giovedì 14 marzo 2019

C’È TEMPO



C’è tempo
di Walter Veltroni
con Stefano Fresi, Simona Molinari, Giovanni Fuoco
Italia, 2019
genere, commedia
durata, 107’


Walter Veltroni esordisce alla regia di un film di finzione, dopo una serie di documentari, e lo fa con un film fin troppo “buono”. “C’è tempo” è la storia di Stefano, un osservatore di arcobaleni quarantenne che sembra vivere una vita a lui troppo stretta. Oltre all’osservazione degli arcobaleni, è anche il guardiano di uno specchio che riflette i raggi solari illuminando il paesino di Viganella che, altrimenti, sarebbe perennemente al buio, dove lui vive insieme alla moglie. Ma tutto è destinato a cambiare dopo l’incontro con un notaio che lo mette al corrente dell’esistenza di Giovanni, tredicenne figlio del padre di Stefano, quest’ultimo morto in un incidente insieme alla nuova moglie. L’osservatore di arcobaleni, “allergico” ai bambini, si troverà, quindi, a vestire i panni del fratello maggiore e, proprio grazie a Giovanni, capirà che quella che ha vissuto fino a quel momento non era la vita che avrebbe voluto. Sono tante le avventure che i due fratelli compiono insieme, tra un battibecco e un altro (perché non andranno subito d’accordo), ma sarà soprattutto l’incontro con Simona, una cantante in tour, e con la figlia tredicenne di quest’ultima, che aiuterà i due protagonisti a legare ancora di più.

Nonostante le premesse il film non riesce, però, a decollare completamente perché sembra quasi “perdersi” al suo interno. Fin da subito si capisce chiaramente dove si andrà a parare e quali saranno le sorti dei vari personaggi. Anche perché le rare volte nelle quali il film sembra uscire dai binari viene bruscamente ricollocato nella sua posizione originaria: quando la situazione sembra andare in una direzione diversa da quella che ci si aspetterebbe la narrazione subisce una brusca frenata per permettere di rientrare in carreggiata e proseguire seguendo il filone “buonista”. Molto grande è l’interesse di Veltroni per il cinema che ben si percepisce nella sua opera e che vuol cercare di trasmettere anche allo spettatore con continue (e fin troppo presenti) citazioni. Da apprezzare il parallelismo con “I quattrocento colpi” di Truffaut, anche se poteva essere più “velato” (da applausi il cameo di Jean-Pierre Léaud).

Nel complesso il film risulta un buon prodotto con una fotografia interessante e con un valido attore protagonista. Purtroppo, però, al di là del fin troppo ostentato citazionismo, ci sono anche delle scelte non così apprezzabili, come, ad esempio, il balletto sul tavolo di Simona (Molinari) il cui intento rimane ignoto o l’incontro con i carabinieri e il dialogo immediatamente successivo, forse fin troppo stereotipato. Si potrebbe considerare quasi un road movie, dal momento che, di fatto, i due fratelli compiono un lungo viaggio tra l’Emilia Romagna e la Toscana a bordo della mitica Spider di Stefano. Forse un po’ troppo “pilotato”, “C’è tempo” sembra voler strizzare l’occhio a uno spettatore che non va al di là della semplice narrazione fine a se stessa.
Veronica Ranocchia


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