venerdì 31 maggio 2019

E3 2019 - FROM SOFTWARE - L'ATTESO PROJECT RUNE SARÀ UN DARK FANTASY ( #DARKSOULS4? )





E3 2019 si intensificano anche le voci riguardanti il presunto nuovo progetto di From Software, per ora noto all'interno della community videoludica come Project Rune.
Numerose sono le voci di corridoio che vedono protagonista questo misterioso titolo. I rumor vorrebbero infatti addirittura George R R Martin coinvolto nel progetto, il noto autore della saga letteraria de il Trono di Spade. Le presunte indiscrezioni emerse sino ad ora dipingono un quadro che vedrebbe a disposizione degli utenti ben tre personaggi giocabili, in un contesto caratterizzato da una lunga guerra civile. Ora, tramite la piattaforma ResetEra, emergono ulteriori voci di corridoio.
Secondo quanto riportato sul noto forum, il nuovo gioco From Software pescherebbe a piene mani dall'affascinante mondo della mitologia celtica e gaelica. Più in generale, l'immaginario si rifarebbe a quello delle isole britanniche e vedrebbe un'ambientazione fortemente dark fantasy. Project Rune ospiterebbe inoltre al suo interno "elementi davvero spaventosi", con una narrazione ricca di lore, con un mondo di gioco e mostri aderenti alla "tradizione" di From Software.



lunedì 27 maggio 2019

Domani 29 Maggio 2019 " Arriva Dayz su Ps4 "






DayZ Arriva domani su PS4, lo annuncia  Bohemia Interactive: il gioco sarà disponibile a partire dal 29 maggio.




DayZ è un videogioco sandbox open world online autentico e spietato, in cui ciascuno dei 60 giocatori presenti sul server ha un unico obiettivo: sopravvivere il più a lungo possibile, a tutti i costi. Non esistono suggerimenti superficiali, coordinate, tutorial di gioco o aiuti. Ogni decisione conta. Senza salvataggi e vite extra, ogni errore può rivelarsi letale. Se fallisci, perderai tutto e dovrai ricominciare da capo.


Andare alla ricerca di risorse e vagare per il vasto mondo di gioco è tutto tranne che sicuro in DayZ, dal momento che non si può mai sapere quel che si nasconde dietro l'angolo. Le interazioni ostili tra giocatori o semplicemente il doversi destreggiare tra condizioni climatiche avverse possono tramutarsi con facilità in momenti intensi ed esasperanti nei quali proverai emozioni molto concrete. In compenso, l'incontro con un sopravvissuto ben disposto può condurre alla nascita di un'amicizia che durerà per tutta la vita...

Le tue scelte e le tue decisioni producono un'esperienza di gioco completamente unica e inequivocabilmente personale, che non trova eguali in nessun altro videogioco multigiocatore. Questo è DayZ, questa è la tua storia.





Nuove Notizie su Destiny 2 " Ecco cosa vi Aspetta "




Destiny 2, lo sparatutto in salsa Sci -Fi di Bungie. Accantonate le problematiche e le critiche ricevute durante i primi dodici mesi di carriera videoludica, il titolo ha saputo riscattarsi e far ricredere la propria community, con un cambio di rotta che ha nuovamente riportato ai suoi livelli standard la qualità della produzione.
Ovviamente dopo un secondo anno dall’intensità chiaramente elevata non possono che essere altrettanto altre le aspettative dei fan in vista dell’anno tre di Destiny 2: è indubbiamente ancora presto per avere un assaggio di cosa i ragazzi di Bungie abbiano in serbo per tutti i videogiocatori – visto che comunque il team è al lavoro sulla Stagione della Ricchezza, in arrivo a breve – ma lo studio ha comunque voluto stuzzicare tutti i Guardiani attualmente in servizio.
Stando infatti a quanto riportato da Gamerant, Bungie avrebbe in serbo grandi cose per la prossima annata di Destiny 2, con i vertici della compagnia che hanno parlato addirittura di una “nuova era” pronta a prendere il via.
A lanciare il messaggio è stato il community manager, David “Deej” Dague, che ha fatto sapere di come il team di sviluppo sia pronto a concentrarsi sull’anno tre fin dal momento successivo al lancio della Stagione della Ricchezza. Non è voluto scendere nei dettagli – anche perché la situazione è ancora tutta in divenire – con il futuro che probabilmente verrà svelato nel corso dell’E3 2019.
Un futuro che potrebbe vedere Destiny 2 cavalcare l’onda ancora per un annetto prima di lasciare il campo al successore, Destiny 3

