giovedì 26 ottobre 2017

GOOD TIME

Good Time
dei fratelli Safdie
con Robert Pattison, Ben Safdie, Jennifer Jason Leigh
USA, 2017
genere, drammatico
durata, 99'


Guardando il nuovo film dei fratelli Safdie, non si può fare a meno di pensare a Martin Scorsese, e a come il suo cinema abbia contribuito a formare l’immaginario cinematografico della città di New York. Come succedeva in “Taxi Driver” anche la grande mela ritratta dai due registi è una specie di far west metropolitano in cui ogni uomo è lupo all’altro uomo e dove, alla stregua di quanto accadeva a Travis Bickle, anche il personaggio interpretato da Robert Pattison si ritrova insonne e solitario a girovagare per le strade di una città ombrosa e ostile. Rispetto ad altre rappresentazioni della realtà newyorkese quella di “Good Time” mantiene un rapporto con il proprio entroterra (urbano) simile a quello del capolavoro scorsesiano: i Safdie, infatti, filmano la città con la stessa dedizione che si riserva all’oggetto amato senza impedirsi di trasferire sullo schermo la rabbia e la repulsione per il degrado umano del contesto umano e relazionale. Ad essere aggiornato è semmai l’attitudine delle persone ed i ritmi (frenetici) che scandiscono le giornate, e soprattutto, le notti americane. Così, se Bickle, dall'alto dei suoi principi moralizzatori finiva comunque per funzionare come principio ordinatore di una società caotica e corrotta, il rapinatore interpretato da Pattison ne diventa al contrario il detonatore pronto a farla esplodere. Movimentata dai sintetizzatori di Oneohtrix Point Never e sporcata dalle luci psichedeliche di Sean Price Williams la New York dei fratelli Safdie  è una gabbia fisica e mentale che bracca i personaggi, colorandone i corpi e le facce con le colpe dei suoi peccati peggiori. Senza un attimo di tregua, “Good Time” arriva alla fine consegnando allo spettatore uno dei film più belli della stagione e un Robert Pattinson al meglio delle sue possibilità. 
Carlo Cerofolini

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