martedì 23 gennaio 2018

IL MIO FILM SENTIMENTALE: LUCIANO LIGABUE PARLA DI "MADE IN ITALY"



Nella veste di regista il ritorno al cinema di Luciano Ligabue è uno di quelle anteprime a cui non si può mancare. Se l’interno della sala dove si proietta“Made in Italy” è gremito in ogni ordine di posto, anche fuori l’assembramento non è da trascurare, con i fan del rocker emiliano pronti a salutare l’apparizione del loro beniamino. Accompagnato da Stefano Accorsi, Kasia Smutniak e dal resto degli attori che hanno preso parte al film, Ligabue sta al gioco con garbo, determinato a non lasciare spazio al divismo assegnatogli dallo status di star musicale. Pronto a scherzare sulle ragioni che lo hanno tenuto lontano dal set per cosi tanti anni “Telefonavo ai produttori per proporgli un nuovo film ma il telefono squillava sempre a vuoto” Ligabue parla della paura di cambiare del suo protagonista ma assicura che il movimento è l’unica costante della vita. “Rico (Accorsi) e Sara (Smutniak) vivono in una realtà consolidata fino a quando non emerge la necessità di cambiare lo sguardo  sul mondo. La crisi della loro vita di coppia altro non è che il percorso necessario a mettere in atto la trasformazione”. 


Sul mestiere di regista non ha dubbi “ Fare film è faticosissimo. Con la musica mi basta lasciare uscire le emozioni, mentre nel cinema devo elaborarle, farle passare prima dalla mente e poi dal cuore”, così come sulle ragioni che lo hanno riportato dietro la mdp “Essere un musicista fa si che possa dedicarmi al cinema solo se ho davvero una storia da raccontare. Quella di “Made in Italy” nasce come prosecuzione dell’omonimo concept album pubblicato nel 2016. Mi rendo conto che in tempi in cui la musica viene fruita velocemente un disco del genere è del tutto anacronistico ma sentivo la necessità di tornare su una canzone scritta in precedenza (Non ho che te) per raccontare di Rico che perdendo il lavoro rischia di smarrire la propria identità”. 

Se il nucleo narrativo del film si concentra sulla storia d’amore dei protagonisti  non mancano riferimenti alla contemporaneità italiana e ai problemi che l’ affliggono. “Ho cominciato a raccontare il mio sentimento verso il paese dieci anni fa con “Buona notte all’Italia” - dice Ligabue - mettendovi sempre un’amore che non viene meno nonostante i suoi molti difetti. Qui come altrove l’ho fatto attraverso uomini e donne che non hanno i miei stessi privilegi e la cui vita normale diventa improvvisamente straordinaria ”. L’interesse verso le persone che di solito non vengono raccontate perché troppo brave e oneste per risultare interessanti è frutto di un’esperienza diretta: “Le conosco bene perché sono gli amici della mia infanzia che continuo a frequentare e che mi dicono spesso che essere bravi in Italia non paga”. Per questa ragione il regista definisce “Made in Italy un film sentimentale, ispirato dai sentimenti e dagli stati d’animo delle persone che non urlano e fanno il loro dovere”.


Stefano Accorsi che nel film vediamo ballare e dimenarsi in un ambiente occupato da un gigantesca mortadella si dice privilegiato a lavorare con Ligabue. “Luciano si fida di quello che ti costruisci dentro, lascia spazio alle  tue emozioni. L’ho ritrovato in grande forma, capace di adattarsi senza problemi alle novità tecnologiche che nel frattempo hanno sostituito quelle utilizzate nel film precedente. Essere in un’opera pensata per così lungo tempo non è cosa da poco”. Chiude un altrettanto entusiasta Kasia Smutiak, alla sua prima esperienza con Ligabue: “Non sapevo cosa avrei trovato sul set però ascoltare il disco di Luciano mi ha chiarito il mondo in cui stavo. Questo mi ha permesso di corrispondere al personaggio che Luciano voleva che fossi”.
Carlo Cerofolini

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