolutamente dubbia. In ogni caso, l’ambientazione scelta è quella del nord ovest Pacifico, e il fatto che il gioco venga presentato come un open world dà ancora più risalto alla natura di biker del protagonista: nel concreto, ci si potrà aspettare l’esplorazione del mondo di gioco in sella al proprio bolide, a caccia di nuove missioni da intraprendere.

 

 

Brutte Notizie per Monster Hunter World " Grossi Problemi con Multiplayer "

 

Articolo di Alessandro Baravalle





Brutte notizie per Monster Hunter World (non perdetevi la nostra guida per tutti i dettagli sul gioco) e per l'accoglienza riservatagli dai giocatori? Sicuramente la situazione non è delle più rosee per quanto riguarda il multiplayer e il matchmaking dell'ultimo capitolo della serie Capcom.

I problemi si stanno verificando sia su PS4 che su Xbox One ma a quanto pare sono soprattutto i possessori della console Microsoft a lamentarsi dello stato del multiplayer spingendo la software house stessa ad assicurare i fan attraverso i canali ufficiali del gioco. Come riportato da Mp1st, diversi possessori della versione Xbox One del gioco hanno criticato l'attuale stato del multiplayer e dell'infrastruttura online. Anche il fatto che non ci siano state delle beta per questa piattaforma non ha fatto di certo piacere a utenti che speravano di trovarsi alle prese con una situazione molto più stabile.

Le critiche su Reddit e attraverso altri forum e social media hanno spinto Capcom a pubblicare una serie di tweet sull'argomento. Gli sviluppatori ci tengono a confermare che stanno lavorando per risolvere ogni problema.

"Ciao a tutti i cacciatori, siamo consapevoli dei problemi con il matchmaking su Xbox One e il team di sviluppo sta attivamente indagando sulla questione. Vi aggiorneremo il prima possibile".



domenica 28 gennaio 2018

UN SACCHETTO DI BIGLIE

Un sacchetto di biglie
di Christian Duguay
con Dorian Le Clech, Batyste Fleurial, Patrick Bruel
Francia, 2017
genere: drammatico 
durata, 110’
       

A Parigi Joseph e Maurice Joffo sono due fratelli ebrei che, bambini, vivono nella Francia occupata dai nazisti. Un giorno il padre dice loro che debbono iniziare un lungo viaggio attraverso la Francia per sfuggire alla cattura. Non dovranno mai ammettere di essere ebrei.
Nel panorama della memorialistica dedicata alla Seconda guerra mondiale e alla Shoah, uno spazio particolare lo occupa un romanzo autobiografico del 1973 in cui l’autore, Joseph Joffo, raccontò la sua esperienza personale di ragazzino in fuga, insieme al fratello e separatamente dal resto della famiglia, dalla Parigi occupata alla zona libera del sud, guidata dal maresciallo Petain. La particolarità risiede nell'essere considerato anche un classico per ragazzi, con lo slancio di un romanzo d’avventura, con tanto di tappe da superare e ostacoli rappresentati dagli orchi nazisti, affrontati con grande ingegno e coraggio da due ragazzi, per poter finalmente ristabilire lo status quo: tornare a vivere insieme ai genitori e ai fratelli più grandi, vivendo sopra il negozio di barbiere che il capo famiglia gestisce con professionalità e spirito di accoglienza.
Evidente è la motivazione che hanno portato alla realizzazione di questo film: la voglia di mantenere vivo il ricordo delle persecuzioni alle quale furono sottoposti gli ebrei europei in quegli anni. L’etica, sicuramente, è la principale valenza da riconoscere avvicinandosi a questo film, che però, rispetto a progetti simili, propone un materiale di partenza avventuroso e picaresco che intrattiene senza annoiare, nonostante qualche caduta nello sdolcinato che ne attenua la portata. È stato fatto un buon lavoro in sede di casting, con il piccolo e irresistibile Dorian Le Clech, che entra presto nel cuore degli spettatori, con la giusta dose di impertinenza e coraggio. Fa piacere ritrovare in un ruolo convincente, quello del padre tutto coraggio e amore, Patrick Bruel, dopo il passo falso italiano di “Una famiglia”. La madre è interpretata dalla sempre brava Elsa Zylberstein, i cui veri nonni scamparono ai rastrellamenti.


Sono proprio gli interpreti, sempre sinceri e verosimili, insieme a una ricostruzione d’epoca di buon livello, a dare forma a una storia sovrabbondante di cliché, a tratti anche divertente, di un’ironia tragica tipica delle situazioni disperate, nel ritratto velenoso dei collaborazionisti, delle piccole meschinerie che in epoca di guerra diventano tragici crimini, “Un sacchetto di biglie” regala i suoi momenti meno consueti, più efficaci, oltre che sempre tristemente attuali, tanto quanto lo è la nostra natura fallace.
Riccardo Supino

LA FOTO DELLA SETTIMANA


  Scott Pilgrim vs The World di Edgar Wright (USA, 2010)

venerdì 26 gennaio 2018

OK Sfida accetta in Bloodborne " Finirlo con personaggio DI base senza alzare nessun parametro, esclusione solo per l'arma " Diretta 14:30






OK RAGAZZI ACCETTO QUESTA SFIDA IN BLOODBORNE. MI HANNO CHIESTO DI CREARE UN NUOVO PERSONAGGIO, E DI FINIRLO SENZA ALZARE NESSUN PARAMETRO DEL GIOCATORE,  COSA INTENDO ADESSO VI SPIEGO MEGLIO. NON POSSO AUMENTARE VITALIA, RESISTENZA, FORZA, ECC,,, ECC,,, L'UNICA COSA CONCESSOMI POTENZIARE L'ARMA PRINCIPALE.  QUINDI ACCETTO LA SFIDA OGGI ALLE 14:30 

Pubblichiamo Due nuovi video gameplay per Code Vein - Da Non Perdere assolutamente





 Primo Video








Secondo Video 


Code Vein, definito come il "Dark Souls in salsa anime" ha senz'altro attirato l'attenzione del pubblico e della critica, un'attenzione aumentata sempre di più dopo l'accostamento all'"action veloce di Devil May Cry o God Eater".