FORSE E' SOLO MAL DI MARE

Forse è solo mal di mare
di Simona De Simone
con Francesco Ciampi, Beatrice Ripa, Maria Grazia Cucinotta
Italia, 2019
genere, commedia
durata, 93’



Dopo il cortometraggio “Satyagraha”, Simona De Simone sfrutta l’idea di Matteo Querci per dirigere il suo primo lungometraggio: “Forse è solo mal di mare”.
La storia, ambientata nella spettacolare isola di Linosa, vede protagonista Francesco, quarantenne toscano fuggito in territorio siciliano per amore di Claudia che, però, dopo diciassette anni, decide di andarsene, abbandonare la propria famiglia per rifarsi una vita. Francesco si ritrova, quindi, solo con la figlia Anita, diciassettenne, che sta frequentando la scuola con la speranza di proseguire i suoi studi di pianoforte al conservatorio di Lugano in Svizzera. A scombussolare quella che apparentemente sembra la monotona vita di due persone ci pensa Laura, la nuova insegnante di Anita che cercherà di fare breccia nel cuore del protagonista. Ma non tutto sembra filare liscio.
Al di là della trama, che dà vita a una classica commedia non troppo elaborata, l’elemento fondamentale dell’intera narrazione è indubbiamente l’isola di Linosa che sembra addirittura oscurare i personaggi. Grazie ai suoi colori accesi e vivi e alla sua energia dirompente, riesce a emergere senza problemi in qualsiasi inquadratura e, come ha più volte sottolineato la regista, ha permesso di lavorare senza dover cercare particolari angolazioni o altro. “E’ un set a cielo aperto” ha ribadito la De Simone, che, in maniera astuta, fa quasi parlare il paesaggio.


Altro elemento da non dimenticare è il cameo di Maria Grazia Cucinotta che interpreta Claudia e che contribuisce a creare scompiglio nei vari legami dei personaggi.
Con una produzione interamente pratese, il film, presentato in anteprima proprio nella città Toscana, fa trasparire questo elemento all’interno del film, in primis grazie alla presenza di Francesco Ciampi, il protagonista della vicenda. L’attore pratese, giunto al suo primo ruolo da protagonista, porta la sua toscanità all’interno di una commedia che gli permette di staccarsi da tutto il resto, in quanto circondato da siciliani, e evidenziare la propria comicità talvolta involontaria.
Attraverso la comicità e la vicenda mostrata al pubblico, si riesce anche a comprendere la vita vera degli abitanti dell’isola, con ritmi molto lenti, ma che riescono a educare.
A fare da collante tra tutti questi elementi c’è, poi, l’amore, in tutte le sue forme: l’amore ormai finito tra Claudia e Francesco; quello, invece, tra padre e figlia; quello nei confronti dell’isola e quello verso il proprio sogno e le proprie aspettative.
Peccato, però, che, oltre alla splendida scenografia e ad una regia pulita non ci sia molto di più. Peccato perché con queste basi forse si poteva ambire a qualcosa di più.
Veronica Ranocchi

sabato 25 maggio 2019

ALADDIN

Aladdin
di Guy Ritchie
con Will Smith, Mena Massoud, Naomi Scott
USA, 2019
genere, avventura, fantasy, musical
durata, 128’



“Il mondo è mio” canta la bella Jasmine, principessa di Agrabah insieme al suo Aladdin in sella ad un tappeto magico. Questo è quello che tutti nel 1992 avevano potuto vedere al cinema nel grande classico d’animazione Disney, ma che adesso possono ammirare nuovamente grazie al live-action del colossal hollywoodiano. Guy Ritchie è il regista che ha mosso le fila di un’opera che fa tornare tutti bambini.

