martedì 12 marzo 2019

I VILLEGGIANTI


I villeggianti
di Valeria Bruni Tedeschi
con Valeria Bruni Tedeschi, Riccardo Scamarcio, Valeria Golino, Pierre Arditi
Francia, Italia, 2018
genere, drammatico
durata, 125'


Era solo la scorsa primavera quando nel corso di una masterclass da lei tenuta nell’ambito del Festival del nuovo cinema francese, Valeria Bruni Tedeschi annunciava di aver appena finito la sua quarta regia di un film di finzione. Reticente sullo svolgersi della trama aveva però detto che si trattava ancora una volta di un progetto in cui era riuscita a riunire sullo stesso set parenti, amici e colleghi di lavoro. Con lo charme di chi sembra essere capitata quasi per caso davanti al microfono e che dopo tanti anni continua a meravigliarsi  di essere in qualche modo al centro dell'attenzione la Bruni Tedeschi pur con tutta la modestia del caso ebbe modo di dichiarare la sua ammirazione nei confronti di Woody Allen al cui cinema asserì di aver sempre guardato nel momento in cui si è trattato di passare dietro alla macchina da presa.

Abbiamo ricordato questo episodio perché ci pare indicativo per risalire alla radice di un lavoro come quello effettuato dalla regista per "I villeggianti" interamente basato sul cortocircuito tra realtà e finzione. Per rendervi la misura di questa affermazione ci viene in soccorso la sequenza del film in cui in cui la Bruni Tedeschi nella parte di se stessa confessa alla sorella (Carla), interpretata da Valeria Golino, di essere stata lasciata dal compagno nel frattempo innamoratosi di una donna più giovane di lei. Ora, considerando che le due donne si riferiscono a Louis Garrel, per molti anni compagno della regista e padre della figlia adottiva anche facente parte del cast, e che lo stesso è interpretato da Riccardo Scamarcio, ex della Golino, capite bene quante e quali implicazioni, alcune reali, altre di fantasia, porti con sé una sequenza di questo tipo. Detto che il film è pieno di sequenze di pari tenore, ciò che interessa è mettere in evidenza uno dei punti centrali della poetica della Bruni Tedeschi, probabilmente quello da cui parte e su cui si regge tutto il resto. Stiamo parlando della scoperta coincidenza tra la propria biografia e quelle dei personaggi che partecipano alle sue storie, le quali, come avviene anche in questo caso, fanno riferimento ad avvenimenti appena successi. Così, se nel precedente "Un castello in Italia", datato 2013, a essere romanzata era la parabola esistenziale del fratello Ludovico, questa volta al centro della questione ci sono le vicissitudini e le discussioni relative alla realizzazione di quel film, "congestionata" come si conviene dai tanti micro filoni narrativi che ci permettono di conoscere un po' più da vicino le esistenze dei personaggi che ruotano attorno alla nevrotica protagonista.

Monotematica nell’argomentazione, la commedia umana di Valeria Bruni Tedeschi, pur con risultati complessivamente piacevoli, aveva già mostrato degli scricchiolii soprattuto per il bisogno di trovare qualche espediente narrativo capace di variare la scontentezza del copione. La regista deve essere stata la prima ad essersene accorta se è vero che "I villeggianti" si dimostra per certi versi il più ambizioso tra i lavori della regista perché, accanto ai motivi della vita privata costituita dal rapporto d'odio e amore tra i vari componenti della famiglia, la pellicola presenta una serie di intermezzi in cui i personaggi, cantando e ballando, trovano il modo di salire sul palco ed esibirsi davanti alla mdp. E, ancora, trovano il modo di dare sfogo all'eccentricità dei propri caratteri combinandone di tutti i colori. Non essendo Allen ma volendolo imitare la regista mescola toni (tragicomici ma anche surreali), inanella citazioni (Ingmar Bergman su tutti), accentua l'antinaturalismo della recitazione dando l’impressione che il passare dei minuti le faccia perdere il controllo delle singole parti e, quindi, di non trovare più l’equilibrio necessario a frenare l'istrionismo dei personaggi. Il risultato trasforma l'iniziale spontaneità  del gruppo in un'artificialità che suona spesso ripetitiva, superflua ai fini della definizione della storia. Passato fuori concorso alla 72esima Mostra del cinema di Venezia "I villeggianti" arriva nelle nostre sale con aspettative tutte da verificare.
Carlo Cerofolini
(pubblicato su ondacinema.t)

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