giovedì 17 marzo 2016

BROOKLYN

Brooklyn
di James Crowley
con Saoirse Ronan, Emory Cohen, Domnhall Gleason, Jim Broadbent
USA, 2015
genere, drammatico
durata, 113


Nell’ultimo lavoro del regista Todd Haynes interpretato da Cate Blanchett e Rooney Mara c’è una scena che gli spettatori più attenti non possono aver dimenticato tanto è la sua importanza all’interno del film. Come avrete capito stiamo parlando di "Carol" e la sequenza a cui ci riferiamo è quella all’interno del grande magazzino che fa da sfondo al primo incontro tra le due protagoniste. Oltre a fornire il movente per il più classico dei colpi di fulmine la scelta dell’ambiente lavorativo permette al regista di tracciare un quadro abbastanza preciso della dimensione emotiva che si respirerà nel corso del film, caratterizzato da rapporti umani freddi e distaccati, sul tipo di quelli adoperati dal capo reparto nei confronti del personaggio interpretato dalla Mara e più in generale del mondo circostante rispetto alla relazione intessuta dalle due donne. Sebbene meno acclamato – anche se per la parte della protagonista  Saoirse Ronan è stata in lizza per l’Oscar come migliore attrice – "Brooklyn" del regista irlandese John Crowley oltre a condividere con "Carol"  le medesime coordinate spazio temporali – in entrambi i casi la storia è collocata nella New York del 1952 – ci introduce alla storia che stiamo per vedere con un passaggio del medesimo tenore di quello sopra descritto, con il personaggio femminile dietro il bancone delle vendite intenta a soddisfare le richieste delle clienti. Ancora una volta a definire il cuore della storia viene in aiuto un dettaglio certamente secondario ma non meno importante a fini della comprensione.


Succede infatti che a fronte delle difficoltà della giovane Eilis appena immigrata dall’Irlanda e alle prese con le nostalgia del luogo natio il film di Crowley risponda con una serie di figure secondarie – a cominciare con i datori di lavoro e continuando con affittuaria e coinquiline – pronte a fornire sostegno e consolazione alle ansie della ragazza. Uno scarto emotivo rispetto al modello offerto da Haynes a partire dal  quale Brooklyn costruisce una drammaturgia in cui  i dolori della giovane Eilis così come l’irrequietezza sentimentale che la porterà a mettere in discussione l’amore nei confronti di Tony vengono stemperati da una visione dell’esistenza speranzosa e positiva. Senza alcuna pretesa di ricostruzione epocale – peraltro impossibile per un produzione low budget come quella di "Brookyn"  -  Crowley orienta la mdp sui volti dei protagonisti lasciando allo sguardo degli attori il compito di far rivivere un tempo che non c’è più. In questo senso il biancore virginale del viso della Roonan riassume come meglio non si potrebbe l’innocenza e l'ingenuità che fanno da sfondo ai sentimenti raccontati nel film. 

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