Attenti al gorilla
di Luca Miniero
con Frank Matano, Cristiana Capotondi, Claudio Bisio
Italia, 2018
genere: commedia
durata, 93’
Lorenzo è un avvocato matrimonialista che, dopo la separazione dalla moglie Emma, ha perso tutto: la custodia dei tre figli, la bella casa sulla Costiera amalfitana e lo studio prestigioso; perciò ora pratica nel retrobottega dell'estetista Concita. Dopo una gita allo zoo, l'avvocato decide di difendere i diritti di un gorilla che soffre le costrizioni della sua gabbia e il giudice, riconoscendogli lo status di "persona non umana", concede al primate il trasferimento in Africa. Tale trasferimento però dovrebbe essere a spese del difensore, e dunque lo squattrinato Lorenzo decide di tenersi il gorilla in casa, di nascosto dalle autorità e dalla ex moglie, nell'appartamento che condivide con l'amico mammone Jimmy.
Se questa premessa appare molto complicata e poco credibile, il resto di “Attenti al gorilla” non è da meno: anzi, aggiunge incessantemente implausibilità a frenetiche svolte narrative.
Da un lato la scarsa attinenza con la realtà dell'insieme è la parte positiva di questa commedia. Ma il troppo stroppia, e il cumulo di assurdità impilate senza sosta, porta a un finale che più che un crescendo comico diventa un guazzabuglio narrativo.
Tra i più adatti alla progressione lunare degli eventi sono i personaggi di Lillo Petrolo e Diana Del Bufalo, mentre ottimi attori come Francesco Scianna e Cristiana Capotondi rimangono incastrati nell’incoerenza dei loro personaggi. Frank Matano si muove all'interno di questo caos con caratteristica impermeabilità, mentre a Claudio Bisio, che dà la voce al gorilla protagonista, non viene concessa l'occasione di fare vera satira sul paragone fra uomini e animali: non basta infatti qualche timido accenno allo ius soli e all'accoglienza agli immigrati nel nostro Paese, per non parlare delle molestie sessuali, cui si fa riferimento in una battuta di pessimo gusto, per portare avanti una linea narrativa polemica davvero divertente.
I dialoghi restano così sempre al di qua della comicità tour court, come se ne avessero paura, e il risultato è che l’occasione offerta di raccontare gli umani attraverso lo sguardo critico e ironico di un primate che rappresenta un grado più avanzato nella scala evolutiva viene sprecata in funzione di un bisogno di compiacere un pubblico che, forse, si immagina troppo pigro per cogliere riferimenti alti.
Riccardo Supino
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