Il ritorno di Mary Poppins
di Rob Marshall
con Emily Blunt, Lin-Manuel Miranda, Ben Wishaw
USA, 2018
genere, musical, sentimentale
durata, 130 minuti
A distanza di poco più di cinquant’anni ecco che torna sul grande schermo l’insuperabile tata Mary Poppins. A vestire i panni dell’imprevedibile e “stupendoso” personaggio in questa nuova versione è una molto efficace Emily Blunt. La storia riparte dalla fine degli avvenimenti del primo film. Stavolta il periodo è quello tra le due guerre e i piccoli protagonisti sono i figli di Michael Banks, il quale, insieme alla sorellina, aveva affrontato in prima persona tutte le avventure proposte loro da Mary Poppins quando entrambi erano in giovanissima età. Adesso l’uomo, vedovo da un anno, si trova a dover fare i conti con la banca che reclama la sua casa (appartenuta alla sua famiglia) e, intento a trovare tutta la documentazione che lo potrà salvare, non può dedicarsi completamente ai tre figli. Sembra, quindi, il momento perfetto perché Mary Poppins possa arrivare a casa Banks, in viale dei Ciliegi numero 17, direttamente dal cielo aggrappata al suo ombrello, proprio per dedicarsi a tempo pieno ai tre bambini.
La storia è un susseguirsi di avventure e disavventure, tutte peripezie in pieno stile “Mary Poppins”, intervallate da canti e balli ai quali prendono parte tutti i personaggi, nessuno escluso. Il tutto saggiamente condito da un tuffo nel cartone animato, come, del resto, era avvenuto anche in occasione del primo film.
Presentato come sequel dell’opera del 1964 con protagonista Julie Andrews, “Il ritorno di Mary Poppins” andrebbe forse, più giustamente, etichettato come un remake. Tralasciando per un attimo il fatto che, cronologicamente, si collochi dopo e che i protagonisti siano la generazione successiva a quella coinvolta nel primo lungometraggio, tutto quello che vediamo è un puro omaggio a quella che è diventata una delle storie più acclamate del cinema. Anche le canzoni stesse sembrano richiamare quelle di un tempo, sia per le parole che per la musica che per lo stile in generale. I personaggi altri non sono che dei richiami a quelli originali, dal cameo di Meryl Streep, che interpreta la cugina di Mary Poppins e che rimanda evidentemente al personaggio dello zio Albert, al lampionario Jack che sembra essere l’alter ego dello spazzacamino Bert.
Visto in questa chiave, cioè in quella di remake piuttosto che sequel, il film riesce nell’intento di creare una storia particolare e diversa che può essere apprezzata anche e soprattutto dai più giovani, ignari quasi completamente del primo film. Per i più nostalgici, invece, il nuovo film di Rob Marshall è un vero e proprio dialogo con quello di Robert Stevenson.
Chissà se anche in questo caso le melodie rimarranno impresse nella mente degli spettatori e saranno ancora cantate e ricordate per molti anni. La cosa certa è che Marshall merita un applauso per il coraggio di essersi cimentato in un compito tutt’altro che semplice che, però, è riuscito a portare a termine nel migliore dei modi, probabilmente dopo un’analisi accurata e approfondita del film originale, per il quale si può intuire nutre (e ha nutrito) grande interesse e amore, a giudicare dai continui, palesi e più nascosti omaggi che si susseguono all’interno della narrazione.
E un ultimo punto a favore è quello della scelta di inserire un cameo di Angela Lansbury (la nota “Signora in giallo”) che sembra quasi voler strizzare l’occhio al pubblico meno giovane in modo tale che possa apprezzare l’opera a tutto tondo.
Veronica Ranocchi
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