Borg McEnroe
di Janus Metz
con Sverrir Gudnason, Shia Lebouf
Svezia, Danimarca, Finlandia
genere, drammatico, biografico
durata, 100'
Le finali di Wimbledon sono tutte importanti, ma quella giocata da Bjorn Borg e John McEnroe nel 1980 assunse fin da subito un significato particolare non solo perché metteva di fronte nel palcoscenico più importante due stili di gioco agli antipodi, con lo svedese padrone della linea di fondo e l'americano artista dei colpi giocati sottorete, ma soprattutto in ragione di personalità che non potevano essere più distanti. Ed è proprio lo scarto caratteriale tra i due tennisti e il paragone tra la compostezza del primo e le intemperanze del secondo a creare la cornice drammatica all'interno della quale il regista Janus Metz racconta il percorso tennistico e privato che porta i due campioni a ritrovarsi di fronte nel giorno della finale. Raccontato al presente ma corredato da una corposa presenza di flashback volti a ricostruire la biografia dei protagonisti, "Borg McEnroe" fa dimenticare il suo pedigree sportivo in virtù di un impianto drammaturgico che trasforma il tennis nel mezzo con il quale esplorare il limite che separa il successo dal fallimento. Detto questo, "Borg McEnroe" non tradisce le aspettative degli appassionati del genere in questione, contribuendo ad arricchire la lista dei lungometraggi a tema sportivo con riprese capaci di documentare il gesto tennistico come mai fino ad ora si era visto sul grande schermo. Senza contare che Sverrir Gudnason nella parte dell'orso scandinavo e Shia Lebouf in quella del moccioso newyorkese soddisfano al meglio le qualità mimetiche del biopic contemporaneo. Consigliato anche ai non praticanti.
Carlo Cerofolini
(pubblicato su ondacinema.it)
di Janus Metz
con Sverrir Gudnason, Shia Lebouf
Svezia, Danimarca, Finlandia
genere, drammatico, biografico
durata, 100'
Le finali di Wimbledon sono tutte importanti, ma quella giocata da Bjorn Borg e John McEnroe nel 1980 assunse fin da subito un significato particolare non solo perché metteva di fronte nel palcoscenico più importante due stili di gioco agli antipodi, con lo svedese padrone della linea di fondo e l'americano artista dei colpi giocati sottorete, ma soprattutto in ragione di personalità che non potevano essere più distanti. Ed è proprio lo scarto caratteriale tra i due tennisti e il paragone tra la compostezza del primo e le intemperanze del secondo a creare la cornice drammatica all'interno della quale il regista Janus Metz racconta il percorso tennistico e privato che porta i due campioni a ritrovarsi di fronte nel giorno della finale. Raccontato al presente ma corredato da una corposa presenza di flashback volti a ricostruire la biografia dei protagonisti, "Borg McEnroe" fa dimenticare il suo pedigree sportivo in virtù di un impianto drammaturgico che trasforma il tennis nel mezzo con il quale esplorare il limite che separa il successo dal fallimento. Detto questo, "Borg McEnroe" non tradisce le aspettative degli appassionati del genere in questione, contribuendo ad arricchire la lista dei lungometraggi a tema sportivo con riprese capaci di documentare il gesto tennistico come mai fino ad ora si era visto sul grande schermo. Senza contare che Sverrir Gudnason nella parte dell'orso scandinavo e Shia Lebouf in quella del moccioso newyorkese soddisfano al meglio le qualità mimetiche del biopic contemporaneo. Consigliato anche ai non praticanti.
Carlo Cerofolini
(pubblicato su ondacinema.it)
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