La storia si apre con Will Smith che inizia a raccontare la storia di Aladdin e della lampada magica. Attraverso le celebri note di “Le notti d’Oriente” di Alan Menken veniamo catapultati ad Agrabah dove incontriamo subito il ladro protagonista della vicenda insieme alla sua fida scimmietta Abù che, per vivere e sopravvivere, inganna continuamente tutti i mercanti. Questo finché non incontra la principessa Jasmine, al mercato sotto mentite spoglie, che aiuta a fuggire da una situazione di apparente pericolo. Dopo averle mostrato la sua umile dimora e senza capire che si tratta effettivamente della figlia del sultano i due si salutano e la giovane torna a palazzo dove il perfido Jafar sta tramando per ottenere il potere ai danni del sovrano. A causa proprio della sua brama di potere, Jafar obbligherà Aladdin a recarsi nella Caverna delle Meraviglie per recuperare quella che apparentemente sembra una lampada a olio, ma il giovane, rimasto imprigionato all’interno della grotta, scoprirà che all’interno del tanto agognato cimelio si nasconde un genio, in grado di esaudire tre desideri. “Non hai mai avuto un amico come me” gli ripete la creatura azzurra che lo fa uscire all’aria aperta e, con il primo desiderio, lo trasforma nel principe Alì Ababua, in modo da potersi presentare al cospetto della principessa Jasmine. Naturalmente le cose non andranno secondo i piani, ma il giovane dovrà superare una serie di ostacoli e disavventure prima di affermarsi e (di)mostrare chi è realmente.


Un live-action che non ha niente da invidiare al classico Disney con molti elementi identici, ma anche qualche cambiamento. Se l’ancella di Jasmine, che dà vita a una serie di situazioni comiche, soprattutto col genio, è una grande novità rispetto al film d’animazione dove questo personaggio non esiste, ci sono altri cambiamenti che potrebbero far storcere il naso per i grandi appassionati dell’ “originale”. Al di là di alcuni momenti e battute che hanno fatto la storia (“ti fidi di me?” detto da Aladdin a Jasmine in due frangenti ben precisi e che permettono alla principessa di riconoscere il protagonista) che sono stati omessi o modificati, l’elemento che forse colpisce di più il pubblico abituato alla storia animata è la personalità di Jasmine. 



Sembra quasi che con questo nuovo film si voglia strizzare l’occhio a determinate decisioni reali. Se nel film d’animazione Jasmine è una principessa che, essendo costretta a vivere rinchiusa a palazzo e a dover per forza sposare un principe, alla fine si trasforma in una ragazza determinata che vuole a tutti i costi evadere e cercare di conoscere ciò che la circonda, sposare la persona della quale è innamorata indipendentemente dalla sua classe di appartenenza per poter vivere una vita felice e serena, nel live-action appare come una giovane il cui scopo non è più quello di evadere e trovare l’anima gemella, ma quello, in primis, di governare, aiutata anche da una canzone di rivalsa femminile naturalmente assente nel film d’animazione. E’ vero che la Disney sta cercando di sdoganare la figura della classica principessa in pericolo che deve essere salvata dall’eroe di turno, ma forse non era il caso di iniziare proprio da Aladdin.
Nonostante ciò rimane un prodotto più che apprezzabile grazie agli effetti speciali che permettono di immergersi completamente in qualcosa di magico e al lavoro di Will Smith nei panni del genio che non fa assolutamente rimpiangere il suo predecessore.
Veronica Ranocchi

DARKSIDERS 4: SARÀ ANNUNCIATO DURANTE L'E3 2019




Secondo quanto suggerito dalle indiscrezioni circolate online sulla base del riferimento di THQ Nordic ai 50 videogiochi non ancora annunciati, in occasione dell'E3 2019 il colosso videoludico europeo potrebbe presentare Darksiders Genesis, il quarto episodio dell'iconica serie action-zeldesca creata dal disegnatore e fumettista statunitense Joe Madureira.
Il crescente numero di rumor legati a Darksiders 4 e ai giochi THQ Nordic che dovrebbero essere annunciati durante la prossima fiera losangelina di metà giugno 



venerdì 24 maggio 2019

Ultime Notizie su Dead Island 2





Fonte



Correva l'anno 2014 quando nel corso dell'E3 veniva presentato ufficialmente Dead Island 2, titolo di cui si sono perse praticamente le tracce anche in conseguenza del passaggio del progetto dalle mani di Yager Development a quelle di Sumo Digital avvenuto nel 2016.

