mercoledì 31 maggio 2017

IL RAPIMENTO DI MICHEL HOUELLEBECQ

Il rapimento di Michel Houellebecq - "L'enlèvement de Michel Houellebecq"
di, Guillaume.Nicloux
con: Michel Houellebecq, Mathieu Nicourt, Maxime Lefrançois,
Francia, 2014
genere, commedia 
durata, 93'


Non sfuggiremo a una ridefinizione delle condizioni della conoscenza, della nozione stessa di realtà; bisognerebbe prenderne coscienza fin d'ora su un piano affettivo. A ogni modo, finché resteremo in una visione meccanicistica e individualistica del mondo, moriremo. Affermazioni come questa identificano un uomo - meglio, ne circoscrivono e caratterizzano la visione del mondo - più di tante argute analisi. Quest'uomo è Michel Houellebecq, in primis poeta, romanziere e saggista, tra i pochi sulla ribalta contemporanea a mantenere saldo lo sguardo - nonostante il proclamato disgusto - sulle antinomie sciaguratamente paradossali e tragiche della tarda modernità.

Su un binario concorde si muove l'opera di Nicloux, nel caso curioso e stimolante esempio di poetica-al-lavoro, che trascina quasi senza colpo ferire, eppure con fresca immedesimazione, la coerenza interna dei generi (il pretesto scaturisce dall'esecuzione artigianale ma efficace d'un toposcriminale, il rapimento, qui ai danni d'un personaggio pubblico, con Houellebecq nei panni di sé stesso e risposta di finzione alla notizia diffusasi qualche anno fa inerente una sua strana sparizione) entro un territorio ibrido tra semi-documentarismo, improvvisazione (tutti i coinvolti sono attori non professionisti pronti a metterci del proprio al di là dei legami, già laschi, previsti dal testo di riferimento), parodia, citazione e divulgazione in pillole, che mano mano si trasforma, aprendo infine un varco verso la possibilità di erodere il filtro dellasovrapposizione cinematografica per consentire all'autenticità esemplare dell'individuo-isola Houellebecq di condividere scampoli d'una solitudine patita alle origini e col tempo testardamente organizzata, ossia posta sotto l'egida dell'urgenza espressiva e della necessità di sublimarla in uno stile ("Dipende dallo stile. Le parole da sole non funzionano"), nella forma d'un dialogo a più voci - patetico, serioso, ilare, anodino, distaccato, irrisolto - per quanto coartato dalla messinscena (verso cui comunque e spesso recalcitra, ricamando ironici fraintendimenti: "La mia biografia è tutta falsa !").


L'interazione con la famiglia allargata dei rapitori - che tenta di fare le cose perbene, con tanto di didascalia fotografica che riproduce il docile Michel con in grembo una prima pagina di Liberation che apre su Hollande abbinato a un suggestivo Dèsir d'avenir - nello spazio limitato d'una sgangherata dimora di campagna e nell'interpolazione di funzionali ovvietà (l'irrilevanza della routine metropolitana; le desolazioni koriniane; le nudità alla Courbet), consente a Nicloux, grazie a un morbido gioco di piani ravvicinati, di naturali alternanze del punto di vista - accorgimenti mimetici vieppiù esaltati dalla spontaneità della presa diretta - di far emergere, lentamente ma con chiarezza, dalla forzatura d'una narrazione per caratteri e tramagl'indizi di quell'umanesimo residuale e per certi aspetti struggente che l'opera del poeta nato alla Reunion non si stanca di evocare nel crudele e irreversibile prolasso di un'intera Civiltà. Ecco, allora, che ciò che all'inizio sembra solo una cattività bizzarra e dilettantesca, coi minuti, con l'avvicinarsi dei volti e dei gesti all'interrogazione discreta della mdp - Michel è sovente sorpreso in atteggiamento assorto o assente, l'eterna sigaretta a ciondolare tra medio e anulare, la ritrosa e quasi fanciullesca ricerca d'una tregua alcolica o carnale - si veste dei colori inediti per quanto tenui di una prossimità quasi paritaria per cui ci si può ritrovare a tavola, l'ostaggio ormai definitivamente liberato da bavaglio e manette, a conversare riguardo la predilezione di questo timido commensale per gli alessandrini ("Sono in un sistema liberale/Come un lupo in un terreno incolto/Mi adatto relativamente male/Cerco di non fare storie"); a stupirsi del suo stupore per l'ignoto che s'è preso cura di lui pagando il riscatto. O a riflettere sullo stato attuale della democrazia e sulle sorti dell'Europa, intervallando parentesi sulla scelta dei vini, ipotetici interessamenti per il body-building e le tecniche del corpo-a-corpo, e la promessa d'una poesia da dedicare all'anziana padrona di casa con l'augurio di rivedersi... 


Nell'imminenza reale e metaforica del crollo e della fine (tornano puntuali briciole dei rovelli di Michel sulla morte e sulle disposizioni per la sepoltura), nell'ostinato mutismo dei cieli vuoti, la disperata arrendevolezza di Houellebecq s'accorda così, senza troppi attriti, alla misura essenziale e nitida del Cinema di Nicloux, ampliando la persistenza dell'eco di quello slancio inutile ma irrinunciabile che ribadisce innanzitutto a sé stesso che la vita dovrebbe essere diversa, la vita dovrebbe essere un po' più viva.
TFK

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