La cena di Natale
di Marco Ponti
con Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti, Michele Placido, Maria Pia Calzone
Italia, 2016
genere, drammatico
durata,95'
Il convito come collettore di incomprensioni famigliari è uno dei luoghi di cui il cinema italiano e non solo (si pensi a Racconto di Natale” del francese Arnaud Desplechin e a “E’ solo la fine del mondo” del canadese Xavier Dolan) si serve per accendere la tensione drammaturgica e scatenare le conflittualità tra i personaggi. Un espediente che applicato a un film come “La Cena di Natale” rischia di rimanere lettera morta non tanto perché al regista Marco Ponti manchi la tipologia umana necessaria a metterlo in pratica quanto piuttosto per l’effetto fotocopia che si palesa nel corso del film, viziato dall’idea che un prodotto vincente – in questo caso la buona accoglienza riservata a “Io che amo solo te” di cui “La Cena di Natale” è il sequel” non abbia alternative se non quella di essere pedissequamente replicato Per la cronaca ricordiamo che il primo atto della serie puntava sull’idea di combinare il glamour della coppia Chiatti/Scamarcio con il mestiere di attori di lungo corso come Michele Placido, Maria Pia Calzone Dino Abbrescia, messi a disposizione di una storia vivacizzata dall’infedeltà della compagine maschile il cui l’eccesso di testosterone finiva per mettere a rischio i sogni d’amore della controparte femminile. “Cena di Natale” esaspera questo schema alzando i livelli di una crisi che riguarda sia i personaggi – Chiara e Damiano come pure i loro genitori – sia l’istituzione natalizia, violata dalla relazione extra coniugale di Damiano che simbolicamente si macchia di un duplice infanticidio: del bambino che Chiara sta per dare alla luce e, di rimando, di quello venuto al mondo duemila anni fa che le famiglie della coppia si preparano a festeggiare nella cena organizzata dalla moglie di Don Mimì.
Non potendo contare sul fattore sorpresa e con un canovaccio pressoché simile al precedente Ponti finisce per calcare la mano sul parossismo delle situazioni che, stante l’improbabile scioglimento finale, buonista ogni buon senso, risultano prive di peso e il più delle volte anestetizzate dal punto di vista del divertimento e del buon umore. A rimanere e’ la bellezza da copertina dei due protagonisti e le splendide locations regalatoci dal paesaggio pugliese.
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