A questo proposito, nel corso dell'ultima conferenza legata all'analisi dei risultati finanziari del gruppo, il responsabile di THQ Nordic ha tenuto a precisare che lo sviluppo di Dead Island 2 non è mai stato interrotto ma che notizia al riguardo saranno rilasciate in separata sede.

Insomma, Dead Island 2 è vivo ma sembrerebbe ben lungi dall'essere completo...






mercoledì 22 maggio 2019

RED JOAN



Red Joan
di Trevor Nunn
con Judi Dench, Sophie Cookson, Stephen Campbell Moore
Gran Bretagna, 2018
genere, biografico, drammatico, thriller
durata, 110’


Judi Dench è la protagonista di “Red Joan” di Trevor Nunn. Joan Stanley è un’anziana signora che sta annaffiando le proprie piante in giardino quando all’improvviso arrivano due agenti dell’MI5 che la arrestano accusandola di spionaggio e tradimento.
Da un serrato interrogatorio alla donna vengono fuori una serie di segreti che la donna nascondeva da moltissimi anni, fin dalla giovane età. Ed è la costruzione del racconto che permette di comprendere perfettamente tutti questi intrighi e le accuse mosse alla donna. Il regista, infatti, alterna sapientemente il presente con il passato. Lo spettatore vede da una parte l’anziana Joan sottoposta a questo interrogatorio molto preciso con il figlio Nick al proprio fianco che dovrebbe supportarla, ma che non riesce a capacitarsi delle azioni compiute dalla madre, e dall’altra parte vede anche una giovane Joan che comincia ad affacciarsi nel mondo reale, inizialmente in punta di piedi. Una serie di incontri, più o meno fortuiti, la porteranno a prendere delle decisioni molto importanti, non soltanto per se stessa, ma anche per tutti coloro che la circondano tanto da farla dubitare e soffrire più volte.
Ispirato alla vera storia di Melita Norwood, un’agente segreta britannica che ha fornito al KGB segreti nucleari che conosceva grazie al suo impiego, il film si muove costantemente tra un passato pieno di insidie, intrighi, segreti, ma anche storie d’amore e un presente altrettanto spaventoso vista la sua probabile sorte.


Una Judi Dench che funziona, come sempre, benissimo nonostante sembri quasi apparire come la non protagonista della vicenda, visto e considerato l’ampio spazio che viene dato ai flashback. Sii ha la sensazione che i rimandi al presente servano solo per scandire temporalmente quello che è successo alla giovane Joan. Tante sequenze, una dopo l’altra, riescono a mettere insieme l’intera vita di una ragazza che, se all’inizio appare impacciata e riservata, risulta, poi, una persona tosta e difficile da piegare. Sequenze che assomigliano a dei capitoli (non a caso il film è tratto anche dal libro “La ragazza del KGB”) che suddividono e scansionano non solo temporalmente tutte le vicende, intervallate costantemente dal ritorno al presente. Un presente che appare quasi peggiore del passato stesso perché Joan si comincia a sentir mancare la terra da sotto i piedi: i due agenti la martellano insistentemente forzandola a ricordare dettagli di un passato che lei voleva archiviare e il figlio non le dà il supporto che lei sperava di avere.

Sicuramente un film già visto a livello di tematiche trattate e di struttura, ma comunque un punto di vista ulteriore per un periodo storico importante e un’ulteriore prova attoriale da sottolineare della Dench che, nonostante la poca presenza riesce a farsi sentire e a trasmettere tutto ciò che è possibile con il solo sguardo.
Veronica Ranocchi

martedì 21 maggio 2019

FromSoftware: il Nuovo gioco con George R.R. Martin (GoT) Sara Presentato all'E3 2019




