Ghost stories
di Andy Nyman
con Andy Nyman, Paul Whitehouse, Alex Lawther
Gran Bretagna, 2017
genere, drammatico
durata, 98’
Il professor Philip Goodman in televisione è un investigatore del soprannaturale che ritiene possa essere sempre smascherato come una truffa tutto ciò che appare inspiegabile. Ha un mito di gioventù, un uomo che svolgeva la stessa attività, ma è scomparso da anni. Quando questi si mette in contatto con Philip, il professore vede il suo entusiasmo deluso nel trovare l'uomo non solo in disgrazia, ma pure convinto di aver sbagliato tutto. Affida a Philip tre casi per lui inspiegabili, sperando che sappia risolverli e gli dica di non aver gettato la sua vita. Il primo riguarda un guardiano notturno che ritiene di essersi imbattuto in un fantasma, il secondo un giovane che sostiene di aver incontrato una creatura demoniaca, il terzo è un uomo di successo la cui casa è infestata da poltergeist.
Costituito da più episodi racchiusi in un racconto cornice, “Ghost Stories” supera la propria struttura usando i singoli capitoli come parte di un puzzle destinato a ricomporsi in modo irresistibile.
Nasce dalla mente di Andy Nyman e Jeremy Dyson, il primo dei quali ne è anche protagonista: entrambi fanno parte della geniale troupe comica “The League of Gentlemen”, che ha avuto anche uno show su BBC dove non mancavano omaggi alla tradizione horror e gotica inglese. Prima di essere un film, “Ghost Stories” è stato una pièce teatrale che ha debuttato a Liverpool nel 2010, per poi arrivare a Londra, Toronto, Mosca, Sydney e altrove. Già ideata come una sorta di lettera d'amore per gli horror della Ealing incrociati al gusto più popolare della Hammer, trova ora sul grande schermo la sua forma più naturale. D'altra parte questa trasmigrazione porta con sé un rischio: se a teatro gli stereotipi del cinema funzionano come un omaggio, al cinema rischiano di tornare a essere stereotipi.
Girata nello Yorkshire, non manca di citare, in questa nuova versione, anche altre opere, estranee alla tradizione inglese, come “La casa” di Sam Raimi, con la soggettiva quasi ad altezza terreno di una presenza demoniaca in corsa in mezzo a un bosco nella notte. Il protagonista Andy Nyman ha familiarità con l'horror anche splatter: era stato, infatti, tra gli interpreti di “Dead Set” di Charlie Brooker, che gli dedicava una fine particolarmente cruenta.
Ognuno dei tre episodi ruota intorno a un diverso interprete, il primo è il meno famoso fuori dai confini inglesi, il gallese Paul Whitehouse molto amato in patria per una sketch comedy. Il secondo è Alex Lawther, lanciato da serie Tv come “Howard's End” e soprattutto “The End of the F***ing World”, mentre il terzo è il più celebre Martin Freeman, che ha recentemente partecipato al travolgente successo di “Black Panther”. Ognuno di loro detta il tono del proprio racconto, il primo con un accento marcato e la decadenza dell'età e dell'alcolismo; il secondo con la frenesia paranoica che già aveva sfoggiato nell'episodio di “Black Mirror” intitolato “Shut Up and Dance”, qui coniugata al terrore per il soprannaturale. È Freeman però a essere il più sinistro, perché la sua apparenza da uomo qualunque e molto ordinato rende il soprannaturale che lo circonda ancora più sorprendente e inquietante.
Nyman riserva per sé il pezzo forte del film, il finale in cui si riannodano i fili di un arazzo solo apparentemente sconclusionato, ed è qui che la regia ricorre a soluzioni semplici eppure originali che perforano letteralmente la percezione di realtà del cinema. “Ghost Stories” riesce, così, a essere più di un film a episodi o di un semplice pastiche, regalando, con gli ultimi colpi di scena, il piacere di un'opera compiuta, non senza una bella dose di autoironia.
Riccardo Supino
0 commenti:
Posta un commento