martedì 8 gennaio 2019

VICE - L'UOMO NELL'OMBRA

Vice – L’uomo nell’ombra
di Adam McKay
con Christian Bale, Amy Adams, Steve Carell, Sam Rockwell
USA, Gran Bretagna, Spagna, Emirati Arabi, 2018
genere, biografico, drammatico
durata, 132 minuti

Scelta interessante, particolare e tutt’altro che semplice quella compiuta da Adam McKay con il suo ultimo film “Vice – L’uomo nell’ombra”.
La decisione di mostrare la vita e le controverse scelte di Dick Cheney, vicepresidente degli Stati Uniti d’America durante l’amministrazione di George W. Bush, non è sicuramente da sottovalutare. Soprattutto se, per impersonare l’uomo in questione, il regista si affida al camaleontico Christian Bale che riesce, con successo, a indossarne i panni.
Il film inizia negli anni Settanta con un Cheney universitario che riesce ad essere ammesso in un luogo del genere solamente grazie alla brillante fidanzata Lynne. Questo finché, a causa di un comportamento non propriamente idoneo, viene espulso. Se a ciò si somma anche l’arresto a seguito di guida in stato di ebrezza si può ben comprendere l’ultimatum datogli dalla ragazza: o Dick Cheney diventa l’uomo di potere che è in grado di diventare se guidato e istruito costantemente dalla donna o la loro storia può terminare seduta stante. Il giovane opterà, come ben sappiamo, per la prima opzione e i due futuri coniugi diventeranno una vera e propria “power couple” americana.

Naturalmente non filerà tutto liscio fin da subito, i due dovranno tentare di superare diversi ostacoli che si frapporranno ai loro obiettivi, ma ai quali l’astuto Cheney riuscirà a far fronte. Accettare la carica di vicepresidente non era sicuramente qualcosa di ambito, ma lui approfitta del momento, della situazione e della mancanza di capacità del presidente Bush per iniziare ad operare nell’ombra in maniera, molto spesso, più influente del presidente stesso. La sua caratteristica principale è stata, infatti, quella di essere calmo, silenzioso e di non emergere.

Al di là della storia in sé, molto interessante e controversa, ci sono anche una serie di elementi da considerare e citare che contribuiscono a rendere il film un’opera assolutamente da vedere. In primis il ritmo e il montaggio. L’intera narrazione è affidata a una voce over con lo scopo di far trapelare l’idea che a parlare sia un comune americano che, come un qualsiasi spettatore, è costretto a “subire” le decisioni del protagonista. Questo escamotage, così come quello di inserire i titoli di coda a metà, facendoli coincidere con il momento più negativo della carriera di Cheney che sembra quasi portare al suo fallimento, rappresentano alcuni degli elementi più interessanti di un’opera  che mescola finzione e documentario, con il tipico tono da commedia grottesca di McKay.
Il tutto condito dalla brillante interpretazione (attestata dal conferimento del globo d’oro come miglior attore in un film commedia) di un Christian Bale più che credibile, che, per certi aspetti, sembra richiamare il Churchill di Gary Oldman. Che sia di buon auspicio in vista della tanto ambita statuetta?
Veronica Ranocchi

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