Il titolo di Bandai Namco lo abbiamo visto in azione l'ultima volta nel trailer dedicato alla trama, che ci forniva qualche elemento in più sulla storia. Ora, grazie alla segnalazione di Dualshockers, scopriamo che la compagnia ha condiviso due nuovi filmati di gameplay per Code Vein in occasione del Taipei Game Show a Taiwan:

 

 

 

 

 

DOWNSIZING - VIVERE ALLA GRANDE

Downsizing - vivere alla grande
di Alexander Payne
con Matt Damon, Kristen Wiig, Hong Chau, Christoph Waltz
USA, 2018
genere, commedia, drammatico, fantascienza
durata, 135'



Che i personaggi delle storie di Alexander Payne non siano il prototipo ideale della mascolinità americana c’è lo dice il manifesto di "Downsizing – Vivere alla grande". Nel lungometraggio in questione Matt Damon incarna il ruolo di un uomo di mezz’età che attraversa una crisi esistenziale dalla quale spera di uscire aderendo al programma di miniaturizzazione che rimpicciolisce le persone fino a farle diventare non più grandi dei  lillipuziani de I viaggi di Gulliver. Peccato che nel prosieguo della vicenda la scoperta, nata per salvare il pianeta dal problema della sovrappopolazione, diventi (come sempre succede nelle storie del regista) il pretesto per mettere in scena la crisi del sogno americano, con la scoperta che anche nel mondo creato per ospitare i nuovi cittadini i problemi rimangono sempre gli stessi.
Tra gli espedienti utilizzati dal regista per far passare il messaggio c’è quello di prendere attori dotati di una certa prestanza fisica e con elevato fascino presso il pubblico femminile, per fargli interpretare personaggi agli antipodi delle caratteristiche di cui abbiamo appena scritto. La conferma ci viene, appunto, dalle strategie della produzione e, in particolare, dalla scelta della locandina, in cui il personaggio di Damon, invecchiato e fuori forma sullo schermo, vi appare come se fosse appena uscito da una clinica della salute, tornando ad aderire a quell’immaginario da super eroe americano che l’ordinarietà di Paul Safranek gli aveva tolto. Un’accorgimento, questo, che ha tutta l’aria di essere una sorta di compensazione delle libertà artistiche di cui Payne ha goduto sul set. Se, infatti, dal punto di vista artistico, l’espediente di normalizzare la fisiognomica degli interpreti è funzionale al minimalismo cinematografico tipico del cineasta di origine greche, da quello commerciale il fatto di non trarre vantaggio dall’appeal della star di turno è una scelta che in tempi di crisi economica nessuno Mogul hollywoodiano è in grado di sostenere.

In realtà sul grande schermo, eccezion fatta per la presenza in cartellone di nomi di richiamo (e tante volte, vedi Nebraska, neanche per quelli), i lavori di Payne rappresentano la quintessenza del cosiddetto cinema d’essai, a cominciare dalla peculiarità delle trame in cui a prevalere è l’impressione che non succeda mai nulla e che i protagonisti, seppur perennemente in viaggio, girino quasi sempre a vuoto. Da questo punto di vista Downsizing – Vivere alla grande sembra fare eccezione nella filmografia del regista. Lo diciamo non solo per una questione di budget (il film è costato oltre 60 milioni di dollari, una fortuna per un tipo come Payne) ma anche in virtù dell’evidente apertura verso forme cinematografiche in grado di dare un’impronta spettacolare alla ricognizione umana effettuata dall’autore.

In realtà Payne è sempre lo stesso, e la storia, pur concedendosi effetti speciali in grado di rappresentare la visione di un’America tanto luminosa quanto apocalittica, è permeata da quell’intimismo malinconico e un po’ depresso che costituisce il mood dei suoi film. Ciò detto, il mix tra vecchio e nuovo funziona nella prima parte, quando il film non ha ancora scoperto tutte le sue carte, mentre nella seconda la presenza di metafore, allusioni (non mancano i soliti riferimenti critici alla politica di Trump) e visioni salvifiche finisce per far perdere al regista (e non solo a lui) il bandolo della matassa, sfilacciando irrimediabilmente le maglie del tessuto narrativo.


Presentato in anteprima all’ultimo festival di Venezia, Downsizing – Vivere alla grande è passato nelle sale americane senza lasciare particolare traccia. La curiosità è quella di vedere se nel vecchio continente sarà oggetto di miglior fortuna.
Carlo Cerofolini
(pubblicato su taxidrivers.it)

giovedì 25 gennaio 2018

News: "Destiny 2 un Flop da Paura? gli sviluppatori dovranno impegnarsi duramente per riuscire a mantenere la propria fan base attuale e per spingere giocatori che hanno ormai abbandonato il gioco a tornare all'interno di questo universo "

 

 

Quello che sta vivendo Destiny 2 è un periodo molto difficile e gli sviluppatori dovranno impegnarsi duramente per riuscire a mantenere la propria fan base attuale e per spingere giocatori che hanno ormai abbandonato il gioco a tornare all'interno di questo universo.

Le difficoltà del titolo sono evidenziate anche dall'analista di Cowen, Doug Creutz. Creutz ha sottolineato diversi aspetti negativi che stanno concorrendo ad alimentare non poche preoccupazioni nei confronti del futuro del gioco.

Ecco quanto riportato da Seeking Alpha:

  • Le entrate degli add-on di Activision dovrebbero soffrire a causa dell'insoddisfazione nei confronti del franchise di Destiny

  • "Destiny 2 sta faticando al momento anche e soprattutto a livello di coinvolgimento dei giocatori, un dato che pare in declino". La situazione è opposta a quella di Call of Duty: WWII

  • Le microtransazioni sono un problema. Non grave come il caso di Star Wars Battlefront II ma comunque una "fonte di infelicità"

  • Diversi streamer chiave hanno rivelato che diminuiranno il numero di contenuti riguardanti il gioco e la media del pubblico su Twitch è ai minimi storici per il franchise. Tra i 4.000 e i 7.000 di media nel pomeriggio di venerdì.

     

     

    Fonte

News: FIFA 18 Tranquilli vi aiuta Ultimate Team (FUT 18) - la guida e i migliori trucchi per ottenere la squadra dei sogni

 

Fonte

 

 

 

AGGIORNAMENTO DEL 24 GENNAIO: DISPONIBILE LA SQUADRA DELLA SETTIMANA 19 (SDS #19)!

