sabato 3 dicembre 2016

SULLY

Sully
di Clint Eastwood
con Tom Hanks, Aaron Eckhart, Laura Linney
Usa, 2016
genere, drammatico
durata, 96'


La classicità di Clint Eastwood è qualcosa che va oltre la forma cinematografica, appartenendo prima di tutto all’uomo e alla sua visione del mondo e poi in caso al regista e ai film da lui realizzati. Dopo il controverso “American Sniper”, affossato dalle ipocrisie di quella parte della critica europea reverente solo a patto di non vedere riflessi sullo schermo i tratti più marcati della sua indole conservativa il nuovo lavoro di Eastwood dimostra quanto della vecchia hollywood alberghi nel cuore e nella testa dell’ autore. Perché “Sully” non è solo la rievocazione di un pezzo di storia newyorkese, rappresentato appunto dall’ammaraggio sul fiume Hudson del volo U.S. Airlines 1549 pilotato dal comandante Chesley Sullenberger. O meglio, è anche questo grazie alla scelta di aumentare il tempo dedicato alle sequenze dello scampato disastro ricostruendole di volta in volta con i pezzetti di una memoria - quella del protagonista - traumatizzata e resa incerta dalla shock conseguente all’accaduto. Ma il nuovo film di Eastwood è prima di tutto e ancora una  volta, dopo “American Sniper”, il ritratto di un “un buon soldato” che all’insegna del motto Dio, Patria e famiglia ristabilisce l’ordine delle cose, partecipando con dignità e trasparenza all’iter investigativo che gli viene intentato per accertarne la liceità delle procedure adottate in fase di volo . 

Con il suo status da eroe del quotidiano fiducioso di se e degli altri, il Sully di Tom Hanks assomiglia per spirito e costanza ai tipi umani interpretati da Gary Cooper nei film di Frank Capra; se non fosse che in un momento in cui nel cinema americano fanno discutere lungometraggi - “Birth of a Nation” e “Free State of Jones” e il prossimo “Fences” di Denzel Washington - che mettono in dubbio i principi fondativi della nazione un film come “Sully” risulta tutt’altro che allineato allo spirito del tempo. Poiché, se il richiamo del protagonista all’unità d’intenti quale fattore determinante per  risollevare le sorti del paese può sembrare lo slogan di uno spot elettorale, è vero che l’integrità morale e il carisma di Sully sono talmente super partes non avere equivalenti ne a desta ne a sinistra; alla pari dell’altruismo messo in mostra durante le operazioni di salvataggio, così disinteressato e partecipe da fare ombra alle migliori versioni di Trump e Obama. Con buona pace di chi ancora utilizza le categorie del pensiero politico per valutare l’arte del regista americano. 

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