Articolo a cura di Giovanni Calgaro
La nuova IP targata Bioware, trapelata nel corso dell'E3 2014 e successivamente conosciuta come Anthem, negli ultimi mesi sta facendo parlare molto di sé.
D'altronde, il 22 febbraio è dietro l'angolo. Una data che, peraltro, rimarrà negli annali videoludici per il record di giochi usciti nello stesso giorno, e per la conseguente, insostenibile spesa affrontata dai videogiocatori di tutto il mondo. In occasione della fiera losangelina di qualche mese fa il team di sviluppo è tornato a parlare della propria creatura, svelando qualche particolare in più e mostrando uno scampolo di gameplay più approfondito ma evitando, ancora una volta, di scostare il velo di mistero che ammanta (prima d'ogni altra cosa) il comparto narrativo. La stessa strategia è stata adottata per la Gamescom.
Anthem, anche dopo l'evento tedesco, resta quindi al centro del dibattito. Le opinioni sono contrastanti. C'è chi lo attende con una smodata trepidazione, e chi rimane di diverso avviso, riponendo ben poca fiducia nel nuovo, colossale progetto di Bioware ed EA. I dubbi e le domande sono, sostanzialmente, sempre le stesse: riuscirà l'IP, interessante sulla carta, a proporre qualcosa di realmente nuovo dopo Destiny? Le attività end game avranno la forza di reggere sul lungo periodo? Il mondo di Anthem sarà vuoto e statico o, al contrario, piacevole da esplorare e pieno di attività capaci di tenere i giocatori impegnati? Come sarà il sistema di progressione e di looting? Tutte domande (a cui si accodano, poi, molte altre) che nel momento attuale non hanno ancora trovato una risposta.
A Colonia, in attesa che arrivi il momento di sciogliere finalmente tutte le riserve del caso, abbiamo avuto l'opportunità di testare il titolo con mano. E la missione in cui ci siamo gettati a capofitto è la stessa presente nel gameplay trailer visto a Los Angeles. Ecco come è andata la nostra incursione nel mondo di Anthem.
A zonzo con i Javellin
Come da copione la prova inizia nello Strider, circondati da personaggi che ci sono ormai familiari. Il mastodontico veicolo rappresenta non solo un rifugio sicuro da cui proteggersi dalle mortali insidie del mondo esterno, ma anche una base da cui far partire le nostre sortite nel selvaggio mondo di Anthem. Il colossale quadrupede meccanizzato rappresenta, insomma, l'hub principale dedicato alle spedizioni nelle terre esterne. Sappiamo, dai precedenti appuntamenti, che ci sarà anche la città-fortezza chiamata Tarsis, ma la nostra prova, come detto, non ci ha permesso di andare oltre le attività strettamente previste.
Queste, però, ci hanno almeno dato occasione di saggiare il gameplay e alcune caratteristiche riguardanti i Javelin, come la rigenerazione automatica della salute (argomento ancora dibattuto, stando a quanto ci hanno detto i ragazzi del team di sviluppo) e la gestione degli scudi.
Sotto questo profilo, l'idea degli sviluppatori sembra essere improntata sulla differenziazione tra le varie classi. Ad esempio il Colosso non gode di uno scudo di energia ma compensa con una corazza estremamente resistente e uno scudo balistico che lo protegge dai colpi frontali. Invece, per quanto riguarda il Javelin di classe Ranger, quest'ultimo godrà di uno scudo di energia che si ripristinerà nel corso del tempo. Ad ogni modo, una volta entrati nella nostra esotuta, siamo usciti dal veicolo per procedere con la missione. All'esterno, assieme ad altri tre compagni, abbiamo iniziato a prendere confidenza con il tipo di Javelin (nel nostro caso uno di classe Ranger, DPS agile dall'elevata utility) e con la mappatura dei comandi.
Prima di tutto abbiamo testato la fluidità nei movimenti del nostro alter ego digitale. Le meccaniche relative al volo, funzione assolutamente fondamentale per spostarsi attraverso le sconfinate distanze che il mondo di Anthem sembra voler proporci, l'hanno fatta ovviamente da padrone.
