lunedì 31 ottobre 2016

PUBBLICATE 5 VIDEO GUIDE DI THE EVIL WITHIN + DLC



 CIAO RAGAZZI 



PUBBLICATE 5 VIDEO GUIDE DI THE EVIL WITHIN + DLC UN HORROR STREPITOSO QUI SOPRA ALLEGO LA PLAY-LIST " BUONA VISIONE A TUTTI " 







domenica 30 ottobre 2016

PUBBLICATA LA PRIMA VIDEO GUIDA NON UFFICIALE DI FALLOUT 4 + DLC



CIAO RAGAZZI 

 

 

QUESTA LA MIA VIDEO GUIDA NON UFFICIALE DI FALOUT 4 + DLC DOVE VI MOSTRERÒ TUTTO SUL GIOCO DI FALLOUT 4 " OGNI GIORNO CI SARA UNA DIRETTA LIVE DI TRE ORE " NON MANCATE FATE PASSA PAROLA SE SOETE INTERESSATI " 

 

 






LA FOTO DELLA SETTIMANA




























L'inquilino del terzo piano di Roman Polanski (Francia, 1976)

OGGI DUE DIRETTE LIVE " IL FINALE DI STYX - LA VIDEO GUIDA PERSONALIZZATA DI FALLOUT 4 " LEGGI GLI ORARI QUI






CIAO RAGAZZI 


OGGI ALLE 11:00 FINIREMO IL GIOCO STIX IN MODALITÀ GOBLIN, NON VEDO L'ORA DI VEDERE IL FINALE RAGAZZI INSIEME A VOI :-) 



POI ALLE 15:00 INIZIERÀ LA MIA VIDEO GUIDA PERSONALIZZATA DI FALLOUT 4 FATTA A MODO MIO RAGAZZI IN MODALITÀ DIFFICILE, DI QUESTA VIDEO GUIDA CI SARANNO DIVERSE PUBBLICAZIONE INTENDO FARLA BENE, VOGLIO MOSTRARVI TUTTO, I MIEI SEGRETI, COME GIOCARE, COME TROVARE ARMI E ARMATURE. QUINDI NON MANCATE RAGAZZI. 

 

 

 





sabato 29 ottobre 2016

PUBBLICATE 4 VIDEO GUIDE DI THE EVIL WITHIN " IL CUSTODE "



CIAO RAGAZZI 

 

 

 

CONTINUA LA VIDEO GUIDA DI QUESTO STREPITOSO HORROR, RICORDO CHE CI SONO ANCHE I DLC CHE PUBBLICHERÒ FINENDO IL GIOCO PRINCIPALE " NON MANCATE RAGAZZI QUI I VIDEO PUBBLICATI " 

venerdì 28 ottobre 2016

LA RAGAZZA SENZA NOME

La ragazza senza nome
di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne 
con Adele Haenel, Jérémie Renier, Olivier Gourmet 
Belgio, 2016
genere: drammatico
durata: 113' 



Jenny Davin è una giovane dottoressa molto stimata, al punto che un importante ospedale ha deciso di offrirle un incarico di rilievo. Intanto conduce il suo ambulatorio di medico condotto, in cui va a fare pratica Julien, uno studentessa in medicina. Una sera, un'ora dopo la chiusura, qualcuno suona al campanello e Jenny decide di non aprire. Il giorno dopo la polizia chiede di vedere la registrazione del video di sorveglianza dello studio perché una giovane donna è stata trovata morta nelle vicinanze. Si tratta di colei a cui Jenny non ha aperto la porta. Sul corpo non sono stati trovati documenti. I fratelli Dardenne si avventurano sul terreno della detection, tanto che inizialmente avevano pensato di avere come protagonista un poliziotto. Abbandonata l'idea, hanno ampliato notevolmente il campo di indagine, soprattutto sul personaggio, a partire dal titolo. Se la dottoressa cerca di scoprire chi sia la ragazza sconosciuta, quasi dovesse risarcirla, offrendole un'identità per quella porta non aperta, anche lo spettatore si trova davanti a una persona non nota. Di Jenny non conosciamo nulla, se non quello che vediamo: non ci viene fornito il benché minimo elemento che ci consenta di conoscere qualcosa del suo passato o del suo privato, al di là di quanto attiene alla sua professione e alla sua ricerca. 