Kessié, Mario Balotelli, Milinković-Savić, Neymar, Aguero e Hazard nella Squadra della Settimana 19 di #FUT!

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ECCO LA SQUADRA DELLA SETTIMANA 19 (SDS 19) o anche detta Team of the Week (TOTW 19) di FIFA Ultimate Team FUT 18!

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Undici iniziale

  • GK: Timo Horn - 1. FC Köln - (GER1) - Germany

  • CB: Nacho Fernández - Real Madrid - (SPA1) - Spain

  • LB: Nacho Monreal - Arsenal - (ENG1) - Spain

  • CB: Matthias Ginter - Borussia M'gladbach - (GER1) - Germany

  • CAM: Thomas Müller - Bayern München - (GER1) - Germany

  • CAM: Nabil Fekir - Olympique Lyonnais - (FRA1) - France

  • CM: Sergej Milinković-Savić - Lazio - (ITA1) - Serbia

  • LM: Leon Bailey - Bayer 04 Leverkusen - (GER1) - Jamaica

  • LW: Neymar - Paris Saint-Germain - (FRA1) - Brazil

  • LW: Eden Hazard - Chelsea - (ENG1) - Belgium

  • ST: Sergio Agüero - Manchester City - (ENG1) - Argentina

Sostituti e riserve

  • GK: Jeroen Zoet - PSV - (HOL) - Holland CB: Romain Thomas - Angers SCO - (FRA1) - France

  • CAM: Anderson Talisca - Beşiktaş - (TUR) - Brazil

  • CAM: Gastón Ramírez - Sampdoria - (ITA1) - Uruguay

  • CM: Franck Yannick Kessié - Milan - (ITA1) - Côte d'Ivoire

  • ST: Mario Balotelli - OGC Nice - (FRA1) - Italy

  • ST: Luis Muriel - Sevilla FC - (SPA1) - Colombia

  • GK: Juan Carlos - CD Lugo - (SPA2) - Spain

  • CB: Alfie Mawson - Swansea - (ENG1) - England

  • CAM: Ryota Morioka - Waasland-Beveren - (BEL) - Japan

  • LM: Sean McConville - Accrington Stanley - (ENG4) - England

  • ST: Dario Vidosic - Melbourne City - (AUS) - Australia

Come al solito i giocatori del TOTW saranno disponibili nei pacchetti di Fifa 18 Ultimate Team a partire dalle ore 19 di stasera e lo resteranno fino al prossimo mercoledì, quando verranno rimossi per far spazio alla nuova squadra della settimana.

AGGIORNAMENTO DEL 23 GENNAIO: DISPONIBILE IL TITLE UPDATE 1.09, LA PATCH DI AGGIORNAMENTO PER FIFA 18.

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Nella giornata di oggi EA Sports ha annunciato con un comunicato stampa l'arrivo su PC della nuova patch 1.09 per FIFA 18.

L'aggiornamento è disponibile da oggi su PC e lo sarà a breve anche su PlayStation 4 e Xbox One. Questo update apporta modifiche decisamente importanti soprattutto alla modalità Ultimate Team di FIFA 18 e alla FUT Champions Weekend League.

Gli sviluppatori canadesi hanno finalmente annunciato di aver eliminato, con questo aggiornamento, l'odioso "Kick Off Glitch", ovvero quel terribile bug che rendeva la vostra squadra abbastanza statica e poco reattiva ripresa del gioco, dopo un vostro goal, rendendo pericolosa ogni incursione avversaria dopo il calcio di ripresa. Trovate tutti i dettagli completi qui.

AGGIORNAMENTO DEL 17 GENNAIO: ANNUNCIATI IL PORTIERE E I DIFENSORI DEL TOTY E LA SQUADRA DELLA SETTIMANA 18!

EA Sports ha appena annunciato i nomi del Portiere e dei Difensori della Squadra dell'Anno SDA o Team of the Weak TOTY. Li trovate in questa pagina dedicata: FIFA 18 Ultimate Team (FUT 18) - Ecco il Portiere ed i Difensori della Squadra dell'Anno TOTY: Bonucci unico italiano della formazione.

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Inoltre, è stata annunciata come ogni mercoledì, la Squadra della Settimana 18 Team of the Week 18, che comprende Luis Suarez, Rodriguez e Son.

ECCO LA SQUADRA DELLA SETTIMANA 18 (SDS#18) o anche detta Team of the Week (TOTW#18)!

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Undici iniziale

  • GK: Sergio Asenjo - Villarreal CF (SPA1) Spain

  • CB: Jonny Evans - West Bromwich Albion (ENG1) Northern Ireland

  • CB: Paul Baysse - Girondins de Bordeaux (FRA1) France

  • CB: Martin Hinteregger - FC Augsburg (GER1) Austria

  • CM: James Rodríguez - Bayern München (GER1) Colombia

  • LM: Heung Min Son - Tottenham Hotspur (ENG1) Korea Republic

  • CM: Alex Oxlade-Chamberlain - Liverpool (ENG1) England

  • LM: Gonçalo Guedes - Valencia CF (SPA1) Portugal

  • ST: Luis Suárez - FC Barcelona (SPA1) Uruguay

  • ST: Timo Werner - RB Leipzig (GER1) Germany

  • SS: Manuel Lanzini - West Ham United (ENG1) Argentina

Sostituti e riserve

  • GK: Kasper Schmeichel - Leicester City (ENG1) Denmark

  • RB: Frederik Sørensen - 1. FC Köln (GER1) Denmark

  • RM: James Ward-Prowse - Southampton (ENG1) England

  • LM: Franco Cervi - SL Benfica (POR) Argentina

  • CM: Manu García - Deportivo Alavés (SPA1) Spain

  • ST: Callum Wilson - Bournemouth (ENG1) England

  • ST: Niclas Füllkrug - Hannover 96 (GER1) Germany

  • GK: Jessy Moulin - AS Saint-Étienne (FRA1) France

  • LM: Denis Bouanga - FC Lorient (FRA2) Gabon

  • LM: Murilo Freitas Oliveira de Freitas - Tondela (POR) Brazil

  • ST: Sergio Araujo - AEK Athens (GRE) Argentina

  • ST: Felipe Mora - Cruz Azul (MEX) Chile

Come al solito i giocatori del TOTW saranno disponibili nei pacchetti di Fifa 18 Ultimate Team a partire dalle ore 19 di stasera e lo resteranno fino al prossimo mercoledì, quando verranno rimossi per far spazio alla nuova squadra della settimana.

