La ballata di Buster Scruggs
di fratelli Coen
con Tim Blake Nelson, James Franco, Liam Neeson e Tom Waits,
USA, 2018
genere, western
durata, 132'
Premio Osella alla miglior sceneggiatura alla Mostra del Cinema di Venezia per il nuovo film dei fratelli Coen, “La ballata di Buster Scruggs”.
Si tratta di una sorta di western rivisitato che, più che un film, si potrebbe definire l’insieme di episodi di una serie. Più o meno con ambientazioni simili (che rimandano al contesto western, appunto), ma con personaggi e situazioni completamente diverse. Dal canterino, quanto abile, Buster Scruggs del primo “episodio”, al ladro sfortunato e maldestro del secondo, per passare ad una sorta di cantastorie, a un cercatore d’oro, a una giovane donna in viaggio in una carovana e a cinque uomini a bordo di una diligenza, tutti personaggi tratteggiati abilmente in pochi minuti.
Le vicende sono legate tra loro, oltre che dal filo conduttore del western, dalle pagine di un libro. Una mano sfoglia le pagine di un tomo, dalle quali si vedono delle immagini a colori che prendono vita e delle frasi che cercano, in qualche modo, di riassumere e presentare quello che aspetta il pubblico.
Un film, nel complesso, abbastanza leggero, nel quale aleggiano i caratteri tipici dei due fratelli registi, che si immergono in un contesto diverso dal solito, quello, cioè degli episodi.
Se con i primi due l’intento principale appare forse quello di far sorridere lo spettatore (perché ci sono momenti di vere e proprie risate), con il proseguire della narrazione, questo tipo di atteggiamento va scemando sempre più fino a portare ad una riflessione e a un sorriso amaro. Oltre ad essere una sorta di critica a quello che era (ed è) il genere western e a come le sorti dei vari protagonisti potevano cambiare da un momento all’altro per il più sciocco dei motivi, con “La ballata di Buster Scruggs” si ha quasi l’impressione di essere di fronte a un viaggio nel cinema, specificatamente nel genere sopra citato. Non mancano mai, dall’inizio alla fine della narrazione, elementi che richiamano a determinati autori o a determinati sottogeneri (dallo spaghetti western alla diligenza che rimanda alle opere di Ford, per citarne solo alcuni).
Da evidenziare, poi, anche il particolare titolo scelto dai due registi. “La ballata di Buster Scruggs” fa riferimento solo ed esclusivamente al primo episodio, nel quale, effettivamente, il protagonista è Buster Scruggs, un cowboy canterino che sembra quasi inscenare una sorta di ballata perché, ovunque si trovi, inizia a cantare e giocare con le persone con le quali ha a che fare. Il suo modo di porsi, così canzonatorio, non deve, però, far pensare a un personaggio frivolo e incompetente, anzi. Buster Scruggs si rivela essere, fin da subito, molto abile con le armi che ha a disposizione e, quindi, molto temuto da chiunque. La scelta del titolo probabilmente, però, è legata ad un fattore: quello di fare da collant tra le varie storie presentate. Come in una ballata dell’epoca, quello che ci propongono i Coen è un racconto di vari personaggi con un punto di partenza comune che, però, decidono di cambiare lungo la strada e prendere, di conseguenza, strade diverse.
Dei riusciti spaccati western tragicomici che invitano lo spettatore a interrogarsi soprattutto sulla precarietà della vita. Ultimo appunto da fare, più che al film in sé, è quello relativo alla distribuzione. I Coen hanno scelto Netflix come piattaforma esclusiva, almeno per il momento, per mostrare al grande pubblico il loro prodotto. Scelta azzardata? Uscirà anche nelle sale cinematografiche? Ancora non ci è dato saperlo.
Veronica Ranocchi
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