Forse proprio per questo troviamo in lei quasi una sintesi di tanti personaggi dardenniani: a partire dal lontano "La promesse", con il bisogno di risarcire una morte, fino alla generosità gratuita della parrucchiera di "Il ragazzo con la bicicletta". Il difetto di questo film è quello di seguire un po' troppo lo schema a tappe recentemente proposto con "Due giorni, una notte". Si tratta, però, di un peccato veniale, facilmente superato dallo sguardo laicamente partecipe che i fratelli belgi riservano a una società in cui l'individuo è sempre più solo dinanzi alle proprie aporie esistenziali. Jenny ha scelto di essere colei che offre aiuto al prossimo sul piano più delicato, quello della salute. Ma è anche colei che pretende, da chi potrebbe diventare un collega, il distacco, a suo avviso, indispensabile per esercitare la professione di medico. Non riesce, invece, a interporre una distanza tra sé e quel corpo abbandonato senza nome. Come in "Still Life" di Uberto Pasolini, siamo dinanzi a una ricerca di identità per un corpo che non trova nessuno che sia disposto a offrirgliene una e che, come afferma la dottoressa, "non è morto se continua ad agire nel nostro pensiero". Lasciarsi coinvolgere comporta sacrifici e rischi, ai quali i personaggi dardenniani non si sottraggono, perché plasmati sul reale e sulla straordinarietà di un quotidiano in cui anche il regalo di un panettone diventa piccolo ma significativo segno di riconoscenza per l'assistenza ricevuta da chi sa donare, al di là del proprio dovere.
Riccardo Supino

Cosa Aspetti scarica The Tomorrow Children entra in Free to Play



Il peculiare MMO The Tomorrow Children sviluppato da Q-Games su PS4 è entrato nella fase Free to Play. Il gioco è disponibile da Settembre in una sorta di "Early Access" ma era noto sin dal principio che sarebbe presto o tardi virato verso un accesso totalmente free. Permane comunque la possibilità di ottenere vari elementi di gioco tramite microtransazioni e appositi pacchetti.

 

 



Tra l'altro, chi entrerà nel gioco entro i prossimi giorni farà giusto in tempo a reclamare il particolare costume studiato per Halloween, disponibile fino al 2 Novembre.

 

 

Fonte

Notizie su GTA Online: contenuti gratis per festeggiare Halloween

 

 

 

Nemmeno Rockstar si lascia sfuggire il treno di Halloween e per questo evento ha deciso di aggiungere una serie di contenuti gratuiti in GTA Online. Non solo: arrivano veri e propri regali neanche fosse Natale!

Chiunque si collegherà al suo account di GTA Online da oggi fino al 31 ottobre otterrà 250 mila dollari virtuali senza muovere un dito. Con questi bei soldini si potranno acquistare la nuova versione speciale di LCC Sanctus Motorcycle, le nuove t-shirt a tema o i tanti altri oggetti già presenti nel gioco. Disponibile inoltre con il file anche il New Lost & Damned Adversary Mode, doppi GTA$ e RP, sempre entro il 31 ottobre e le immancabili (essendo Halloween) maschere mostruose.

 

Fonte

THE ACCOUNTANT

The Accountant
di Gavin O'Connor
con Ben Affleck, Anna Hendrick, JK Simmons
Usa, 2016
genere, drammatico, action, thriller
durata, 128'