Il nuovo gioco di FromSoftware sarebbe stato realizzato con la collaborazione di George R. R. Martin, lo scrittore statunitense del ciclo di romanzi "Cronache del ghiaccio e del fuoco" che hanno dato vita alla popolare serie TV di HBO Game of Thrones.
Attraverso un post pubblicato sul suo blog ufficiale, Martin conferma infatti di aver lavorato come consulente per uno studio di sviluppo nipponico nella realizzazione di un videogioco. Il nome della software house non viene però menzionato ma, secondo alcune fonti interpellate da Gematsu, si tratterebbe proprio di FromSoftware, studio di Dark Souls, Bloodborne e Sekiro Shadows Die Twice (da noi recensito a fine aprile).
Il presunto gioco con George R. R. Martin nel ruolo di sceneggiatore dovrebbe essere un titolo "open world" in cui si visiteranno ed esploreranno vari regni. Il progetto, noto con l'acronimo GR, sarebbe in sviluppo da circa tre anni e dovrebbe essere annunciato all'E3 2019 sulla palco della conferenza di Microsoft che si svolgerà al Los Angeles Convention Center, domenica 9 giugno alle ore 22.



lunedì 20 maggio 2019

La Community di Borderlands è riuscita a far realizzare il desiderio di Taurustev Malato Terminale: consentirgli di giocare Borderlands 3 prima che sia troppo tardi.






La forza della community di Borderlands 3 è riuscita a far realizzare il desiderio di Taurustev: consentirgli di giocare il titolo prima che sia troppo tardi.
Il giocatore ha raccontato la sua storia su Reddit, rivelando di avere ventisette anni e di avere una malattia arrivata ormai al suo stadio terminale, motivo per cui non è certo delle condizioni in cui arriverà a settembre, all’uscita del gioco. La community dei giocatori ha dato più visibilità possibile alla sua vicenda, con il risultato che, come raccontato dal ragazzo, il publisher 2K si è messo in contatto con lui e lo raggiungerà all'inizio di giugno per consentirgli di vivere il suo viaggio in Borderlands 3.


Taurustev scrive:
Volevo far sapere a tutti voi, che siete stati così gentile da votare e twittare la mia storia, che c’è un aggiornamento. Una delle persone di 2K mi ha contattato e renderà tutto questo realtà. Manderanno qualcuno da me all’inizio di giugno, con ogni probabilità per darmi una copia del gioco. È proprio quello che volevo, quindi grazie a tutti voi per aver fatto diventare vero questo sogno. Significa tantissimo, per me, che vi sia importato così tanto da riuscire a fare questo per me.


Fonte: Reddit









domenica 19 maggio 2019

LA FOTO DELLA SETTIMANA

The Wild Goose Lake di Yinan Diao (Cina, 2019)




INVISIBILI: DELTA

Delta
di, Kornél Mundruczó
con, Félix Laikó, Orsolia Tóth, Lili Monori, Sándor Gáspár
Ung, Ger 2008
genere drammatico 
durata, 92’


Acqua e luce, terra e cielo
è decretato prima che ti muova
E ogni tuo atto o parola
ogni verità, ogni menzogna
muoiono nell’amore che non giudica
- D.Thomas -


Ogni affacciarsi al mondo, per rischiare degnamente l’ordalia circa il proprio senso ultimo, scommette sempre e solo sulla possibilità di una qualche forma di amore. Di suo, il bipede sapiens, ci mette la pervicacia della negazione, quella tensione ottusa e autofaga che ne trasforma la permanenza nell’essere in uno stolido e irredimibile inferno. Tale progressiva e brutale china coinvolge via via i giorni di Mihail/Laikó e Fauna/Tóth, fratelli a lungo separati dalle contingenze e dal bisogno e infine riuniti dal ritorno di uno dei due. Nel caso Mihail, un po’ di soldi in tasca e l’idea - presto colta da Fauna, nel tentativo di sottrarsi una volta per tutte a una consuetudine greve e senza scampo - di costruirsi una casa presso il delta danubiano, nel silenzio clemente di un paesaggio scosso appena da una lieve brezza estiva (e avvinto al cuore di una magia sospesa, che nell’accordo misterioso tra cielo e terra, tra acqua e luce, sembra quasi avanzare una promessa di indolente immortalità): più di tutto, lontano dall’atroce rimestare del consorzio umano. Niente però sarà concesso. Tutto, al contrario, sarà sacrificato al ristabilimento di un ordine al solito metabolizzato ma non compreso e, come qualunque ordine, tanto artificioso quanto spesso inesorabile.

