sabato 10 dicembre 2016

NON C'E PIU' RELIGIONE

Non c'è più religione
di Luca Maniero 
con Claudio Bisio, Alessandro Gassman, Angela Finocchiaro
Italia, 2016 
genere, commedia 
durata, 90' 


Nel paesino di Portobuio non nascono più figli: questo rappresenta un problema, soprattutto quando bisogna allestire il presepe vivente di Natale. Il sindaco Cecco, nato a Portobuio, emigrato nell'hinterland milanese e poi tornato nei luoghi dell'infanzia, si fa carico di trovare un infante cui affidare il ruolo del Bambin Gesù e non trova di meglio che rivolgersi alla comunità islamica che convive con una certa difficoltà con gli abitanti storici del paese. A capo di questo gruppo c'è Marchetto detto Bilal, amico di infanzia di Cecco convertito alla fede musulmana per amore della bella moglie Aida. Chiude il cerchio, o per meglio dire il triangolo, suor Marta, amica d'infanzia di Cecco e Bilal, poi diventata monaca, levatrice disoccupata e ristoratrice. Luca Miniero cerca di riproporre la formula di "Benvenuti al sud". "Non c'è più religione", però, pur firmato da tre professionisti come lo stesso Miniero, Sandro Petraglia e Astutillo Smeriglia, giovane autore di spassosi corti di animazione, abbandona non solo ogni realismo ma anche ogni congruenza logica, facendo approdare a Portobuio animali esotici e immigrati orientali apparentemente piovuti dallo spazio. Anche una favola, come questa si propone dichiaratamente di essere, deve avere un minimo di coerenza interna e un massimo di pertinenza al vero: qui l'unico dato reale è quello di partenza, ovvero che in Italia non nascono più bambini e il ricambio generazionale è assicurato solo dagli immigrati. Il resto è pura implausibilità e ignora gli aspetti spinosi di un problema davvero importante, dimenticando che la commedia italiana che tratta temi sociali di attualità, come sono quelli del calo delle nascite o dell'immigrazione poco integrata, ha il diritto, ma anche il dovere, di essere sferzante e dolorosa. 

Portobuio, invece, è un paese bucolico in cui ci si può burlare di bambini sovrappeso, donne velate e cervelli in fuga senza mai affrontare, seppure in chiave ironica, l'aspetto drammatico di queste realtà. L'unica scintilla di credibilità è data dall'amicizia storica fra i tre protagonisti, che in alcuni momenti fa provare un brivido di nostalgia per le commedie profondamente italiane e generazionali come "Marrakech Express": l'affetto e la familiarità che proviamo verso i tre interpreti rendono quasi commoventi le loro scene insieme. Sarebbe dunque stato opportuno concentrarsi sulle dinamiche relazionali fra Cecco, Bilal e suor Marta, invece di perdere tempo a ricucire una trama sempre più improbabile, più lontana da qualunque riconoscibilità.
Riccardo Supino

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