Millennium - Quello che non uccide
di Fede Álvarez
con Claire Foy, Sverrir Gudnason, Sylvia Hoeks
Usa - Svezia, 2018
Thriller poliziesco
durata, 117'
Lisbeth Salander è tornata.
È tornata con la sua voglia di sistemare le ingiustizie del mondo, con la sua solita passione per cacciarsi in guai federali internazionali, ma soprattutto è tornata con qualche scheletro nell’armadio ed in compagnia di qualche fantasma inaspettato che torna a farle visita dopo tanto tempo. In questo quarto capitolo della serie “Millennium” (il libro su cui si basa la narrazione in questione è scritto da Lagercrantz e non dal padre fondatore Stieg Larsson, morto nel 2004), la giovane hacker di Stoccolma si trova così faccia a faccia con il proprio passato, con quell’evento primordiale che l’ha fatta diventare ciò che ora rappresenta: un mix letale di rabbia ed intelligenza a servizio delle donne oppresse.
Ad interpretare i panni della giustiziera degli “Uomini che odiano le donne” - parafrasando il titolo del primo capitolo della serie - è Claire Foy, la brillante Elisabetta II nella serie tv Netflix “The Crown”.
Lisbeth questa volta viene ingaggiata da uno scienziato americano autore di un software bellico in grado di controllare tutti i dispositivi militari del pianeta, il quale, una volta preso coscienza della piega negativa del progetto, cerca in tutti i modi di distruggerlo. Un caso che si ritorcerà contro la Salander, la quale passa da cacciatrice a preda nel giro di qualche scena una volta aver danneggiato gli interessi di un gruppo di potenti e pericolosi uomini chiamati “spiders”.
Compagno di viaggio anche in questa occasione sarà il giornalista Mikael Blomkvist (interpretato per l’occasione da Sverrir Gudnason, già visto come protagonista nel film “Borg McEnroe”), la cui penna continua ad essere legata a doppio filo alle vicende di Lisbeth.
Lo stile del film è rimasto lo stesso dei precedenti capitoli: un thriller poliziesco pieno di scene d’azione intervallate dai soliti lampi di genio e follia della “eroina” dark. Il cast, sicuramente di spessore, è però croce e delizia di questa opera; se da un lato infatti nessun attore sembra demeritare il ruolo assegnato, rimane però più di un dubbio sulla scelta di far interpretare dei personaggi così importanti (parlo della coppia Salander – Blomkvist) a due giovani come la Foy e Gudnason: la prima troppo acqua e sapone per interpretare il ruolo che fu di Noomi Rapace prima e di Rooney Mara poi, mentre il secondo troppo “giovane e bravo ragazzo” per ricordare il Mikael scrittore serioso e vissuto di Daniel Craig o di Michael Nyqvist. Un film comunque nel complesso modestamente accettabile, che non delude ma che non entusiasmerà i fan della serie.
Lorenzo Governatori
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