Vedere Ben Affleck recitare la parte del contabile della malavita che in “The Accountant” si trasforma in uno spietato giustiziere fa venire in mente più di una suggestione. Per esempio il fatto che l’essere diventato corpo del cinema action dopo una prima parte di carriera impegnata a fare altro ricorda da vicino quello che è successo a Nicolas Cage, attore con cui Affleck oltre alle analogie del percorso artistico condivide il pregiudizio che accompagna l’uscita dei suoi film. Oppure la constatazione che è stata l’interpretazione di Superman, un altro super eroe - seppure nella versione malinconica e decadente di “Hollywoodland”- a rilanciarne le credenziali dopo il periodo nero culminato nel pubblicizzato divorzio da Jennifer Lopez e soprattutto nei flop commerciali di “Gigli” e di “Daredevil” da cui Affleck uscì con la certezza che mai più avrebbe indossato maschera e calzamaglia davanti alla mdp. E invece, non solo il nostro ha invertito la tendenza diventando capofila dell’universo Dc Comics in cui milita nei panni del miliardario Bruce Wayne (e quindi di Batman) ma si è conquistato (grazie a un film come “Gone Girl”) la possibilità di primeggiare nella crime story di Gavin O’Connor dove recita nei panni di un uomo che fa della menomazione fisica il mezzo per riscattarsi dall’isolamento a cui lo costringe la malattia. Una patologia, quella della sindrome di Asperger, alla quale Christian Wolf deve non solo il formidabile talento matematico ma anche la preoccupazione di difendersi dagli altri che lo ha trasformato in una perfetta macchina da guerra, pronta a difendere Anna Hendrik dalla minaccia di un pericoloso sodalizio criminale.



Sarà per la sovrapposizione tra il curriculum vitae del protagonista e le vicissitudini personali di Affleck che alla pari di Wolf ha dovuto lottare non poco per sconfiggere i suoi demoni, sta di fatto che è proprio la capacità dell’attore di stare dentro al film e di occuparlo con una sensibilità in grado di arrivare al cuore del personaggio a produrre lo scarto che fa la differenza. Senza il surplus di umanità fornitagli dalla presenza di Affleck infatti “The Accountant” sarebbe comunque un buon film ma rischierebbe di inciampare sugli eccessi delle sue logiche spettacolari - presenti nell’impostazione da “solo contro tutti” con cui vengono costruite le scene d’azione - e sulla mancanza di sfumature conseguenti al feroce determinismo che spinge all’azione sia Wolf che i suoi avversari. Da non perdere e soprattutto da non sottovalutare. 

giovedì 27 ottobre 2016

PUBBLICATA 2 VIDEO GUIDA DEL GIOCO HORROR " THE EVIL WITHIN "



CIAO RAGAZZI 



SECONDO CAPITOLO  LA TRAPPOLA



STASERA CONTINUA ALLE 20:30 TERZO CAPITOLO HORROR DI THE EVIL WITHIN NON MANCATE VI ASPETTO!!!

 

 

 




Notizie su Resident Evil 7: Capcom conferma il doppiaggio in italiano

Lo sviluppo di Resident Evil 7 sta procedendo al meglio con la produzione che, al momento, è completa al 90%. Questo nuovo capitolo della serie non può che suscitare diversi dubbi vista l'impostazione da horror in prima persona che verrà proposta e in attesa di scoprire quanto questo cambio di direzione possa giovare al franchise, possiamo rivelarvi un dettaglio sicuramente interessante per molti fan.

Attraverso la pagina Facebook di Capcom Italia è stato annunciato che il gioco sarà completamente localizzato in italiano. Possiamo, quindi, aspettarci sia il doppiaggio che i sottotitoli tradotti nella nostra lingua. 

 

Per il momento non si hanno ulteriori informazioni sugli attori che verranno coinvolti e non ci resta che attendere un assaggio del doppiaggio per avere delle indicazioni sulla qualità della localizzazione.

 

Fonte

 

BAD MOMS - MAMME MOLTO CATTIVE

Bad Moms - Mamme molto cattive
di Jon Lucas, Scott Moore
con Mila Kunis, Kristen Bell, Christina Applegate
Usa, 2016
genere, commedia
durata, 100'



