Red Joan
di Trevor Nunn
con Judi Dench, Sophie Cookson, Stephen Campbell Moore
Gran Bretagna, 2018
genere, biografico, drammatico, thriller
durata, 110’
Judi Dench è la protagonista di “Red Joan” di Trevor Nunn. Joan Stanley è un’anziana signora che sta annaffiando le proprie piante in giardino quando all’improvviso arrivano due agenti dell’MI5 che la arrestano accusandola di spionaggio e tradimento.
Da un serrato interrogatorio alla donna vengono fuori una serie di segreti che la donna nascondeva da moltissimi anni, fin dalla giovane età. Ed è la costruzione del racconto che permette di comprendere perfettamente tutti questi intrighi e le accuse mosse alla donna. Il regista, infatti, alterna sapientemente il presente con il passato. Lo spettatore vede da una parte l’anziana Joan sottoposta a questo interrogatorio molto preciso con il figlio Nick al proprio fianco che dovrebbe supportarla, ma che non riesce a capacitarsi delle azioni compiute dalla madre, e dall’altra parte vede anche una giovane Joan che comincia ad affacciarsi nel mondo reale, inizialmente in punta di piedi. Una serie di incontri, più o meno fortuiti, la porteranno a prendere delle decisioni molto importanti, non soltanto per se stessa, ma anche per tutti coloro che la circondano tanto da farla dubitare e soffrire più volte.
Ispirato alla vera storia di Melita Norwood, un’agente segreta britannica che ha fornito al KGB segreti nucleari che conosceva grazie al suo impiego, il film si muove costantemente tra un passato pieno di insidie, intrighi, segreti, ma anche storie d’amore e un presente altrettanto spaventoso vista la sua probabile sorte.
Una Judi Dench che funziona, come sempre, benissimo nonostante sembri quasi apparire come la non protagonista della vicenda, visto e considerato l’ampio spazio che viene dato ai flashback. Sii ha la sensazione che i rimandi al presente servano solo per scandire temporalmente quello che è successo alla giovane Joan. Tante sequenze, una dopo l’altra, riescono a mettere insieme l’intera vita di una ragazza che, se all’inizio appare impacciata e riservata, risulta, poi, una persona tosta e difficile da piegare. Sequenze che assomigliano a dei capitoli (non a caso il film è tratto anche dal libro “La ragazza del KGB”) che suddividono e scansionano non solo temporalmente tutte le vicende, intervallate costantemente dal ritorno al presente. Un presente che appare quasi peggiore del passato stesso perché Joan si comincia a sentir mancare la terra da sotto i piedi: i due agenti la martellano insistentemente forzandola a ricordare dettagli di un passato che lei voleva archiviare e il figlio non le dà il supporto che lei sperava di avere.
Sicuramente un film già visto a livello di tematiche trattate e di struttura, ma comunque un punto di vista ulteriore per un periodo storico importante e un’ulteriore prova attoriale da sottolineare della Dench che, nonostante la poca presenza riesce a farsi sentire e a trasmettere tutto ciò che è possibile con il solo sguardo.
Veronica Ranocchi
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