40 sono i nuovi 20
di Hallie Meyers-Shyer
con Reese Witherspoon, Michael Sheen, Candice Bergen, Nat Wolff, Pico Alexander
USA, 2017
genere, commedia
durata, 96'
Tutta colpa di Judd Apatow! Da quando, nel 2005, il regista di “40 anni vergine” ha fatto irruzione nel mondo del cinema con le sue smargiassate intrise di irriverente goliardia è successo che il romanticismo e i suoi derivati sia stati messo al bando, trasformando la commedia in un genere di, e, per, soli bamboccioni. E’ dunque per per il suo essere l’eccezione alla regola di cui abbiamo appena detto che un film come “Home Again”, (tradotto in italiano dal più arzigogolato “40 sono i nuovi 20”) acquista l’importanza che in altri momenti non avrebbe mai avuto. Il merito della quale spetta innanzitutto a Hallie Meyers-Shyer capace di ristabilire le vecchie usanze e quindi di rappresentare i rapporti tra uomo e donna, secondo i parametri di un galateo fatto di educazione e buone maniere. Regola che “Home Again - attraverso il personaggio di Alice, interpretata dall’ottima Reese Witherspoon -, applica sia quando si tratta di mettere in piedi la liaison tra la quarantenne fresca di divorzio e il suo - molto più - giovane cavaliere, sia quando a essere raccontata sono le conseguenze della decisione di Alice, convinta dalla madre (Candice Bergen) ad ospitare l’amante e i suoi amici, venuti a Los Angeles per cercare di farsi produrre il loro primo film. Se poi aggiungiamo che anche il ritorno di fiamma dell’ex marito (Michael Sheen), deciso a riconquistare l’attenzione di moglie e figlie, si trasforma in una rimpatriata all’insegna del tempo che passa, si capisce che l’intento della Meyer sia innanzitutto quello di celebrare i valori più tradizionali dell’America, a cominciare da quelli dell’istituto famigliare. Propensi a no ad accettare questa piccola “restaurazione” bisogna dire che “40 sono i nuovi 20” porta avanti il proprio discorso in maniera intelligente, trovando la misura che le permette di inglobare il nuovo (costituito dalla dinamiche della famiglia allargata che fa capo ad Alice) all’interno del vecchio con un equilibrio che non lascia spazio ad eccessi. Un metro, quello della normalità, che la bravura della Witherspoon contribuisce a far diventare il vero pregio del film.
Carlo Cerofolini
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