venerdì 10 febbraio 2017

Ciao Amici " qui le mie impressioni su Nioh


Gli appassionati di Demon’s Souls, Dark Souls e Bloodborne si sentiranno sicuramente a casa per molti aspetti, giocando a Nioh. Ciò nonostante, però, non bisogna commettere l’errore di credere che tutte le meccaniche del gioco siano le stesse dei titoli sopracitati. Nioh è al cento per cento un soulslike, ma ha anche una sua personalità. E al di là di questo, presenta alcune piccole differenze che, se non afferrate subito, possono portarvi a interpretare nel modo sbagliato alcuni aspetti del gioco. Un esempio? La gestione della morte. In Dark Souls e negli altri soulslike sappiamo tutti come funziona. Si muore lasciando a terra le anime (o gli echi del sangue, o quello che sono) e si può tornare sul punto della morte per riprendersele.
Bene, in Nioh questa meccanica è simile, ma anche diversa. Gli Amrita (così si chiamano le “anime” del gioco Team Ninja) accumulati uccidendo nemici vengono custoditi dal nostro Spirito Guardiano. Quando moriamo, è lo Spirito Guardiano a rimanere al suolo, custodendo tutti gli Amrita nella sua tomba. Ripartendo dall’ultimo punto di respawn, quindi, possiamo andare a riprenderci il nostro Spirito Guardiano con tutti gli Amrita da esso custoditi. Se moriamo una seconda volta, quando NON abbiamo uno Spirito Guardiano con noi, perderemo sia gli Amrita lasciati a terra in precedenza, sia quelli che abbiamo accumulato nel tentativo di andare a riprenderceli. Lo Spirito Guardiano, inoltre, può anche essere richiamato dal Santuario, se volete, ad esempio nel caso in cui siete morti in un posto dove per il momento non avete intenzione di tornare: in questo caso perderete tutti gli Amrita da esso custoditi, ma ce l’avrete di nuovo subito a disposizione per godere dei suoi bonus.


Altro esempio di differenza con altri soulslike che può essere interpretata male per superficialità (“so già come funziona, è uguale in Dark Souls”, e invece no). Le cure. L’oggetto primario di cura, in Nioh, è l’Elisir. Ogni volta che pregate a un Santuario (l’equivalente di riposare a un falò in Dark Souls) verranno ripristinati tre Elisir nell’inventario del vostro personaggio (e di default nella prima posizione degli oggetti a uso rapido, gestibili con la croce direzionale). Questo numero è però incrementabile in due modi. In qualunque momento, accumulando più Elisir come drop dai nemici. Gli Elisir così ottenuti, non vengono però ripristinati al Santuario, una volta utilizzati.
In pratica, è importante distinguere tra due “categorie” di Elisir. Quelli ripristinabili dal Santuario e quelli accumulati nel gioco, come oggetti. Il Santuario ve ne darà sempre un minimo, che inizialmente è tre, ma può anche essere incrementato (ci arriviamo fra un attimo). Il gioco, ve ne può dare teoricamente infiniti (come drop dai nemici), che vengono trattati come consumabili qualunque. Quindi, dal minimo di tre, potete arrivare a un massimo di otto elisir trasportabili con voi, e tanti altri depositabili nella scorta degli oggetti. Gli elisir in eccesso rispetto agli otto consentiti finiscono automaticamente in deposito e, quando pregate a un Santuario, vengono da lì prelevati fino a farvi raggiungere di nuovo il massimo di otto (o finché ne avete).


Esempio. Partite con tre elisir, nel corso di una sessione di gioco ne accumulate altri dieci uccidendo nemici. Di questi dieci, cinque vi finiscono in saccoccia (che con i tre che avete di base fanno otto, il massimo che potete portare) e gli altri cinque vanno automaticamente in deposito. Poi continuate a giocare, affrontate un boss, usate tre elisir e morite. In questo momento avete quindi cinque elisir in tasca e cinque in deposito. Quando respawnate, avrete di nuovo otto elisir in tasca, perché tre vengono prelevati automaticamente dal deposito, nel quale ne rimangono due. Se consumate altri tre elisir e morite di nuovo, al prossimo respawn ne avrete un totale di sette. I cinque che vi erano rimasti in tasca, più i due prelevati dal deposito (a questo punto vuoto).
È un po’ come per le fiale del sangue di Bloodborne, con la differenza che qui al Santuario ne avrete comunque sempre almeno tre generati “gratuitamente”. Altra cosa importante, anche questo numero minimo di tre può essere incrementato, andando a scovare i piccoli Kodama sparsi per le mappe delle missioni principali. Il che ci porta al prossimo punto.


Raccogliete i Kodama!

Più che raccogliere, si tratta di scovarli e rimandarli al Santuario. I Kodama sono piccoli esserini verdi con in testa simpatici cappelli. Ogni missione ne ha una manciata da trovare, per lo più in posti nascosti, nel classico stile dei collezioabili dei videogiochi. Raccogliere i Kodama serve per ottenere una serie di bonus. Innanzitutto, incrementare il numero minimo di Elisir generati gratuitamente dal Santuario. In più, rendere disponibili una serie di benedizioni (raggiungibili sempre dal menu del santuario) che permettono di incrementare il numero di Amrita ottenuti dai nemici, aumentare le chance di ottenere oggetti, aumentare le chance di ottenere Elisir come drop e altre utilità di questo tipo. Si può scegliere una sola benedizione per volta e l’intensità della benedizione dipende dal numero di Kodama raccolti.



 Tutti i bonus offerti dai Kodama non sono relativi alla singola missione, ma neanche all’intero gioco. Sono relativi, invece, alla regione in cui sono stati trovati. Il mondo di Nioh è diviso in sei regioni, all’interno delle quali sono selezionabili le diverse missioni da giocare. Benedizioni e bonus agli Elisir dei Kodama sono esclusivi di ciascuna di queste sei regioni. Prendetevi del tempo, mentre giocate una missione principale, per cercare di raccogliere tutti i Kodama in essa contenuti. Se non ci riuscite al primo giro, ricordatevi che in Nioh è possibile rigiocare la stessa missione in qualunque momento, anche subito dopo averla finita, o anche dopo aver finito l’intero gioco.


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