AGGIORNAMENTO DEL 16 GENNAIO: ANNUNCIATI I CENTROCAMPISTI DEL TOTY E PUBBLICATI I GOAL OF THE WEEEK ROUND 13!

EA Sports ha appena pubblicato sul canale Twitter ufficiale EA Sports FIFA i Goal of the Week Round 13 , i migliori goal segnati dagli utenti durante la prima settimana del 2018 . Eccoli nel video sottostante!

Inoltre, sono stati rese disponibile le carte FUT TOTY dei centrocampisti del Team of the Year, o Squadra della Settimana. Trovate tutti i dettagli nella pagina della guida dedicata: FIFA 18 Ultimate Team (FUT 18) - Annunciati i centrocampisti titolari della Squadra dell'Anno SdA - Team of the Year TOTY.

AGGIORNAMENTO DEL 15 GENNAIO: ANNUNCIATI GLI ATTACCANTI DELLA SQUADRA DELL'ANNO TOTY!



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EA Sports ha appena annunciato gli attaccanti della Squadra dell'Anno. Li trovate in questa pagina dedicata: FIFA 18 Ultimate Team (FUT 18) - Ecco gli attaccanti della Squadra dell'Anno SdA - Team of the Year TOTY.

 

 

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AGGIORNAMENTO DEL 10 GENNAIO: ANNUNCIATA LA SQUADRA DELLA SETTIMANA 17 (SDS #18)!

EA Sports ha appena annunciato la Squadra della Settimana 17, che sarà disponibile per una settimana nei pacchetti di FITA Ultimate Team 18 a partire dalle 19.00 di stasera.

ECCO LA SQUADRA DELLA SETTIMANA 17 (SDS#17) o anche detta Team of the Week (TOTW#17!

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Undici iniziale

  • GK: Iván Cuéllar - CD Leganés - (SPA1) - Spain

  • CB: Kalidou Koulibaly - Napoli - (ITA1) - Senegal

  • RB: Sergi Roberto - FC Barcelona - (SPA1) - Spain

  • CB: Etxeita - Athletic Club de Bilbao - (SPA1) - Spain

  • LB: Ryan Sessegnon - Fulham - (ENG2) - England

  • LM: Yacine Brahimi - FC Porto - (POR) - Algeria

  • RM: Daniel Wass - RC Celta de Vigo - (SPA1) - Denmark

  • CDM: Luka Milivojević - Crystal Palace - (ENG1) - Serbia

  • ST: Bas Dost - Sporting CP - (POR) - Holland

  • ST: Ciro Immobile - Lazio - (ITA1) - Italy

  • ST: Gareth Bale - Real Madrid - (SPA1) - Wales

Sostituti e riserve

  • GK: Matheus - Braga - (POR) - Brazil

  • RB: Lorenzo De Silvestri - Torino - (ITA1) - Italy

  • CB: Pablo Aguilar - América - (MEX) - Paraguay

  • CDM: Pedro Obiang - West Ham United - (ENG1) - Spain

  • LW: Cristian Tello - Real Betis Balompié - (SPA1) - Spain

  • ST: Nicolás Castillo - Pumas U.N.A.M. - (MEX) - Chile

  • ST: Andy Carroll - West Ham United - (ENG1) - England

  • LWB: Anastasios Bakasetas - AEK Athens - (GRE) - Greece

  • CM: Danilo - Braga - (POR) - Brazil

  • ST: Massimo Coda - Benevento - (ITA1) - Italy

  • RW: Djaniny - Santos Laguna - (MEX) - Cape Verde Islands

Come al solito i giocatori del TOTW saranno disponibili nei pacchetti di Fifa 18 Ultimate Team a partire dalle ore 19 di stasera e lo resteranno fino al prossimo mercoledì, quando verranno rimossi per far spazio alla nuova squadra della settimana.

AGGIORNAMENTO DEL 9 GENNAIO: ANNUNCIATE LE NOMINATION DELLA SQUADRA DELL'ANNO TOTY!

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Il momento tanto atteso in FIFA 18 Ultimate Team è finalmente arrivato. EA Sports ha appena annunciato la metodologia della scelta dei TOTY, ovvero dei componenti del Team of the Year, la Squadra dell'anno, che darà vita al rilascio delle relative e ambite carte in FIFA 18 Ultimate Team. Sono stati altresì annunciati anche i 55 nominati che verranno scelti per la Squadra dell'Anno. Trovate l'approfondimento e la lista dei nominati nella pagina relativa della nostra guida FIFA 18 Ultimate Team (FUT 18) - Annunciate le nomination della Squadra dell'Anno TOTY

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AGGIORNAMENTO DELL'8 GENNAIO: SONO ATTIVE LE SFIDE CREAZIONE ROSA SERIE A E MLS

In FIFA 18 Ultimate Team sono attive due nuove sfide relative ai campionati Serie A (Calcio A) e MLS (Major League Soccer). I premi per il superamento di queste sfide creazione rosa ci interessano in prima linea perché consistono in due carte di giocatori italiani: Marek Hamsik e Sebastian Giovinco!

hamsik

La buona notizia è che non hanno una data di scadenza, quindi avrete tutto il tempo che vorrete per completare queste sfide e ottenere i premi, che trovate illustrati qui sotto in dettaglio:

  • Pacchetto contenente anche Marek Hamsik, in versione SBC con overall 89 + 25.000 crediti per la Serie A/Calcio A

  • Pacchetto contenente anche Sebastian Giovinco, nella versione SBC con valutazione 86 + 25.000 crediti per la MLS

giovinco

Per un aiuto a competare queste sfide, vi rimandiamo alle soluzioni di FutBin per Hamsik e Giovinco.