Dopo qualche giro di riscaldamento in cui abbiamo provato a fondo la libertà di movimento, la responsività del sistema di controllo e le combinazioni di tasti che consentono evoluzioni più articolate rispetto a quelle base, siamo partiti alla volta del nostro obbiettivo.
La spedizione scelta, come vi abbiamo detto, è stata tratta direttamente da una delle attività secondarie intraviste sulla porzione di mappa resa nota al pubblico sino a questo momento. Questa presenta un nuovo tipo di fazione ostile: i metamorfici, aberrazioni senzienti il cui scopo sembra esser quello di recuperare la tecnologia dei Creatori per piegarla al loro volere e produrre nuove, potentissimi armi.
Se ricordate, i Creatori sono una civiltà tecnologicamente avanzata, ormai scomparsa da eoni, che si è lasciata alle spalle una tecnologia sconosciuta agli uomini ma ancora pienamente attiva, in grado di plasmare quel mondo selvaggio che stiamo per accingerci a esplorare.
Dungeons & Strongholds
L'obiettivo, dunque, ci è noto: raggiungere l'antro dei metamorfici e fermarli prima che attivino una potente reliquia dei Creatori. Attivati i razzi del Javelin e spiccato il volo ci siamo trovati ad attraversare, senza limitazioni di sorta, un mondo affascinante e mortale. Sotto questo profilo, l'impatto visivo è di quelli assolutamente esplosivi: il mondo appare vivo e vibrante, impreziosito da minuziosi dettagli e sostenuto da una solida performance dell'engine grafico.
Avremmo sicuramente passato ancora un bel po' di tempo ad ammirare il panorama, oppure a cercare qualche world boss (ricordate il colosso che si intravedeva nel video?) per tentare di abbatterlo e recuperare un po' di bottino di alto livello. Questo è un indicatore che la dice lunga su quanto il mondo di Anthem possa essere attraente e calamitare l'attenzione del giocatore. Siamo però stati richiamati ai nostri doveri, perché c'era una missione da portare a termine. Assieme agli altri tre compagni abbiamo proseguito verso l'entrata della caverna in cui i metamorfici stavano cercando di attivare la reliquia. Questa è stata anche la prima occasione vera e propria in cui siamo riusciti a testare le abilità del Javelin e, soprattutto, le dinamiche di gioco cooperative. Per ciò che concerne l'esotuta, i controlli non si distanziano da un qualsiasi shooter in terza persona, con i dorsali del pad che vengono deputati all'utilizzo delle abilità specifiche di classe e delle mod che andremo a installare sul Javelin.
Riguardo, invece, alle meccaniche prettamente co-op (quattro giocatori con cuffie e microfono) abbiamo potuto godere di una sessione di gioco davvero divertente, in cui la comunicazione ha giocato un ruolo rilevante.
È stato possibile, ad esempio, scegliere assieme la tattica migliore con cui portare un attacco, spartirsi i bersagli e definire i compiti di ognuno. Questo rappresenta, in sostanza, il cuore pulsante della formula ludica messa in piedi da Bioware.
Un gruppo di amici affiatato può in potenza passare molto tempo alla ricerca del miglior loadout per assemblare la squadra perfetta. Sappiamo che ogni Javelin avrà accesso a diverse categorie di armi, con un sistema che andrà a sostituire la tradizionale suddivisione in classi e permetterà al giocatore di variare il proprio stile a seconda delle esigenze del momento, delle abilità sviluppate dal personaggio, dei gusti e, anche, della composizione della squadra con cui decideremo di partire.
Una volta concluso lo scontro con i metamorfici e fermata l'attivazione della reliquia, siamo passati alla fase successiva: l'ingresso nello Stronghold, ovvero la tana della regina degli aracnidi. Gli Stronghold, per chi non avesse seguito gli update sul titolo in questi mesi, non sono altro che labirintici dungeon che - pare - saranno sparsi per il mondo di gioco e saranno ricolmi di nemici, boss e ricompense. Il livello della regina degli aracnidi, in questo caso, ci è parso ispirato, pur nella sua riproposizione di un level design profilato su elementi stilistici assolutamente "classici" ma ancora, evidentemente, molto efficaci.
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