Smetto quando voglio 2- Masterclass
di Sidney Sibilia
con Edoardo Leo, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo
Italia, 2017
genere: commedia
durata: 118'
La banda dei ricercatori è tornata: l'associazione a delinquere con il più alto tasso di cultura di sempre decide di ricostituirsi quando una poliziotta offre al capo, Pietro Zinni, uno sconto di pena e a tutto il gruppo la ripulitura della fedina penale, a patto che aiutino le forze dell'ordine a vincere la battaglia contro le smart drug. Così, questi laureati, costretti a campare di espedienti, in un'Italia incapace di valorizzare la loro cultura, vanno a recuperare un paio di cervelli in fuga e lavorano insieme per stanare i creatori delle nuove droghe fatte con molecole non ancora illegali. Pietro però non può rivelare nulla del suo nuovo incarico alla compagna Giulia, incinta del loro primo figlio, ed è costretto a inventare con lei bugie sempre più evidenti. Sydney Sibilia si riconferma un'anomalia assoluta nel panorama cinematografico italiano, anche nella volontà di trasformare il suo esordio di successo in una trilogia che, pur rispondendo a un'esigenza specificamente commerciale, intende mantenere una sua coerenza artistica. Se il cinema è un'industria di prototipi che ogni tanto si declina in franchising, è raro che il secondo film di una saga, breve o lunga che sia, si mantenga all'altezza del precedente. Sibilia, però, tiene ha girato due sequel contemporaneamente e ha proseguito sulla strada della sua particolare ispirazione artistica, che mescola commedia all'italiana, con "I soliti ignoti" come punto di riferimento, all'action comedy statunitense in stile Ocean's Eleven. Il tratto comune dei due modelli è la forte caratterizzazione dei personaggi; in "Smetto quando voglio - Masterclass" fa leva sia su quanto già sappiamo di ciascun componente della banda, sia sul nostro immaginario cinematografico a cavallo fra tradizione e importazione.
Il regista dimostra che si può avere fiducia nell'intelligenza degli spettatori, abituati dalle sitcom americane a gestire un fuoco di fila di battute sparate a raffica senza soffermarsi sull'effetto comico ottenuto, e prova che si può fare una commedia moderna rimanendo ancorati alla realtà di fondo, anche tragica come quella della disoccupazione italiana, senza dover per forza tracimare nel grottesco o nel surreale. Si può e si deve fornire allo spettatore una spiegazione, ancorché fantasiosa, delle apparenti incongruenze della trama, invece che ignorarle sperando nella clemenza o nella disattenzione di chi guarda. Una commedia riuscita è innanzitutto scritta bene, non solo a livello di gag e battute, ma anche di costruzione narrativa, e i personaggi non devono tradire la natura che è stata loro assegnata dal copione e dagli attori che li interpretano. Sibilia, con l'ottima Francesca Manieri già coautrice di "Veloce come il vento", e Luigi Di Capua, tiene saldo il timone della storia e la radica profondamente nella contemporaneità romana, facendo riferimento ad una città riconoscibile ma non scontata. Le new entry all'interno della banda - il napoletano Giampaolo Morelli in una parodia spassosa di Alessandro Siani e il siciliano Rosario Lisma, avvocato vaticanista - funzionano, perché allargano lo spettro romanocentrico del cast, e il palestrato Marco Bonini è opportunamente autoironico. Molto meno efficaci i personaggi interpretati da Greta, l'agente di polizia troppo giovane e inesperta, che conferisce l'incarico alla banda e Luigi Lo Cascio, la cui apparizione sorpresa nel film è purtroppo preannunciata da un trailer-spoiler che rivela alcune delle migliori gag del film. Davvero punitivo, infine, il ruolo di Giulia, che costringe Valeria Solarino a recitare su una nota sola, quella della moglie noiosa e ignorante. Nel complesso, "Smetto quando voglio - Masterclass" è un ottimo sequel, ricco di idee di cinema, anche se non sempre originali, con una sua cifra stilistica riconoscibile, un look acido e psichedelico adeguato al prodotto centrale della storia, pieno di gag visive, di inquadrature che strizzano l'occhio al fumetto e musiche che svolgono il ruolo di un commento, come quella di apertura che chiede: "Vuoi essere un leader o un gregario?" o sono evidentemente contrastanti con le situazioni, come le note del "Flauto magico" sull'incidente d'auto. Se "Masterclass" non ha l'effetto sorpresa del suo predecessore, è comunque strutturato sulla lunghezza come la buona serialità televisiva, che prevede linee narrative brevi ma anche sviluppi a distanza.
Riccardo Supino
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