La composta elegia ritratta da Mundruczó si avvale - e non è così scontato - di un punto di vista lucido come pure equanime - e, nei confronti delle due vittime designate, intriso di un qual triste lirismo - al momento di redigere l’ennesimo epicedio sul fallimento del patto sociale, della convivenza (nel particolare fondata su silenzi inscalfibili ma rassegnati, su prossimità violente e sottomissioni secolari, su lacerti di rituali esausti), in rapporto a un’istanza di felicità che, ergendosi a prologo di un’apertura incondizionata ai paradossi e alle contraddizioni dell’esperienza, ovvero, per la gran parte, del desiderio, non arretra di fronte alle stratificazioni culturali o alle limitazioni imposte dalle morali (il rapporto incestuoso che tenta Mihail e Fauna - tra l’altro costruito e restituito con una totale e misuratissima pudicizia - a ben vedere allude più a una rivolta filosofica contro l’ipocrisia e la ferocia di un sistema chiuso in sé stesso - qui, la comunità rurale che vive lungo il fiume - intento al tempo a decomporsi e a pascersi della propria bieca stoltezza - si lavora per ingozzarsi e per bere e ci si ingozza e si beve per ricominciare, domani come oggi, oggi come ieri, a lavorare, in quell’abbrutimento contundente del fare che è il più umiliante e grottesco dei trionfi-della-morte - che all’affermazione di una stravaganza sessuale). Se, in altre parole, suggerisce l’autore ungherese, trovare il proprio posto nel mondo non può prescindere da un investimento emotivo, sentimentale, indipendentemente da chi o da cosa ricade all’interno del suo azzardo passionale, ebbene, la comunità-degli-uomini, assecondando il più miserabile dei riflessi condizionati, rifiuta e rigetta siffatto slancio. Di prassi, cioè, sopprime l’anomalia nell’illusoria certezza di aver ribadito, con l’imposizione dell’Autorità - lo Stato, il ceto/pensiero dominante, la tribù, il clan, i rispettivi imprimatur - la supremazia della propria verità, soprassedendo, per contro, in funzione punitivo-risarcitoria e a mo’ di esempio per la massa, su qualunque arbitrio (l’abuso infame perpetrato dal patrigno/Gáspár su Fauna, infatti e per quanto confinato nella lontananza di un attonito campo lungo, non ci viene coerentemente - e giustamente - risparmiato).

Ancor più stridente si fa, allora, all’interno di uno scenario piegato a una sorta di arresa inesorabilità, il contrasto tra la mestizia della materia narrativa, sempre in bilico tra l’apologo esemplare e il monito inascoltato, e gli strumenti espressivi chiamati a darle forma e spessore. A dire che la mdp si attarda sovente sui visi e sui corpi di Mihail e Fauna intenti ad aprirsi un itinerario individuale e alternativo alla tetra concretezza della terraferma (il pontile di legno proteso, asse dopo asse, chiodo dopo chiodo, sullo specchio liquido del fiume, a raggiungere la casa in costruzione, dimora di una nuova vita); indulge nella contemplazione intima ma avvertita dell’ambiente naturale, compenetrando la dolcezza dorata di pomeriggi luminosi e quieti al respiro sempre mutevole di momenti sorretti e incalzati dalla enigmatica assertività del divenire, come pure insidiati dalla presunzione - tutta umana - di opporvisi per mezzo del rigore apparente delle leggi e delle convenzioni, quasi ciò bastasse davvero a spezzare la fatalità dolente di una tregua che, nell’immediatezza, nell’irriducibilità di un impeto assecondato non marginalmente per contenere la solitudine, trova la nuda sostanza della propria necessità. In tal senso, immagini e dialoghi quasi mai si sposano o si sopravanzano: anzi, talora si evitano, tenendo impermeabili i rispettivi domini, ossia separando, con la relativa assenza, l’ambizione delle prime dall’intransigenza crudele dei secondi. E le parole, qualora spese, trascinano per lo più detriti di quotidiano senza storia (o con un avvenire sentito sempre come precario o impossibile da modificare), quando non rimproverano apertamente, cercano la presunta legittimazione del pragmatismo o rimandano, sic et simpliciter, a esiti funesti. Anche per tale insistita e compiaciuta cecità, forse, ciò che resta, al compiersi di una furia sommaria da affidare alle acque per annegarne presto anche il ricordo, non può che essere - nelle fattezze della piccola tartaruga che Fauna teneva con sé - l’istinto di sparire alla vista, un ritrarsi muto.
TFK

venerdì 17 maggio 2019

Ultime Notizie su Dying Light 2





Techland con Dying Light 2 sta adottando un approccio significativamente diverso rispetto a quanto fatto con il primo capitolo della serie, riporta Gamingbolt.

