martedì 21 agosto 2018

LOCARNO 72 - M

M
di Yolande Zauberman
con Mehamen Lang
Francia, 2018
genere, documentario
durata, 105'

Il film di cui stiamo andando a parlare è di quelli che in un festival sono destinati a fare scandalo. Bravi sono stati dunque i selezionatori a non farsi spaventare dalla delicatezza, anche politica, del soggetto, a riprova che la libertà del Festival di Locarno, di cui si parlava in sede di presentazione, è tutt'altro che uno spot per lanciare il prodotto. "M" di Yolanda Zauberman è infatti il diario intimo di una vittima che torna sul luogo del delitto. Il famoso interprete di canti liturgici Menahem Lang riesce nell'impresa di farsi aprire le porte della città di Bnei Brak, la capitale mondiale degli Haredì, gli ebrei ultra-ortodossi, i "timorati di Dio" in ebraico, in cui egli stesso è nato e cresciuto. In partenza la difficoltà non consisteva solo nel filmare la vita privata dei riservati cittadini, ma il fatto di farlo allo scopo di metterne a nudo la versione meno piacevole e conosciuta. Lang infatti torna nella città natale per fare i conti con chi, quando era ragazzino, aveva approfittato di lui abusandone a più riprese. Ma non basta, poiché la ricerca personale e la volontà di affrontare i propri fantasmi prendendo il diavolo per le corna diventa in maniera spontanea una vera e propria terapia di gruppo alla quale partecipano i pochi audaci che, alla pari di Lang, hanno deciso di liberarsi del medesimo fardello, parlandone a cuore aperto davanti alla telecamera della regista. Se lo scandalo degli abusi sessuali commessi da esponenti del clero almeno da noi non è una novità, è altrettanto vero che a fare notizia è che se ne riesca a parlare in un contesto così riottoso ad aprirsi verso l'esterno.
Al cospetto di un'esperienza così drammatica e per certi versi indicibile il rischio per la Zauberman era quello di tralasciarne le ragioni per inseguire i vantaggi della scontata demonizzazione. Capita invece che pur soffrendo nel ricordo di quanto accaduto e portandone addosso ancora oggi i segni (e come lui gli altri suoi interlocutori) Lang si avvicini all'inferno con atteggiamento duplice: in questo è esplicativa la frase di Kafka che più o meno recita "porto con me il coltello per uccidere i miei nemici, lo porto per proteggerlo". Lo stesso fanno "M" e il suo protagonista. 

Carlo Ceofolini
(pubblicato su ondacinema.it)

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