In questa pagina: FIFA 18 Ultimate Team (FUT) - la guida e i migliori trucchi per ottenere la squadra dei sogni

FIFA 18 Ultimate Team (FUT 18) - come ottenere le Icone Prime di Van Basten, Ronaldinho Matthaus e Yashin

FIFA 18 Ultimate Team (FUT 18) - Ecco gli attaccanti della Squadra dell'Anno SdA - Team of the Year TOTY

FIFA 18 Ultimate Team (FUT 18) - Annunciati i centrocampisti titolari della Squadra dell'Anno SdA - Team of the Year TOTY

Squadra della Settimana 17 o Team of the Week 17

FIFA 18 Ultimate Team (FUT 18) - come ottenere le Icone Prime di Bergkamp, Puyol, Vieira e Shearer

FIFA 18 Ultimate Team (FUT 18) - Annunciate le nomination della Squadra dell'Anno TOTY

FIFA 18 FUTMAS - ritorna il Natale in FIFA Ultimate Team 18! (FUT 18)

FIFA 18 Ultimate Team (FUT 18) - come ottenere la carta speciale Andrea Pirlo "Fine di un'Era" tramite Sfide Creazione Rosa

FIFA 18 Ultimate Team (FUT 18) - arriva la Strada per la Gloria: ecco come funziona

FIFA 18 Ultimate Scream (FUT) - la mostruosa rosa di Halloween della Ultimate Team

FIFA 18 - guida trucchi e consigli per diventare imbattibili

FIFA 18 - i 50 migliori giocatori in base alla valutazione generale

FIFA 18 - i migliori Difensori e Terzini: DC, TS e ASA, TD e ADA

FIFA 18 - i migliori Centrocampisti: COC, CDC e CC

FIFA 18 - migliori attaccanti e ali: ATT, AT, AS e AD

-EA Sports FIFA 18 Companion - l'app iOS e Android per la vostra Ultimate Team

- FIFA 18 Ultimate Team (FUT) Web App - come gestire al meglio la squadra

-Altre pagina della guida (in aggiornamento...)

Notizie su Metal Gear Survive: un video Che ci mostra la beta a confronto su PS4 Pro e Xbox One X







Da Come Vedrete dal Video: Infatti, una prima analisi era stata già condivisa in rete e riguardava la campagna single player su PlayStation 4 Pro, ora il nuovo video comparativo, ci mostra la beta di Metal Gear Survive a confronto su PS4 Pro e Xbox One X.

 

In attesa dell'articolo completo, da quanto emerso apprendiamo che la versione PS4 Pro, al momento, è la migliore nonostante ci siano dubbi sul fronte della risoluzione. Il frame rate, infatti, è più stabile rispetto a quanto accade su Xbox One X che però può vantare 1440p reali. Sulla "mid gen" di Sony si riscontrano prestazioni "lisce" a 60fps in 4K quasi perfette con un upscaled a 2134 x 1440. 

 

Xbox One X, per ora, è in seconda posizione, mentre la versione PS4 standard in terza davanti a quella Xbox One. 

 

 

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mercoledì 24 gennaio 2018

TUTTI GLI UOMINI DI VICTORIA

Tutti gli uomini di Victoria
di Justine Triet
conVirginie Efira, Vincent Lacoste, Melvil Poupaud, Laurent Poitrenaux, Francia, 2016 
genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale
durata: 97’


Bionda. Avvocato penalista. Con due figli. Separata. Victoria, la protagonista vive caoticamente ogni propria giornata, barcamenandosi tra lavoro, figli. E uomini: il suo ex marito, blogger senza etica, un amico, Vincent, che deve difendere in tribunale in quanto imputato di tentato omicidio della propria compagna e Sam, un giovane ex spacciatore che lei ha difeso con successo in passato. Quest'ultimo si offrirà a Victoria come babysitter delle bambine e suo assistente.

“Tutti gli uomini di Vitoria”, film d'apertura della Settimana della Critica del Festival di Cannes del 2016 e nominato a 5 premi César (tra cui quelli a Miglior Film e Miglior Attrice), per la regia di Justine Triet, ha come protagonisti Virginie Efira (Victoria) e Vincent Lacoste (Sam) .

Victoria – come detto - è una donna avvocato, per giunta penalista e separata. E’ in cura da uno psicanalista e spesso va da una cartomante perché le predica il futuro. E’ una cd. Drama Queen, instabile sentimentalmente al punto che è alla continua ricerca di un piacere sessuale che consuma o tenta di consumare nella camera di letto di casa sua per mezzo di incontri fatti anche sui social. In realtà tutti questi “uomini di Victoria” rappresentano vuoti a perdere, non lasciano alcuna traccia di se stessi sul loro cammino. In primis, l’ex marito, privo di alcuna propria qualità artistica, che tenta di calcare la strada della celebrità pubblicando un libro sulle confidenze professionali fatte a Victoria dai propri clienti. E ovviamente Victoria lo denuncia per diffamazione. Poi c’è Vincent, un suo ex fidanzato, uomo indeciso e assolutamente incapace di vivere una relazione sana con una donna. E poi una serie di uomini incontrati on line che non riescono a dare alcun valore aggiunto alla vita di Victoria, né sotto il profilo sessuale, né sotto quello umano-relazionale. Una sequela dunque di uomini incapaci di voler veramente “incontrare” la protagonista, anaffettivi e senza capacità di comunicazione. Solo un uomo di Victoria” si rivela diverso da questi stereotipi ed è Sam, un ragazzo molto più giovane di lei ma accogliente dal punto di vista relazionale. Sam infatti “c’è”, ovvero ha voglia di conoscerla e di aiutarla, è accogliente e non giudicante. Sam è innamorato di Victoria (non è spoiler perché ciò è evidente sin dai primi fotogrammi), la vede bella e non ne ha paura. Ma chi è quest’uomo che - nonostante non sia affascinante e di converso si mostri apparentemente sfigato – non si lascia impaurire dal fascino di Victoria ed anzi ne carpisce la sua più intima essenza?