Come possiamo vedere, pur trattandosi di un openworld (presumibilmente anche più vasto del predecessore), il gioco porrà particolare enfasi sulle scelte narrative che effettuerà il giocatore e sul modo in cui cambieranno gli eventi della storia così come anche sugli elementi del mondo di gioco stesso.

Il gioco è dunque strutturato così da variare in maniera sensibile in base a come si comporta il giocatore, offrendo una vastità di quest secondarie diverse a seconda delle scelte compiute.

Di conseguenza, il contenuto è talmente vasto che difficilmente un giocatore potrà vedere tutto alla prima partita: "E' come se stessimo preparando contenuti per più giochi diversi" ha spiegato il producer Jaskula.

"Grazie alla varietà delle storie, missioni, contenuti, quest e asset, crediamo che il giocatore vorrà tornare nel gioco diverse volte per provare esperienze diverse".



Fonte










JOHN WICK 3 - PARABELLUM


John Wick 3 - Parabellum 

Chad Stahelski
con Keanu Reeves, Halle Berry, Laurence Fishburne, Anjelica Huston
USA, 2019
genere,  azione, thriller
durata, 130’




Ai tempi dei film interpretati per Sergio Leone, di Clint Eastwood si diceva che avesse solo due espressioni, con o senza cappello. Se il tempo ha fatto giustizia all’ispettore Callahan, dimostrando che anche davanti alla macchina da presa l’attore americano avrebbe potuto comunque dire la sua, nel caso di Keanu Reeves si può forse dire la cosa opposta, e cioè che con il passare degli anni la mono espressività del nostro sia diventata un vero e proprio marchio di fabbrica, consacrato dalle sorelle Wachowski nella trilogia di Matrix. Di quel film Reeves si è portato dietro il volto monolitico, l’attitudine a fare del proprio corpo uno strumento d’espressione più convincente delle parole e, infine, la passione per le arti marziali, disciplina al centro del suo primo e, fin qui, unico film da regista (Man of Tai Chi).

La consapevolezza derivata da queste premesse rendono un film come John Wick 3 – Parabellum – terzo episodio di una serie che non ha nessuna intenzione di fermarsi qui – null’altro che il pretesto per sfruttare fino in fondo ciò che resta dell’antico lignaggio, un tempo oggetto di interesse e innamoramenti da parte del cinema che conta (ricordiamo Bertolucci e il suo Piccolo Buddha) e oggi, invece, relegato nell’ambito dei b-movie più sfacciati, per aver avuto il coraggio di mettere insieme ben 130 minuti di durata potendo contare su un’unica variante, quella derivata dall’alternarsi degli sfidanti, pronti a fermare l’avanzata dell’eroe, John Wick, colpito, ferito e quasi morto, eppure ogni volta miracolosamente pronto allo scontro successivo. Reeves, da parte sua, non potrebbe chiedere di meglio, considerato anche che le riprese long shot sembrano fatte apposta per trasformare la scena in una lunga sessione di allenamento dello sport preferito dall’attore statunitense.

D’altronde, di fronte alle eventuali rimostranze dei detrattori, presenti anche se si stesse parlando di un film di Kubrick o di Fellini, il regista ed ex stunt-man Chad Stahelski potrebbe far notare la coerenza di un lungometraggio la cui matrice non è letteraria o cinematografica ma video-ludica, essendo John Wick, prima di tutto, il protagonista dell’omonimo videogame. Da qui la struttura narrativa ambientata nel medesimo spazio e organizzata su più livelli di difficoltà all’interno della quale la differenza consiste nel miglioramento ossessivo della medesima performance. Come appunto accade ai professionisti della playstation.
Carlo Cerofolini
(pubblicato su taxidrivers.it)