sabato 25 febbraio 2017

DEAD MAN

Dead Man
di Jim Jarmusch
con Johnny Depp, Gary Farmer, Crispin Glover, Lance Henriksen, Michael Wincott, Eugene Byrd, John Hurt, Robert Mitchum, Iggy Pop, Gabriel Byrne, Jared Harris, Billy Bob Thornton, Alfred Molina
Usa, 1995
Genere, western, metafisico
Durata, 121’


William Blake (Johnny Depp) è un giovane orfano che, spesi gli ultimi risparmi, si reca a Machine nel West per un lavoro come contabile. Arrivato a destinazione, però, il lavoro è già stato assegnato a un altro e, dopo le sue proteste, malamente cacciato dal proprietario della fonderia John Dickinson (Robert Mitchum). Solo e senza soldi, viene aiutato da una giovane prostituta, ma viene coinvolto in una sparatoria dove uccide l’ex amante della donna (figlio di Dickinson), la donna muore e lui è colpito al petto. Inizia una fuga accompagnato da un indiano, Nessuno, che ha vissuto in Europa, che pensa sia l’incarnazione del poeta di cui porta il nome e vuole condurre verso il Grande Spirito. Inizia un viaggio metafisico, inseguito da tre bounty killer ingaggiati da Dickinson.
Jim Jarmusch con Dead Man mette in scena un on the road poeticoutilizzando un genere come il western, ormai in disuso, giocando sui stilemi e facendoli suoi. L’incipit, ad esempio, del viaggio sul treno che va verso laFrontiera, è non solo un movimento fisico, ma sociale, politico, poetico. In quella sequenza viene mostrato tutto: l’industrializzazione selvaggia che viaggia veloce, la violenza gratuita (i cacciatori che improvvisamente sparano dai finestrini verso i bisonti), il volto sperduto di Blake, uomo comune travolto dagli eventi che vittima sacrificale designata e inconsapevole va verso un destino già disegnato. Del resto, il macchinista, in un dialogo straniante, gli chiede se si ricorda della sua morte, della barca che scorre sulle acque del lago, preannunciando il finale e quasi come se il film sia un lungo flashback non dichiarato, non mostrato dal linguaggio cinematografico, ma solo dalla struttura narrativa che lo spettatore comprende appieno solo dopo la fine della visione.

William Blake diventa simbolo di una morte annunciata, di un’umanità già sconfitta: nel suo movimento, in realtà è un immobilismo di un individuo che alla fine è costretto a confrontarsi con una realtà moderna, è presentificato, senza futuro. Blake è un ricordo, un’icona del passato e il suo ricongiungimento con ilGrande Spirito è un tornare indietro, abbandonare l’oggi violento e cannibale (rappresentato da uno dei killer che insegue Blake, interpretato da un inquietanteLance Henriksen). Blake è un moderno Ulisse che affronta una serie di stazioni di sofferenza (e metamorfosi), un mostrare una passione verso la liberazione materiale e il ricongiungimento con la propria spiritualità perduta.


Jim Jarmusch con Dead Man abbandona (apparentemente) i suoi personaggi contemporanei che si muovono in ambienti urbani liminali per affrontare un discorso con un respiro ampio che parla di Storia (quella americana). Ma il volto di Depp potrebbe essere quello di un qualsiasi “eroe” del quotidiano dei suoi film e quindi molto moderno. Jarmusch sceglie una fotografia in bianco e nero, prediligendo i grigi, che danno un sapore di un vecchio album di fotografie, utilizzando la macchina da presa in modo molto più statico, con primi piani che si contrappongono a paesaggi in campo lungo, desolati, solitari. Paesaggi spogli dove i personaggi sono elementi estranei, di passaggio. Accompagnati dalla musica di Neil Young, una ripetizione di tema che dona forza alle immagini, incardinando la messa in quadro come una lunga sequenza senza fine.
Con Dead Man il regista dell’Ohio raggiunge uno dei punti più alti della sua arte cinematografica, raggiungendo un risultato epifanico e maturo di un percorso composto da una visione personale e unica del mondo e della vita. Un autorepostmoderno, dove alto e basso si ricongiungono in storie rarefatte, un cinema di idee e immagini riconoscibili. Un cineasta che interpreta l’anomia della società contemporanea con sguardo distaccato e leggero come i suoi personaggi.
Antonio Pettierre
“Omaggio a Jim Jarmusch”, Fondazione Cineteca Italiana, Spazio Oberdan, Sala Alda Merini a Milano rassegna dal 11 al 21 febbraio 2017.

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