Da quando la commedia americana ha smesso di essere un trastullo per educande e innamorati cronici sembra che la specialità della casa sia diventata la rappresentazione di un nuovo tipo di spensieratezza che si nutre e prende spunto dagli aspetti più triviali e boccacceschi del reale. Dalla Romantic Comedy sul tipo di “Harry ti presento Sally” e “Tre matrimoni e un funerale” si è passati in poco tempo a titoli come “Scemo e più scemo”, “Tutti pazzi per Mary” e “40 anni vergine”, diventati in men che non si dica il punto di riferimento per un florilegio di imitatori pronti a mascherare la mancanza di talento con la radicalizzazione di quelli che erano stati i punti di forza dei loro precursori. Varcata la soglia del nuovo millennio uno dei risultati più evidenti di questa tendenza è stato non solo l’evidente mascolinizzazione della compagine femminile, uscita trionfante da quella guerra dei sessi che del genere in questione era stato il collante in grado di tenere insieme qualsiasi tipo di storia e che ora invece figura come semplice cliché ma anche una graduale normalizzazione dell’osceno, sdoganato dalla miriade di sottintesi e doppi sensi con cui Hollywood a partire dagli anni d’oro aggirava i vincoli della morale vittoriana e invece ai giorni nostri diventato ingrediente principale e strumento di comunicazione a cui affidare il messaggio della storia.


Così succede in “Bad Moms” diretto da Jon Lucas e Scott Moore passati alla regia dopo aver sceneggiato tra gli altri il cult “Una notte da leoni” e per l’occasione prestatisi a una pochade che dapprima costruisce il perfetto campione di madre modello e casalinga disperata – una inedita e brava Mila Kunis – e poi si diverte a distruggerlo mettendolo alla gogna attraverso la ribellione di Amy Mitchell, cenerentola della Upper Class di Chicago tutta casa, scuola e lavoro che dopo aver cacciato il marito fedifrago ed essersi unita alle altrettanto stressate Kiki e Carla incomincia una crociata contro ogni sorta di perbenismo e di galateo. Ad andarci di mezzo è soprattutto l’associazione insegnanti – genitori presieduto dalla perfida Gendowlyn che nell’ambito dell’istituto scolastico si diverte a vessare chiunque ne ostacoli l’azione moralizzatrice e su cui prevedibilmente si riversa la puntuale vendetta delle cattive ragazze. Vivacizzata da un susseguirsi di sequenze in cui Amy e le amiche fanno a gara a chi la combina più grossa la trama “Bad Moms” dispensa una trasgressione più divertente che reale. Sotto la facciata irriverente a trionfare infatti sono proprio quei valori famigliari di cui il film sembrava voler cantare il de profundis, con tanto di lieto a suggellare la restaurazione dei principi inizialmente contestati.

mercoledì 26 ottobre 2016

Notizie da PlayStation Plus i Giochi di novembre 2016:

 

 

 Fonte

 

 

Oggi è stato pubblicato l'elenco dei videogiochi PlayStation Plus del mese di novembre. Dopo le indiscrezioni che circolavano oggi pomeriggio, alla fine l'elenco è stato ufficializzato e si è rivelato abbastanza diverso.

 

 Dall'elenco trapelato da Sony Asia, solo Everybody's Gone to the Rapture è stato confermato. Il gioco sarà disponibile per gli utenti PS4 per tutto il mese, insieme a The Deadly Tower of Monsters. Gli utenti PS3 potranno giocare a Dirt 3 e Costum Quest 2, mentre quelli PS Vita avranno a disposizione Letter Quest Remastered e Pumped BMX+.

PUBBLICATA PRIMA VIDEO GUIDA DI THE EVIL WITHIN " GIOCO HORROR "




CIAO RAGAZZI 

NON CONOSCEVO QUESTO STREPITOSO GIOCO HORROR, DEVO RINGRAZIARE LA MIA AMICA DANI, PER AVERMELO REGALATO :-) QUI PUBBLICO LA PRIMA VIDEO GUIDA DEL GIOCO!!

