giovedì 1 giugno 2017

I FIGLI DELLA NOTTE

I figli della notte
di Andrea De Sica
con Vincenzo Crea, Ludovico Succio, Fabrizio Rongione
Italia, 2017
genere, drammatico
durata, 85'


Il primo film di Andrea De Sica sembra finire dove inizia quello realizzato dal collega Gregor Jordan che nel 2008 ha diretto “The Informer" ispirandosi all'omonimo libro di Brett Easton Ellis. Tra i possibili riferimenti quello dello scrittore statunitense ci pare pertinente per due motivi: in primo luogo perché "I figli della notte" sembra un prodotto più internazionale che italiano in virtù di scelte che vanno  dall' ambientazione, una volta tanto non metropolitana bensì alpestre, alle architetture geometriche e asettiche del collegio per rampolli facoltosi a cui all'inizio della storia viene destinato il giovane protagonista  e per finire, nello stile di riprese in cui le immagini vengono scolpite dagli effetti del sound designer. Secondariamente per la materia di cui tratta il film, il quale nel raccontare a mò di iniziazione l'andata e ritorno di un viaggio all'inferno si piazza nella discussione sui malesseri della gioventù contemporanea negandogli - alla maniera di certa cinematografia d'oltreoceano (da Korine a Clark) - le attenuanti solitamente derivate dalla presenza di uno sguardo buonista o paternalistico. Certo, per i giovani di De Sica l’amoralità non è una predisposizione naturale quanto piuttosto il risultato di un percorso in cui molto dipende dall’assenza di figure genitoriali (non a caso all’inizio del film e per tutto il corso della storia la madre del protagonista rimane senza volto e di lei sentiamo solo la voce) e, quando presenti, da padri e madri incapaci di entrare in empatia con la propria prole, ma la forza del regista è quella di non indulgere più tanto su questo versante e di concentrarsi sulle dinamiche che spingono Giulio (l’ottimo Vincenzo Crea, per la prima volta davanti alla mdp) a emulare Edo, sorta di Lucignolo di cui il ragazzo finirà per seguire le “gesta”, addentrandosi insieme a lui nei misteri del locale notturno frequentato segretamente dai due ragazzi. 

A suo agio con i canoni di genere, in special modo quando si tratta di visualizzare il deragliamento sensoriale che catapulta Giulio all’interno di un realtà dai confini sempre più labili, “I figli della notte” riesce a dipanare lo svolgersi del fatti secondo una drammaturgia che risulta coerente tanto alle psicologie dei personaggi quanto alla progressione narrativa, incollando alla sedia lo spettatore con un carico di pathos e di tensione che il film di De Sica riesce a tenere alti fino all’ultimo colpo di scena.  

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