Victoria con la sua irrequietezza e disarmante fragilità ci obbliga a metterci davanti allo specchio, ma non per causarci angoscia, bensì per farci accettare, soprattutto noi donne, sempre così complicate. D’altronde tutte le persone sono complicate e Victoria ci insegna che occorre molta autoironia per non perdersi. La vera forza del film è proprio l’instabilità di Victoria che si esplica nelle sue gag esilaranti, nelle sue scelte di difesa in tribunale assolutamente fuori dall’ordinario come il fatto di citare un cane dalmata ed una scimmia come testimoni chiave a difesa del suo cliente Vincent. Se “Tutti gli uomini di Victoria” fosse stato un film americano, probabilmente la protagonista sarebbe stata una donna sì avvocato ma in carriera, algida e fallica, o se non forte, estremamente fragile e apatica. Ma la regista francese Justine Triet invece riesce a creare una Victoria “europea” verosimilmente fragile e vigorosa, egocentrica ed empatica, sensuale e sciatta (proprio come sarebbe una qualsiasi una donna con la storia di Victoria nella vita reale). Ed è sola.

Sì, Victoria è una donna sola “nella” sua vita. Sola come lo sono di fatto le sue bambine che le vogliono bene anche se sono costantemente affidate alle cure altrui. E sola rimarrà Victoria finchè continuerà a nascondersi dietro i problemi e le realtà degli altri, occupandosi delle loro vite per non occuparsi della propria. Il cambio di passo, la svolta avverrà solo quando Victoria diverrà consapevole del proprio spazio, del proprio diritto ad essere felice ed a esistere, riappropriandosi del timone della propria vita, affidandosi ad un altro. Solo in quel momento “Tutti gli uomini di Victoria” si riuniranno per divenire “l’uomo di Victoria”.


La necessità e l’importanza di potersi affidare agli altri è il perno centrale del film, ma per riuscirci si deve essere, di converso, pronti ad offrire qualcosa di vero di noi stessi.
Michela Montanari

CHIAMAMI CON IL TUO NOME

Chiamami con il tuo nome
di Luca Guadagnino
con Timothée Chalamet, Armie Hammer, Michael Stuhlbarg,
Italia, Francia, Brasile, Stati Uniti d’America, 2018
genere, drammatico, sentimentale
durata, 132’

L’educazione sentimentale di Elio, efebico liceale ancora acerbo di sentimenti troppo forti, dura sei settimane.  Tempo e luogo sono definiti nel loro essere atemporali e aspaziali – da qualche parte nel nord Italia (ndr.: la campagna cremasca), durante un 1983 scipito che affiora con nonchalance da un abbigliamento tiepidamente vintage. Come d’abitudine Elio (Timothée Chalamet) si reca assieme ai genitori (Michael Stuhlbarg e Amira Casar), due colti ebrei sefarditi, in quell’oasi di cultura dove passa le giornate nell’otium decadente della letteratura e della musica, fra bagni in piscine assolate e panismi creativi. Come ogni anno il padre, insigne professore, ospita un giovane dottorando per aiutarlo nelle sue ricerche. Astuto stratagemma, quello dell’estraneo che piomba all’improvviso in un contesto cristallizzato da una liturgia immobile, specie se l’estraneo in questione ha le sembianze di Armie Hammer, ora nei panni di uno scultoreo studente di filologia classica. Bell’espediente, soprattutto perché il nuovo venuto non acuisce tensioni già esistenti o disequilibri intestini, ma contribuisce a mettere il protagonista spalle al muro con sensibilità che non pensava gli appartenessero. 




La pulsione che si innesca tra i due, tanto turgida e languida da mal sopportare l’etichetta di “omosessuale”, è scenograficamente valorizzata dalla presenza fisica dei suoi attori, gracile e apollineo l’uno, un fascio di muscoli di fidiana memoria l’altro. Non a caso i riferimenti alla classicità si rincorrono senza sosta, dalle querelle etimologiche fra Oliver e il Professore, alle immagini di statue classiche che aprono i titoli di testa. Dopo Io Sono L’Amore e A Bigger Splash, il regista completa il suo trittico del desiderio, rendendo onore alla sceneggiatura non originale che il Premio Oscar James Ivory trasse dal romanzo autobiografico del 2006 di André Aciman, e non senza difficoltà lasciò alla paternità del solo Guadagnino. Ottima la scelta di eliminare la narrazione via flashback in favore di un narratore emotivo musicale (candidato all’Oscar Sufjan Stevens con The Mystery of Love), che riesce ad arricchire il pansessualismo multisensoriale che fa da cornice al viaggio sentimentale del giovane protagonista. Se i tempi lunghi e le atmosfere ovattate ci rimandano a Io Ballo da Sola di Bertolucci, l’idea della parentesi di evasione in uno scenario che fisicamente e temporalmente si fa altro (a poco valgono i continui rimandi a Craxi e alla resistenza) ci porta alla memoria il Racconto d’Estate di Romher. Dopo La Vita è Bella (Benigni - 1997 ) e L’Ultimo imperatore (Bertolucci, 1987), Call me by  your name  entra nella triade delle presenza italiane record agli Oscar, reduce da un tour de force di consensi internazionali pressoché unanimi (Festival di Berlino,Sundance Film Festival, Golden Globe), che si spera possano emancipare la critica italiana dal binomio Guadagnino-Melissa P. 
Erica Belluzzi

FABRIZIO DE ANDRE' - PRINCIPE LIBERO

Fabrizio De Andrè - Principe libero
di Luca Facchini
con Luca Marinelli, Elena Radonicich, Valentina Bellè, Ennio Fantastichini, Gianluca Gobbi, 
Italia, 2018
genere, biografico

durata, 200’


E' inutile negarlo, chi ama il cinema è portato a rivolgersi alla produzione televisiva italiana con un pregiudizio in parte giustificato dalla progettualità eccessivamente semplificata della sua offerta. Ciò non toglie che, anche in questo settore, si siano fatti passi in avanti nel tentativo di assottigliare la distanza esistente tra il frequentatore della sala cinematografica e quello che preferisce la visione casalinga. Esistono poi, eccezioni che sembrano metter tutti d'accordo come si è verificato nel 2003 per "La meglio gioventù". In quel frangente la vittoria al festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard e la decisione di posticiparne la messa in onda sui canali Rai a favore di una (non prevista) distribuzione in sala, testimoniarono la possibilità di operare, da parte del regista, senza le preclusioni solitamente addebitate al mezzo televisivo. Non è qui il caso di ricordare i pregi del film in questione, così come il successo riscontrato anche al di fuori del territorio nazionale. Ciò che importa, ai fini del nostro discorso, è fornire al lettore una pietra di paragone per avvicinarsi a un lavoro come quello compiuto per portare prima sul grande schermo (uscita nei cinema il 23 e 24 gennaio) e poi sul piccolo (il 13 e 14 febbraio) "Principe libero", biopic dedicato a Fabrizio De André. In effetti le affinità tra il film diretto da Luca Facchini e quello di Giordana non mancano. In particolare non è da trascurare la coincidenza che vede oggi come allora Rai Fiction e la Bibi Film Tv di Angelo Barbagallo a capo del progetto. La versatilità del film e, quindi, la sua possibilità di adattarsi ai differenti media comincia innanzitutto dalla rivalutazione del concetto di popolare operata dagli autori: non più inteso come espediente che svilisce l'arte per puntare al botteghino (e ai dati auditel) ma viatico di un consenso derivato dall'universalità della proposta messa in campo.