 




JACK REACHER 2: PUNTO DI NON RITORNO

Jack Reacher
di Edward Zwick
con Tom Cruise, Coby Smulders
Usa, 2016
genere, action
durata, 118'



Nel brand cinematografico imperniato sulle avventure di Jack Reacher a sorprendere non è tanto la tipologia del personaggio, prelevata di sana pianta dal modello del super soldato fuoriuscito dal sistema che agli inizi del nuovo millennio ha fatto le fortune dei vari Ethan Hunt e Jason Bourne, ne, per restare in tema di originalità, la banalità delle storie, sviluppate per lo più come pretesto per innescarne l’irriducibile efficacia. A maggior ragione non si può annoverare tra le sorprese la presenza davanti alla macchina da presa di un’icona come Tom Cruise, talmente calato nel ruolo (oltre alla saga di “Mission Impossible” appartengono alla categoria quelli di “Minority Report”, “Innocenti bugie” e “Operazione Valchiria” solo per citarne alcuni) da mettere a repentaglio la propria incolumità fisica con la volontà di girare in prima persona anche le scene più spericolate. Quello che invece prende in contropiede è il fatto di assistere alla visione di “Jack Reacher - Punto di non ritorno” senza ritrovarvi la voglia di stupire che altrove era servita da d’antidoto alla routine del meccanismo produttivo.

Rispetto a questa idea di cinema il nuovo capitolo dedicato alle imprese di Jack Reacher retrocede a mero prodotto televisivo e neanche dei più riusciti per via di un allestimento scenico e di una tecnica di ripresa paragonabili a certe serie tv americane degli anni 70 come “Starsky &  Hucht”, oppure a certi action movie anni 80 che ad un certo punto ebbero l’ardire di sfidare (sul piano commerciale) i colossi realizzati dai vari Simpson e Bruckheimer; parliamo di film come “Invasion USA” (che per una settimana fu sorprendentemente al primo posto del box office) ddi “Rombo di tuono” firmati da Joseph Zito il cui leading role Chuck Norris era chiamato ad agire in un contesto reso fittizio dalla sbrigativi delle riprese ma soprattutto dall’ingenuità della messinscena che spacciava per reali ambienti - come per esempio quello della giungla vietnamita - palesemente ricostruiti in studio. 



Con le dovute proporzioni  “Jack Reacher - Punto di non ritorno” offre allo spettatore lo stesso tipo di operazione; giocata al risparmio soprattutto nella costruzione delle inquadrature, per la maggior parte strette sul corpo degli attori e sprovviste di quell’ubiquità visuale che in prodotti di questo tipo sono espressione del senso di onnipotenza e dello spirito di fiducia di cui non solo il protagonista ma lo stesso film si fanno promotori. Senza i consueti movimenti di macchina (piani sequenza, dolly panoramiche e carrellate) per lo più sostituiti  dall'alternanza di campi e controcampi e con un montaggio ferocemente consequenziale  “Jack Reacher - Punto di non ritorno” risulta statico ed elementare e neanche per un momento capace di fare della sua visione un’esperienza immersiva e totalizzante alla maniera dei grandi blockbuster contemporanei. Edward Zick, che aveva guidato Cruise ne “L’ultimo samurai” si affida ancora una volta a lui per tenere desta l’empatia dello spettatore ma in questa nuova uscita l’attore lascia da parte il suo sorriso smagliante e il vitalismo a tutto campo per dare vita a un’interpretazione malinconica e pensierosa - in linea con il carattere di Reacher - con cui Cruise sembra aprirsi la strada per ruoli più consoni alla sua età, meno fisici e più maturi. Non è forse un caso che messo a confronto con la bella di turno (la Coble Smulders di “How I Meet Your Mother”) il suo personaggio pur essendone visibilmente attratto si limiti a qualche schermaglia verbale e niente più. Forse per l’attore è venuto il momento di cambiare o più probabilmente “Jack Reacher - Il punto di non ritorno”) è solo un film riuscito meno bene degli altri. 

Nintendo Switch. Mi sa tanto di Sola?

 

 

Sommario di  




In questo momento mi sento come una di quelle anime disperate all’angolino durante la festa del secolo. Sono lì che sorseggio il mio drink analcolico mentre gli altri hanno mollato i freni inibitori: le coppie si giurano amore eterno, i timidoni prendono coraggio e protendono le labbra alla ricerca di un bacio che, come per magia, gli arriva. E io sono lì che guardo, e mi chiedo perché non mi sto divertendo come gli altri. Forse perché so che questo è soltanto l’ennesimo biglietto d’oro per il Paese dei Balocchi, e io ho un armadio pieno di orecchie d’asino.

