Senza lasciare traccia
di Debra Granik
con Ben Foster e Thomasin McKenzie
Usa, 2018
Drammatico
durata, 109'
Dopo il successo di “Un gelido inverno” (diversi premi e 4 candidature agli Oscar, tra cui miglior film), la regista Debra Granik torna sul grande schermo dopo quasi 8 anni con il pezzo forte del proprio repertorio: l’adattamento cinematografico di un’opera letteraria.
Il libro di cui parliamo si chiama “My Abandonment” - basato su una storia vera - ed il film in questione è “Leave no trace – Senza lasciare traccia”. Accolto quasi trionfalmente dalla critica internazionale, l’ultimo prodotto della Granik è una specie di “Into The Wild” ambientato a Portland e rivisto in chiave familiare.
I protagonisti di questa storia sono Will (Ben Foster, visto in numerosi film fra cui “The Punisher e “X-Men - Conflitto finale” dove veste i panni del mutande Angelo) e sua figlia Tom (Thomasin McKenzie, al suo esordio come protagonista): padre ermetico e protettivo il primo, adolescente paziente e piena di curiosità la seconda.
I due abitano in una tenda all’ombra di un albero all’interno del parco presente poco fuori la città e vivono alla giornata nel bosco limitando quanto più possibile qualsiasi tipo di rapporto sociale. Gli unici momenti di contatto con il mondo esterno sono quelli necessari ad arrivare dal dottore per farsi prescrivere degli ansiolitici da rivendere poi per ripagare le spese fondamentali al supermercato.
Il legame fra loro è qualcosa di profondo, quasi materialmente toccabile per quanto forte: l’uno vive per servire l’altro e qualsiasi azione vene svolta con lo scopo preciso di portare benefico alla loro sopravvivenza. Il superfluo è qualcosa che non appartiene alla wild-life.
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L’esistenza perfetta di questa piccola famiglia scorre senza sosta giorno dopo giorno, fino a quando non vengono scoperti e denunciati dalle autorità competenti per appropriazione di suolo pubblico. Obbligato dai servizi sociali a garantire un tetto ed uno stile di vita “consono” alla figlia, Will è costretto a sottoporre entrambi ad una cura accelerata di socialità. Come pillole quotidiane per arginare la malattia del richiamo alla natura, i due vengono portati a vivere in una fattoria coccolati da tv e cellulari. Ma il richiamo della foresta è forte, ed è molto difficile tenere rinchiuso un animale selvatico nelle sbarre sottili della gabbia della monotonia delle cose.
Malinconica al punto giusto, la pellicola è in realtà un viaggio introspettivo, un percorso che Tom compie inconsapevolmente verso la propria maturità, la quale arriva inesorabile proprio nel momento di massima suspence del racconto. “Senza lasciare traccia” è così uno di quei classici film che finisce per trasportare lo spettatore all’interno della narrazione, spingendolo più volte ad interrogarsi su cosa avrebbe fatto lui apposto dei protagonisti.
Una storia coinvolgente, adatta ad un pubblico di sognatori.
Lorsnzo Governatori
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