Facchini, in accordo e, sopratutto, con il supporto testimoniale di Dori Grezzi, non punta al referto del corpus artistico-esistenziale del poeta genovese, e di conseguenza alla compilazione di una scaletta composta da una serie di date, fatti e personaggi pronti a darsi il cambio e a dar lustro alla celebrità di turno. Al suo posto sussiste una messinscena volta a trasfigurare la realtà conosciuta attraverso un processo d'astrazione che, da una parte, esalta idee, sentimenti e stati d'animo dell'uomo e dell'artista, dall'altra rimaneggia tutto ciò che non vi rientra. Facchini e gli sceneggiatori Giordano Meacci e Francesca Serafini (che De André oltre a studiarlo hanno avuto la fortuna di frequentarlo) scelgono una rappresentazione emblematica, riducendo il numero dei personaggi rispetto a quelli effettivamente frequentati in vita da De André, e avendo cura di assegnare a quei pochi la funzione di contenere uno o più dei movimenti che compongono la partitura narrativa del film. In questo senso Paolo Villaggio (il bravo Gianluca Gobbi), onnipresente sodale degli anni genovesi, diventa il modo per approfondire gli anni della formazione ma anche l'insieme delle relazioni amicali, Luigi Tenco e Riccardo Mannerini servono per circoscrivere le fasi della messa a punto del proprio istinto musicale, il padre Giuseppe, comprensivo ma pur sempre genitore, il modo con cui il film indaga l'insofferenza di De Andrè verso qualsiasi forma di autoritarismo, e cosi via.

Con una simile impostazione, a salire sugli allori è la capacità degli attori di incanalare le emozioni e di restituirle con verosimiglianza allo spettatore. In questo senso la prova di Luca Marinelli è tanto straordinaria quanto in linea con la natura del film. Lontano dal mimetismo hollywoodiano con il quale Gary Oldman sta per vincere il premio Oscar, Marinelli si avvicina a De Andrè in maniera empatica, rappresentandolo con umanità e irrequietezza finanche commoventi. Se, come crediamo, non mancheranno critiche a proposito del mancato uso dell'accento genovese da parte dell'attore romano, gli inserti musicali che lo vedono impegnato a suonare e a cantare le celebri canzoni riescono nel miracolo di riportare in vita e davanti ai nostri occhi il loro autore. Ma non finisce qui, poiché, alla stregua di quanto capitava ne "La meglio gioventù" anche "Principe libero" è l'occasione per radunare un ensemble d'attori che merita di essere seguito e valorizzato. Non potendo elencarli tutti, e volendone sceglierne almeno uno, optiamo per Elena Radonicich, la quale, nella parte della prima moglie del cantautore, riesce nell'intento di mostrare l'umanità di un personaggio più schivo e meno accattivante tra quelli che partecipano al film.
Carlo Cerofolini
(pubblicato su ondacinema.it)

martedì 23 gennaio 2018

IL MIO FILM SENTIMENTALE: LUCIANO LIGABUE PARLA DI "MADE IN ITALY"



Nella veste di regista il ritorno al cinema di Luciano Ligabue è uno di quelle anteprime a cui non si può mancare. Se l’interno della sala dove si proietta“Made in Italy” è gremito in ogni ordine di posto, anche fuori l’assembramento non è da trascurare, con i fan del rocker emiliano pronti a salutare l’apparizione del loro beniamino. Accompagnato da Stefano Accorsi, Kasia Smutniak e dal resto degli attori che hanno preso parte al film, Ligabue sta al gioco con garbo, determinato a non lasciare spazio al divismo assegnatogli dallo status di star musicale. Pronto a scherzare sulle ragioni che lo hanno tenuto lontano dal set per cosi tanti anni “Telefonavo ai produttori per proporgli un nuovo film ma il telefono squillava sempre a vuoto” Ligabue parla della paura di cambiare del suo protagonista ma assicura che il movimento è l’unica costante della vita. “Rico (Accorsi) e Sara (Smutniak) vivono in una realtà consolidata fino a quando non emerge la necessità di cambiare lo sguardo  sul mondo. La crisi della loro vita di coppia altro non è che il percorso necessario a mettere in atto la trasformazione”. 


Sul mestiere di regista non ha dubbi “ Fare film è faticosissimo. Con la musica mi basta lasciare uscire le emozioni, mentre nel cinema devo elaborarle, farle passare prima dalla mente e poi dal cuore”, così come sulle ragioni che lo hanno riportato dietro la mdp “Essere un musicista fa si che possa dedicarmi al cinema solo se ho davvero una storia da raccontare. Quella di “Made in Italy” nasce come prosecuzione dell’omonimo concept album pubblicato nel 2016. Mi rendo conto che in tempi in cui la musica viene fruita velocemente un disco del genere è del tutto anacronistico ma sentivo la necessità di tornare su una canzone scritta in precedenza (Non ho che te) per raccontare di Rico che perdendo il lavoro rischia di smarrire la propria identità”. 