 

 

Clicca sulla foto in Basso per leggere interamente l'articolo su Nintedo Switch 

 

 

 

 

martedì 25 ottobre 2016

DOMENICA 30 OTTOBRE INIZIA LA VIDEO GUIDA PERSONALIZZATA DI FALLOUT 4 + DLC





CIAO RAGAZZI 



HO COMPRATO LA VERSIONE DIGITALIZZATA DI FALLOUT 4, DOMENICA 30 OTTOBRE INIZIERÒ LA MIA VIDEO GUIDA PERSONALIZZATA DOVE VI MOSTRERÒ TUTTO AL 100% 



VI MOSTRERÒ  COME ESPLORARE TUTTA LA MAPPA E I MARI DI FALLOUT 

VI MOSTRERÒ TUTTO ANCHE NEI DLC 



QUI DOMENICA 30 OTTOBRE ALLE 10:00 SI INIZIA " CO SARANNO TANTE DIRETTE LIVE " LE DIRETTE AVRANNO 3 ORE DI TRASMISSIONE AL GIORNO" 

 

 

 




OGGI 3 DIRETTE LIVE " STYX - THE DIVISION - THE EVIL WITHIN " LEGGI GLI ORARI





CIAO RAGAZZI



ALLE 15:00 SI PARTE CON STYX MASTER OF SHADOWS " DOVREI ESSERE AL GRAN FINALE IN MODALITÀ GOBLIN " 



POI PASSEREMO A THEDIVISION DOVE SPIEGHERÒ UN SACCO DI COSE UTILI SUL GIOCO " NON MANCATE VI ASPETTO " 



STASERA ALLE 20:30 GIOCHERÒ CON THE EVIL WITHIN  UN BEL GIOCO HORROR NON MANCATE GENTE VI ASPETTO 





PUBBLICATO 2 VIDEO GUIDE DI DARL SOULS 3 ASHES OF ARIANDEL FINITO AL 100%



CIAO RAGAZZI 

FINITO DLC DI DARK SOULS 3 ASHES OF ARIANDEL AL 100% SCOPRENDO TUTTO, CHE DIRE DI QUESTO DLC GLI DÒ UN VOTO 9 IL BOSS FINALE È UN GRANDISSIMO BASTARDO!! 

 

 

 

FESTA DEL CINEMA DI ROMA: MARIA PER ROMA

Maria per Roma
di Karen Di Porto
con Karen Di Porto, Andrea Planamente, Bruno Pavoncello
Italia, 2016
genere, drammatico
durata, 93' 




Due brevi sequenze separate da un rapido stacco fanno da preludio alla vicenda di "Maria per Roma", opera prima di Karen Di Porto. Nella prima, ambientata all'interno di una camera da letto vediamo la protagonista ancora bambina ripresa di spalle mentre viene ammonita dal padre circa l'importanza di rimanere indipendente dal punto vista economico e sull'importanza di sapersela cavare con le proprie forze. A seguire un altro spaccato di vita domestica: questa volta a occupare la scena è un nuovo sodalizio che ci mostra la bambina divenuta adulta insieme alla cagnetta che le fa compagnia mentre è impegnata in una telefonata di lavoro. L'utilità di soffermarsi sui frame iniziali di "Maria per Roma" è duplice: da una parte le prime immagini svolgono una funzione introduttiva del personaggio interpretato dalla stessa regista, spiegandone per quale ragione il proprio alter ego preferisca un lavoro ("Key Holder" per una società immobiliare, in pratica addetta al check in/out di alloggi affittati ai turisti) frenetico e stressante che la porta a correre senza sosta da una parte all'altra della città impedendole di concentrarsi a pieno alla passione per la recitazione piuttosto che farsi mantenere con i soldi di una madre ansiosa e oppressiva che la vorrebbe dedita ad attività cosiddette "normali". E in un altro senso sono rivelatrici di una solitudine esistenziale scongiurata solo in parte dalla presenza dell'adorata bestiola verso cui la donna, come avremo modo di vedere nel corso della visione, nutre un'empatia che non ha paragoni rispetto a quella riservata agli esseri umani.


