My Name is Emily
di Simon Fitzmaurice.
con Evanna Lynch, George Webster
Irlanda, 2017
genere, drammatico
durata, 100'
La premessa è d’uopo e in quale modo centra con gli umori che emergono nel film diretto da Simon Fitzmaurice. My Name is Emily, infatti, non è solo il primo lungometraggio realizzato dal regista irlandese ma è anche l’ultimo da lui diretto, a causa della prematura e tragica scomparsa, avvenuta due anni dopo le riprese. Non è dunque un caso che il film sia pervaso da sentimenti di segno opposto, che vedono la protagonista divisa tra la voglia di mollare tutto, conseguente alla scomparsa della madre e alla successiva depressione del genitore, e un desiderio di riscatto che si traduce nella decisione di escogitare un piano per far fuggire il padre dall’istituto di igiene mentale dove l’uomo è ricoverato. Raccontato a parole e senza il supporto delle immagini My name is Emily potrebbe sembrare diverso da quello che è, tanto i contenuti, da soli, non consentono di apprezzare l’umorismo agrodolce e il contagioso non sense con i quali la stravagante ragazza e il compagno di scuola che ha deciso di aiutarla si mettono in viaggio verso la loro meta.
Adeguando le caratteristiche del paesaggio irlandese, pittoresco e bucolico quanto basta per rispecchiare la dimensione fuori dal comune nella quale si formano i pensieri di Emily – riportati nel film attraverso la voce fuori campo della ragazza – e, più in generale, da cui nascono le singolari reazioni messe in mostra dalla (strana) coppia durante il percorso di avvicinamento, My Name is Emily non casca nel tranello di considerare la malattia (del padre) e il dolore che essa provoca nell’esistenza di Emily (la brava Evanna Lynch) come scorciatoia per arrivare al cuore dello spettatore. Al contrario, facendo della figura paterna una presenza fantasmatica, fissata sullo sfondo di ricordi che alimentano gli slanci poetici con cui la ragazza riesce a sublimare l’assenza dell’uomo, il film di Fitzmaurice non dimentica i suoi generosi protagonisti, regalando loro una storia d’amore che sembra uscita da un libro della favole.
Carlo Cerofolini
(pubblicata su taxidrivers.it)
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