Una famiglia
di Sebastiano Riso
con Micaela Ramazzotti, Patrick Bruel, Pippo del Bono
Italia, Francia, 2017
genere, drammatica
durata, 119'
Entrare nel merito del nuovo film di Sebastiano Riso non significa solo considerane la qualità della messinscena, la direzione degli attori e, magari, di provare a misurare fino a che punto la sceneggiatura sia riuscita a facilitare il lavoro del regista. Sarebbe infatti troppo semplice risolvere la questione relativa al traffico illegale di neonati raccontata nel lungometraggio di Riso limitandosi a riconoscere che il film è, innanzitutto, la storia di una relazione basata su un legame di reciproca dipendenza e che la questione relativa al traffico illegale di neonati, tirata in ballo dal fatto che Maria e Vincenzo procreino figli per conto terzi, ne sia solo un'indiretta conseguenza. Conosciamo infatti a memoria quali siano le implicazioni (politiche, economiche e culturali) connesse con il fatto che in Italia e nel resto del vecchio continente il bilancio demografico si avvicini allo zero, e di come le proiezioni a lungo termine segnalino con un certo allarmismo i cambiamenti derivati dalla costante diminuzione delle nascite, per far finta che tutto questo non entri in dialettica con ciò che viene narrato nel film. Questo per dire che rispetto alle critiche rivolte a certo cinema italiano, accusato di essere miope ai grandi problemi del nostro tempo, "Una famiglia" risponde rilanciando la tenzone con una storia che non si tira indietro anche quando si tratta di guardare in faccia agli aspetti più crudi della questione.
D'altronde il coraggio è una dote che di certo non manca a Sebastiano Riso, autore capace di giocare allo scoperto, anche laddove ci sia da raccontare vicende come quella de "Una famiglia" (ma succedeva la stessa cosa anche per "Più buio di mezzanotte") che, almeno a livello tematico, lo coinvolgono in prima persona nei fatti narrati. Un'audacia che Riso, invero, condivide con Michaela Ramazzotti, attrice feticcio del regista siciliano che, ancora di più del francese Patrick Bruel, costituisce l'ossatura principale del film. Una Ramazzotti che, sotto le mani del suo pigmalione e attraverso il ruolo di Maria, riesce, se è possibile, a spostare ancora più avanti il livello di afflizione che l'attrice romana riserva da sempre alle sue madri di famiglia. Nel film di Riso, infatti, la femminilità associata alla sua presenza viene ridisegnata alla luce di ciò che vediamo a partire dalla prima scena, quella in cui i momenti più belli della relazione con Vincenzo sono destinati a rimanere fuori campo, legati a un passato mai più menzionato - con una sola e unica eccezione -, e invece sostituiti da un presente in cui il corpo femminile ha perso ogni tipo di attrattiva, diventando, alla pari di altri merci, strumento di profitto e organo riproduttivo che permette di superare la crisi (quella di Maria e Vincenzo che vivono dei proventi ottenuti dalla vendita dei nascituri) generandone altre.
Propenso a far esplodere la rabbia dei personaggi con picchi di emotività sempre sul punto di trasformare la tensione in tragedia, "Una famiglia" si sottrae in ogni maniera all'approfondimento del background biografico e ambientale dei personaggi, preferendo che siano gli eventi in corso a definirli sul piano psicologico e dal punto di vista narrativo. Il risultato, come spesso succede nel cinema contemporaneo, rafforza il senso delle azioni, come quello in cui i personaggi rinunciano ad agire, ma questo vantaggio toglie profondità alla drammaturgia del film che risulta il più delle volte monocorde e piatta, costringendo i personaggi a un'interpretazione priva di sfaccettature e meno empatica rispetto a quello che ci si aspetterebbe pensando alla tipologie di persone che si vedono sullo schermo. Se poi aggiungiamo che Riso da par suo fa di tutto - e, diciamo noi, giustamente - per mantenersi al di sopra delle parti, distribuendo equamente qualità e difetti, la sensazione è quella di assistere a un melodramma troppo neutro, troppo raggelato per risultare davvero coinvolgente. Passato oggi nel concorso ufficiale della mostra veneziana "Una famiglia" purtroppo non riesce a smentire il destino delle opere seconde, quasi sempre più complicate e meno risolte delle prime
(pubblicata su ondacinema.it)
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