Se il nucleo narrativo del film si concentra sulla storia d’amore dei protagonisti  non mancano riferimenti alla contemporaneità italiana e ai problemi che l’ affliggono. “Ho cominciato a raccontare il mio sentimento verso il paese dieci anni fa con “Buona notte all’Italia” - dice Ligabue - mettendovi sempre un’amore che non viene meno nonostante i suoi molti difetti. Qui come altrove l’ho fatto attraverso uomini e donne che non hanno i miei stessi privilegi e la cui vita normale diventa improvvisamente straordinaria ”. L’interesse verso le persone che di solito non vengono raccontate perché troppo brave e oneste per risultare interessanti è frutto di un’esperienza diretta: “Le conosco bene perché sono gli amici della mia infanzia che continuo a frequentare e che mi dicono spesso che essere bravi in Italia non paga”. Per questa ragione il regista definisce “Made in Italy un film sentimentale, ispirato dai sentimenti e dagli stati d’animo delle persone che non urlano e fanno il loro dovere”.


Stefano Accorsi che nel film vediamo ballare e dimenarsi in un ambiente occupato da un gigantesca mortadella si dice privilegiato a lavorare con Ligabue. “Luciano si fida di quello che ti costruisci dentro, lascia spazio alle  tue emozioni. L’ho ritrovato in grande forma, capace di adattarsi senza problemi alle novità tecnologiche che nel frattempo hanno sostituito quelle utilizzate nel film precedente. Essere in un’opera pensata per così lungo tempo non è cosa da poco”. Chiude un altrettanto entusiasta Kasia Smutiak, alla sua prima esperienza con Ligabue: “Non sapevo cosa avrei trovato sul set però ascoltare il disco di Luciano mi ha chiarito il mondo in cui stavo. Questo mi ha permesso di corrispondere al personaggio che Luciano voleva che fossi”.
Carlo Cerofolini

domenica 21 gennaio 2018

IL VEGETALE

Il vegetale
di Gennrao Nunziante
con Fabio Rovazzi, Ninni Bruschetta, Luca Zingaretti
Italia, 2017
genere commedia


Anche se il suo nome è passato in secondo piano rispetto a quello del divo Zalone, è opportuno ricordare che parlare di un film di Gennaro Nunziante significa porsi di fronte al lavoro del regista più vincente degli ultimi anni, un tipo che, a fronte di investimenti economici tutt'altro che rilevanti è stato capace di far guadagnare decine di miliardi ai suoi produttori, battendo ogni volta il record d'incassi al botteghino e lasciandosi alle spalle i grandi colossi dell'industria hollywoodiana. Nonostante il curriculum però chi conosce le cose della settima arte - e quindi lo stesso Nunziante - sa che nulla può essere dato per scontato. I galloni conquistati sul campo poco contano rispetto alla volubilità dello spettatore, e in questo caso la conferma di re Mida del cinema italiano doveva passare attraverso un ulteriore incognita. "Il vegetale" infatti, quinto ultimo lavoro firmato da Nunziante, è il risultato di un doppio divorzio: quello da Checco Zalone (avvenuto, si dice, per divergente artistiche), protagonista assoluto dei suoi titoli precedenti e, non meno importante ai fini commerciali, da Pietro Valsecchi, produttore storico della coppia, lautamente ripagato dall'aver scoperto e sostenuto la coppia quando farlo non era poi così scontato. Per giocare la partita Nunziante compie una specie di salto nel vuoto, scommettendo sul talento di Fabio Rovazzi, beniamino dei giovanissimi per essere stato l'autore di un famoso tormentone musicale (Andiamo a comandare) ma fin qui a digiuno di esperienze davanti alla macchina da presa che non siano state quelle necessarie a girare video clip e spot pubblicitari. Particolare non da poco, quest'ultimo, perché il trapianto di un immaginario come quello di Rovazzi, forgiatosi - alla pari di certi personaggi televisivi - su tempi infinitamente più brevi di quelli cinematografici poneva il problema di esportare l'efficacia di un'arte di rapido consumo - abituata a cogliere il momento e a sfruttare il dettaglio fisionomico - in un territorio dove il tempismo deve fare i conti con il tempo necessario a raccontare una storia. Insomma, un ufficio non da poco per Nunziante poiché, per non farla tanto lunga e capirci ancora meglio, si trovava con la responsabilità di trasformare un centometrista in un maratoneta.



Ai nastri di partenza la soluzione scelta, seppur scontata, non è priva di senso. "Il vegetale" infatti ricalca pressappoco temi e situazioni già affrontate dal regista in "Quo Vado?", a cominciare dal tema del precariato che da lo spunto alle avventure del neo laureato Fabio Rovazzi, il quale, per ottenere il posto fisso è disposto a tutto, anche a lasciare Milano per un'entroterra campagnolo, dove la possibile assunzione è subordinata al superamento di uno stage moto particolare. Capita infatti che invece di occuparsi in qualche modo della materia per cui ha studiato, il Rovazzi si ritrovi a lavorare in mezzo ai campi insieme a una squadra di lavoratori extra comunitari. Poco cambia anche sotto il profilo dei rapporti del protagonista con l'umanità circostante. Come Zalone, anche quella di Rovazzi è una versione maschile che si confronta con gli altri all'insegna dell'incoscienza e del non sense. A fare la differenza tra uno e l'altro, l'atteggiamento più dimesso del secondo, al contrario del primo - sempre artefice delle proprio destino - costretto a un gregariato esistenziale che lo costringe a rincorre gli eventi, il più delle volte a subirli. Questo ci fa dire che, pur con uno scarto impercettibile, - probabilmente dovuto alle caratteristiche attoriali di Rovazzi - "Il vegetale" proponga una comicità meno ottimista del solito, se non fosse che l'intermezzo amoroso con la bella di turno (un must da queste parti) e la fisicità da cartone animato dell'attore (distribuisce Walt Disney Italia) finiscono per salvaguardare la generale leggerezza del contesto. Aspettando di conoscere il risultato del botteghino, a cui spetta l'ultima parola, il problema de "Il vegetale" la fa purtroppo la mancanza di Zalone. Senza di lui a riempire la scena, traspare in maniera ancora più netta l'esilità della trama, ma anche l'incapacità della sceneggiatura di dare manforte all'understatement comico di Rovazzi. Trovate e comprimari (per esempio Luca Zingaretti, neutralizzato da un ruolo che perde progressivamente consistenza) sono troppo poco caratterizzate per aiutarne la performance che in questo modo appare addirittura esangue, e, di certo , non in grado di lasciare memoria del suo debutto.
(pubblicata su ondacinema.it)