Esiste poi una lettura meno evidente ma altrettanto significativa dello stesso argomento che riguarda le caratteristiche di una messinscena che all'opposto di quanto fatto per i contenuti preferisce una rappresentazione in sottotono e quasi neutra nella scelta iconografica degli elementi messi in campo da cui, se pure volessimo, non è possibile dedurre nulla a parte il fatto di trovarsi in un ambiente abitativo. Ora avendo in mente quanto abbiamo appena detto e iniziando a seguire la protagonista nel suotourbillon metropolitano lo spettatore si accorgerà che con il proseguo del film i rapporti tra il soggetto della storia e la forma in cui la Di Porto la traduce è destinato a invertirsi poiché rispetto ai dettagli appresi a proposito della protagonista - che sono minimali alla pari di quelli dei vari personaggi e che soprattutto aggiungono poco o nulla rispetto a ciò che avevamo appreso in precedenza - si assiste ad un trionfo di particolari topografici relativi al centro storico e mondano della città capitolina visitati e soprattutto inquadrati con una riconoscibilità che non si vedeva dai tempi della grande bellezza sorrentiniana. Certo, rispetto al film del regista napoletano quello della Di Porto entra in dialettica con la storia del luogo senza alcuna profondità di riflessione che non sia quella possibile) di registrare l'indifferenza del paesaggio o meglio lo scollamento tra la magnificenza e l'eleganza degli spazi considerati e la simpatica e melanconica insipienza di chi li abita. Un'umanità sfasata e talvolta un po' cialtrona, quella descritta da "Maria per Roma", che la regista mette in rapporto con la mancanza di ragionevolezza di un'esistenza destinata - come vediamo nell'epilogo finale - a girare a vuoto (Il titolo del film nel gergo romano esprime questo stesso concetto) e di cui è possibile apprezzare la misura della disfatta non tanto nel tono tragicomico di certe situazioni - per esempio quella prevista nel party in cui Maria dovrebbe trovare riscontro degli esiti favorevoli del provino effettuato qualche ora prima - bensì nella costruzione aperta delle singole scene che risolvono solo parzialmente le logiche narrative per le quali sembrano nate; come accade nei confronti del personaggio interpretato da Andrea Planamente, forse spasimante non corrisposto di Maria, forse semplice amico e compartecipe delle disgrazie della ragazza ma comunque indirizzato verso un nulla di fatto rispetto al tentativo di dichiarare le cause del suo interessamento nei confronti dell'amica.


Detto che "Maria per Roma" nel fare suoi i segni più tradizionali della capitale romana si pone in controtendenza rispetto alle abitudine dell'ultimo cinema d'autore di rifuggirli e di sostituirli con quelli tipici del territorio periferico e che nel mostrarla quasi sempre occupata dai turisti prende atto della gentrificazione che nel giro di qualche anno ha visto all'incirca diecimila persone abbandonare le zone più centrali della capitale per andare a vivere altrove, sul taccuino degli appunti rimane più che altro la percezione di una regia corretta ma incapace di dare consistenza allo stile episodico e frammentato delroad movie scritto dalla stessa Di Porto Segnalato da Antonio Monda come uno dei titoli più interessanti della Festa del cinema, "Maria per Roma" non rende merito alle profezie dell'illustre sponsor.
Pubblicata su ondacinema.it

lunedì 24 ottobre 2016

News: Tra qualche ora, Ubisoft pubblicherà l'attesissimo aggiornamento 1.4 per l'MMO The Division.

 

 Fonte

 

 

Tra qualche ora, nella giornata del 25 ottobre, Ubisoft pubblicherà l'attesissimo aggiornamento 1.4 per l'MMO The Division.

Come sottolinea Game Informer, la patch servirà per sistemare e limare molte delle principali meccaniche del gioco, con lo scopo di tenere unità la comunità attiva e attirare nuovi giocatori.

