lunedì 5 dicembre 2016

CENA DI NATALE

La cena di Natale
di Marco Ponti
con Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti, Michele Placido, Maria Pia Calzone
Italia, 2016
genere, drammatico
durata,95'  


Il convito come collettore di incomprensioni famigliari è uno dei luoghi  di cui il cinema italiano e non solo (si pensi a Racconto di Natale” del francese Arnaud Desplechin e a “E’ solo la fine del mondo” del canadese Xavier Dolan) si serve per accendere la tensione drammaturgica e scatenare le conflittualità tra i personaggi. Un espediente che  applicato a un film come “La Cena di Natale”  rischia di rimanere lettera morta non tanto perché al regista Marco Ponti manchi la tipologia umana necessaria a metterlo in pratica  quanto piuttosto per l’effetto fotocopia che si palesa nel corso del film, viziato dall’idea che un prodotto vincente – in questo caso la buona accoglienza riservata a “Io che amo solo te” di cui “La Cena di Natale” è il sequel” non abbia alternative se non quella di essere pedissequamente replicato  Per la cronaca ricordiamo che il primo atto della serie puntava sull’idea di combinare il glamour della coppia Chiatti/Scamarcio con il mestiere di attori di lungo corso come Michele Placido, Maria Pia Calzone Dino Abbrescia, messi a disposizione di una storia vivacizzata dall’infedeltà della compagine maschile il cui l’eccesso di testosterone  finiva per mettere a rischio i sogni d’amore della controparte femminile. “Cena di Natale” esaspera questo schema alzando i livelli di una crisi che riguarda sia i personaggi – Chiara e Damiano come pure i loro genitori – sia l’istituzione natalizia, violata dalla relazione extra coniugale di Damiano che simbolicamente si macchia di un duplice infanticidio: del bambino che Chiara sta per dare alla luce e, di rimando, di quello venuto al mondo duemila anni fa che le famiglie della coppia si preparano a festeggiare nella cena organizzata dalla moglie di Don Mimì.

Non potendo contare sul fattore sorpresa e con un canovaccio pressoché simile al precedente Ponti finisce per calcare la mano sul parossismo delle situazioni che, stante l’improbabile scioglimento finale, buonista ogni buon senso, risultano prive di peso e il più delle volte anestetizzate dal punto di vista del divertimento e del buon umore. A rimanere e’ la bellezza da copertina dei due protagonisti e le splendide locations regalatoci dal paesaggio pugliese.

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