sabato 3 febbraio 2018

MAZE RUNNER: LA RIVELAZIONE

Maze Runner: La rivelazione
di Wes Ball
con Dylan O’Brien, Kaia Scodelario, 
USA, 2018
genere, drammatico, aventura, fantascienza
durata, 141'



Al di là del giudizio nei confronti di “Maze Runner: La rivelazione”, siamo sempre più convinti che l’ultima parola su blockbuster di questo tipo nelle analisi del recensore di turno, quanto piuttosto nell’opinione dei milioni di fan che hanno letto i romanzi da cui è stato tratto il film diretto da Wes Ball. Sono loro infatti e non gli esperti di cinema a constatare l’efficacia del risultato finale. In mancanza del riscontro reso possibile dalla lettura della fonte cartacea, a venire meno è infatti uno degli elementi decisivi per tirare le somme su questo tipo di prodotti, e cioè la possibilità di verificare se, e in che percentuale la versione cinematografica di Ball rispecchi il prototipo letterario, e ancora, quale sia il rapporto filologico della prima rispetto al secondo. Non a torto, dunque, la mancata conoscenza del lavoro di James Dashner, (lo scrittore americano che ha firmato i 5 romanzi della saga) alimenta il sospetto di un ragionamento che, pur attento a non prendere sottogamba la materia, sia destinato - almeno in questa sede - a suonare incompleto. 

A margine di questo “Maze Runner: La rivelazione” rimane di per sé una merce   tutt’altro che indecifrabile. Ball, e con lui i suoi sceneggiatori, non fanno nulla per nascondere la natura dei suoi contenuti che, per quanto riguarda il cinema, non possono che essere derivativi, avendo come modello un capostipite che risponde al nome del più celebre “Hunger Games”. A parte l’ambientazione distopica, delle avventure di Katniss Everden quelle di Thomas e della sua compagnia mantengono non soltanto il valorose iniziatico delle esperienze vissute dai personaggi, ma, tra le molte similitudini, la circolarità della struttura narrativa, la quale, nel caso specifico , vede i nostri eroi costretti a tornare sul luogo del delitto (la città dove si trova la potente organizzazione che ha preso in mano ciò che resta del mondo) per riuscire a scongiurare la morte di uno di loro. Come sempre capita in questo contesti la posta in palio è ben più alta, e qui, come altrove, riguarda la sopravvivenza del genere umano, sterminato dal virus da cui Thomas e i suoi amici sono immuni. 


Detto che la confezione dell’ultima puntata assicura agli amanti del genere pane per i loro denti, con agguati e battaglie ambientate dentro e fuori la metropoli e con il solito triangolo amoroso a tenere alta la trepidazione per le sorti dei protagonisti,  “Maze Runner: La rivelazione” può contare su due fattori altrove assenti, e cioè la continuità dello sguardo, assicurata dal fatto che Ball ha diretto gli episodi precedenti, e poi sul vantaggio di avere tra le sue fila attori come Dylan O’Brien (di recente sugli schermi con “American Assassin”) e Kaia Scodelario, i quali, essendo nati cinematograficamente con la serie in questione risultano più facili da identificare con i rispettivi personaggi. Al contrario, non potendo più far leva sulla fascinazione del primo capitolo, derivata  dal non sapere cosa c’era dentro e fuori dal labirinto che impediva ai giovani di fuggire dalla loro prigione, “Maze Runner: La rivelazione” deve vedersela con scenari narrativi più scontati e meno misteriosi.
Carlo Cerofolini

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