Una questione privata
di Paolo Taviani
con Luca Marinelli, Valentina Bellè, Lorenzo Richelmy
Italia, 2017
Non è la prima volta che i fratelli Taviani si ispirano a un'opera letteraria, ma "Una questione privata", tratto dall'omonimo romanzo di Beppe Fenoglio, si colora di una spregiudicatezza che non passa inosservata. Se la storia del triangolo sentimentale che vede due amici innamorarsi della stessa ragazza ripropone una delle situazioni più classiche tanto nel cinema quanto nella letteratura, a fare la differenza nel libro dello scrittore piemontese è il fatto che lo scenario dove si svolge la vicenda è quello della resistenza partigiana impegnata a contrastare le azioni del regime fascista. Fino a qui nulla di male, se non fosse che, alla pari del testo scritto, pure in quello filmico succede che i fantasmi dell'amore abbiano un peso eguale se non superiore a quelli generati dalle conseguenze delle guerra. Invece di normalizzare il contesto, Paolo e Vittorio Taviani si adoperano per costruire un dispositivo in grado di aumentare il senso di straniamento insito nelle premesse del film, adottando una messinscena antinaturalistica e teatrale in cui tutto - a partire dalla nebbia che avvolge Milton e i suoi compagni per la maggior parte delle scene, per proseguire con la recitazione anaffettiva degli attori - rimanda a una dimensione più metafisica che reale. Di fronte a tanta modernità è davvero un peccato che a mancare sia la capacità di entrare in sintonia con lo spettatore, quasi sempre escluso dal tormento emotivo che scuote i personaggi.
Carlo Cerofolini
(pubblicata su ondacinema.it)
di Paolo Taviani
con Luca Marinelli, Valentina Bellè, Lorenzo Richelmy
Italia, 2017
genere, drammatico
durata, 84'
Non è la prima volta che i fratelli Taviani si ispirano a un'opera letteraria, ma "Una questione privata", tratto dall'omonimo romanzo di Beppe Fenoglio, si colora di una spregiudicatezza che non passa inosservata. Se la storia del triangolo sentimentale che vede due amici innamorarsi della stessa ragazza ripropone una delle situazioni più classiche tanto nel cinema quanto nella letteratura, a fare la differenza nel libro dello scrittore piemontese è il fatto che lo scenario dove si svolge la vicenda è quello della resistenza partigiana impegnata a contrastare le azioni del regime fascista. Fino a qui nulla di male, se non fosse che, alla pari del testo scritto, pure in quello filmico succede che i fantasmi dell'amore abbiano un peso eguale se non superiore a quelli generati dalle conseguenze delle guerra. Invece di normalizzare il contesto, Paolo e Vittorio Taviani si adoperano per costruire un dispositivo in grado di aumentare il senso di straniamento insito nelle premesse del film, adottando una messinscena antinaturalistica e teatrale in cui tutto - a partire dalla nebbia che avvolge Milton e i suoi compagni per la maggior parte delle scene, per proseguire con la recitazione anaffettiva degli attori - rimanda a una dimensione più metafisica che reale. Di fronte a tanta modernità è davvero un peccato che a mancare sia la capacità di entrare in sintonia con lo spettatore, quasi sempre escluso dal tormento emotivo che scuote i personaggi.
Carlo Cerofolini
(pubblicata su ondacinema.it)
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