Gli sdraiati
di Francesca Archibugi
con Claudio Bisio, Gaddo Bacchini, Cochi Ponzoni
Italia, 2017
genere, commedia
durata, 103’
Il libro di Michele Serra non era uno sguardo sprezzante e semplicistico su una generazione vista dall'alto di un pigro imborghesimento, al contrario era un figlio che parlava con sincerità un po' spiazzante e un po' commovente dell'essere padre, del senso di impotenza e di inadeguatezza di fronte al ruolo paterno di una generazione che ha lottato contro i propri genitori, contro le loro regole, ma anche contro il loro mondo. Senza sapere, però, sostituirle con altre altrettanto valide, nell'illusione che la pedagogia democratica fatta di dialogo e psicologi potesse sostituire in tutto e per tutto l'autorità e qualche sberla ben assestata al momento giusto, e lasciando in eredità ai figli un mondo complicato e privo di riferimenti, che i ragazzi affrontano come meglio possono.
Era, insomma, non un atto d'accusa, ma una sorta di ironica e leggera autoanalisi da parte di chi si trova di fronte a quella soglia sempre un po' inquietante che, superata, farà abbandonare per sempre l'illusione della giovinezza eterna e addentrare nell'irto bosco della vecchiaia.
Chiunque abbia letto il libro, avrà capito, forse, che per Francesca Archibugi e il suo co-sceneggiatore Francesco Piccolo non sarebbe stato affatto facile tradurre tutto questo in immagini, in una storia tradizionale; tanto più che quello di Serra è un volumetto di poco più di cento pagine, scritto come una sorta di monologo interiore. Non sorprende, quindi, che "Gli sdraiati" al cinema si sia arricchito di personaggi, situazioni e punti di vista: senza per fortuna tradire mai quello del libro, che è rimasto centrale.
Insieme al personaggio del padre, diventato il giornalista televisivo Giorgio Selva, interpretato da Claudio Bisio, e quello del figlio "sdraiato" Tito, nel film della Archibugi ci sono allora una ex moglie, una ex amante e una, di amante, possibile e futura. Anche un ex suocero che è diventato un amico per Giorgio, ed è un nonno comprensivo e complice per Tito.
Ci sono poi gli amici di Tito, una comitiva legatissima e caotica, che rischia di disgregarsi quando Tito trova nella dark Alice qualcosa di più di una compagna di scuola.
Tanti personaggi, tante storie, tanti temi. Forse troppi. Forse la storyline della ex amante di Giorgio, pur funzionale a ragionamenti sulla paternità e sulla sincerità nella comunicazione, è tirata troppo per i capelli e con un epilogo vagamente mélo che si poteva evitare. Anche la vicenda dell'ex suocero Cochi Ponzoni, a tratti, appare leggermente superflua, mentre troppo poco spazio ha avuto quella della barista della RAI di Barbara Ronchi, molto brava e seducente, che sarebbe la possibile nuova compagna di Giorgio.
In mezzo a tutto questo, a queste piccole diluizioni non sempre riuscite, in mezzo a scelte di regia non sempre azzeccatissime, “Gli sdraiati” regala momenti di grande verità: sia quando a esserne protagonista è Bisio, e allora i temi e le questioni sono quelli di Serra, dei padri che non sanno che pesci pigliare, sospesi tra sensi di colpa e scatti d'ira, sia quando il ritratto è quello dell'adolescenza di Tito, fatta di spine tirate fuori a sproposito, di menefreghismo, ma anche di tanta fragilità e di tanto bisogno di affetto, di primi amori, di gelosie amicali, di equilibri di gruppo difficili da rispettare.
Nella storia di Tito, nella sua lotta contro la sua adolescenza e il resto del mondo, riemerge la Francesca Archibugi di “Mignon”, la sua capacità di lavorare con gli attori: ed è chiaro che, se c'è inevitabilmente lo zampino di Serra in quanto di buono e di vero c'è nel personaggio di Bisio, nei suoi turbamenti la regista e Piccolo danno il meglio di sè.
Riccardo Supino
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