sabato 7 maggio 2016

STONEWALL

Stonewall
di Roland Emmerich

con Jeremy Irvine, Johnny Beauchamp, Joey King
USA, 2015
genere: drammatico
durata: 129'



Nel 1969 Danny Winters è un liceale dell'Indiana all'ultimo anno. Sogna di andare alla Columbia University e coltiva un amore impossibile per il suo amico Joe. Quando la sua omosessualità viene scoperta, il padre lo ripudia e a Danny non resta che partire per New York, per cercare di cavarsela da solo. Qui troverà una nuova famiglia: ragazzini homeless, travestiti, e in particolare  Ray, che s'innamora di lui anche se non corrisposto. È una comunità che si dà appuntamento al Stonewall Inn, un gay bar gestito dalla mafia, parzialmente tollerato da un gruppo di poliziotti corrotti, che non si esime però dal menare a sangue durante le retate. La notte della morte di Judy Garland il clima è emotivamente caldo e i tempi sono maturi perché gli abitanti di Christopher Street comincino a rivendicare i propri diritti. È l'inizio di una serie di violenti scontri con la polizia e la nascita del moderno movimento di liberazione gay.

"Stonewall", a suo modo, stupisce. Da Roland Emmerich, col soggetto della rivolta storica di una comunità di strada contro un potere oppressivo, ci si poteva aspettare una serie ripetuta di azioni, un'escalation un po' retorica, ma niente di tutto questo si avvera; inoltre, non era comunque semplice immaginare questo film pudico e sentimentale, che conduce il protagonista dal suo primo rifiuto di danzare al momento in cui diverrà prima ballerina.


Emmerich trasforma la Storia in una favola di formazione, in cui il bianco, rassicurante e ben educato Danny, lascia la propria casa e la propria famiglia perché costretto e finisce nel magico mondo dei ragazzi che si prostituiscono da quando erano bambini, occupano luride stanze di hotel e piangono la morte di Dorothy Gale come quella di una sorella. In loro, Danny trova degli amici, ma lui non è come loro e il regista lo sottolinea spesso. È da loro che parte la rivolta: non hanno nulla da perdere, e non credono nella costanza e nella pazienza delle organizzazioni ufficiali per i diritti degli omosessuali. "Stonewall" cita Milk e certa parte dell'immaginario fassbinderiano, ma sono riferimenti che si consumano a livello di superficie, di costumi e di trucco, perché non è sul fronte prettamente filmico e nemmeno su quello emotivo che il film di Emmerich si può dire interessante, ma su quello dell'episodio storico, romanzato e colorato dal cinema.
Riccardo Supino

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