The Legend of Tarzan
di David Yates
con Alexander Skarsgård, Margot Robbie, Samuel L. Jackson
USA, 2016
genere: avventura
durata: 105'
Lord Greystoke vive a Londra, nell'elegante dimora di famiglia, con la moglie Jane. Quando il governo lo invita a tornare in Congo, rifiuta: Tarzan, dice, non c'è più. Il suo nome, ora, è John Clayton III. Saranno le pressioni dell'afroamericano George Washington Williams, deciso a provare la colpevolezza del Belgio in materia di schiavitù, e la richiesta di Jane a portarlo a un ripensamento. In Africa lo aspettano gli amici animali, ma anche vecchi e nuovi nemici.
Il Tarzan di Yates è pallido, quasi lugubre, ma all'occorrenza scattante e appassionato nel bacio sul collo. Sappiamo che gli abiti disposti su più strati che lui e Jane indossano quando facciamo la loro conoscenza sono destinati a ridursi quasi completamente, fino a un paio di pantaloncini strappati e poco più. Per attuare la trasformazione, il regista passa dal sentiero recentemente battuto dal "Libro della Giungla", per approdare al superhero-movie. Procede dunque a rovescio "The Legend of Tarzan", non verso la civilizzazione dell'enfant sauvage cresciuto dalle scimmie ma verso un ritorno alla natura, intesa come luogo di lealtà, di lotta senza trucchi, di fecondità. Il film, che diverte e intrattiene, soffre, però, di alcuni difetti visibili in superficie, tra i quali una computer grafica non eccellente e un'attenzione quasi maniacale a non oltrepassare i confini del politicamente corretto, da cui la tematica anticolonialista e il radicamento nella verità storica dello scontro tra l'ex soldato della Guerra Civile G.W. Williams e Leopoldo II re del Belgio.
Sul fondo del film, però, è percepibile anche , però, una commedia, costituita soprattutto dal ritorno al primigenio carattere americanissimo del personaggio di E. R. Burroughs, concepito già in chiave pop, a metà tra il mito del Far West e quello di Superman, tra fumetto ecologista e impavido sprezzo del ridicolo.
Riccardo Supino
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