 Sul sito ufficiale potete trovare il change log completo della patch, ma non scordatevi di leggere il nostro articolo con tutte le novità dell'aggiornamento 1.4 di The Division spiegate nel dettaglio.

OGGI ALLE 09:00 AM DIRETTA LIVE DI DARK SOULS 3 ASHES OF ARIANDEL " NON MANCATE GENTE "



FINALMENTE CI SIAMO NON VEDO L'ORA DI GIOCARCI DI SCOPRIRE TUTTO, LE NUOVI ARMI, I NUOVI SET, MA QUELLO CHE MI INTERESSI CHE SIA DIFFICILE VOGLIO UNA SFIDA SERIA " IL MIO GUERRIERO VUOLE AVVERSARI FORTI CHE LO IMPEGNINO SERIAMENTE " MA STAREMO AVVEDERE NON MANCATE GENTE QUI IL CANALE 




GAMEPLAY1973CHANNAL 

INFERNO

Inferno
di Ron Howard
con Tom Hanks, Felicity Jones, Irrfan Khan
Italia, USA, 2016 
genere, thriller
durata, 121'


Lo studioso di simbologia professor Langdon si risveglia in una stanza di ospedale a Firenze. È ferito alla testa, ha ricordi estremamente confusi e non sa perché si trova nel capoluogo toscano. Quando una donna vestita da carabiniere fa irruzione nella casa di cura non gli resta che fuggire con l'aiuto, della giovane dottoressa Sienna Brooks. Alla base di tutto c'è un genio della genetica che ha deciso di salvare l'umanità dalla sua altrimenti inevitabile dissoluzione, diffondendo un virus che riduca drasticamente il numero degli abitanti della Terra. Esattamente dieci anni fa con "Il codice Da Vinci" aveva inizio il sodalizio tra Dan Brown e Ron Howard, proseguito nel 2009 con "Angeli e Demoni". Meno enigmatica dei precedenti "Il codice Da Vinci" e "Angeli e Demoni", più vorticosa nella successione di eventi e con un ritmo sostenuto, la nuova avventura è ambientata a Firenze per buoni due terzi di storia, prima di traslocare a Venezia e Istanbul. Il regista Ron Howard si lascia sedurre senza opporre resistenza dai colori e dal profilo rinascimentale del capoluogo toscano. Pur non trattandosi di uno dei recenti documentari che esaltano la bellezza della città dettaglio per dettaglio, "Inferno" tratta Firenze con i guanti, con spettacolari riprese aeree e veloci passaggi tra il Giardino di Boboli, il Corridoio Vasariano, gli Uffizi e Palazzo Vecchio. 


Dal punto di vista estetico questa serie di film non ha mai deluso, grazie alla chiamata alle arti da parte dello scrittore e al gusto visivo del regista. I contenuti invece, piegando i fatti storici e i segreti artistici alle esigenze narrative, non hanno sempre prodotto la necessaria serietà richiesta dal contesto. "Inferno" tenta di essere epico come i film che l'hanno preceduto: dopotutto anche senza elementi religiosi c'è un miliardario fuori di senno che vuole dimezzare la popolazione mondiale liberando un virus letale. Ciò che meglio aiuta il piacere della visione è l'azione, sostenuta e in costante progressione. Tom Hanks è il professionista che conosciamo, Felicity Jones una degna controparte nel ruolo della dottoressa che lo aiuta, Omar Sy verosimile nel suo primo ruolo significativamente serio. Merita una nota a parte l'attore Irrfan Khan che, grazie anche all'ambiguità del suo personaggio, sfodera più estensione interpretativa e fine humour. Tra arte italiana, piani diabolici, organizzazioni governative e segrete c'è anche spazio per l'amore, ritrovato o mal riposto, ma pur sempre amore.
Riccardo Supino

IL 25 OTTOBRE ALLE ORE 09:00 AM DIRETTA LIVE DI DARK SOULS 3 ASHES OF ARIANDEL






ALLORA RAGAZZI IL 25 OTTOBRE ALLE O9:00 DEL MATTINO SI INIZIA IL VIAGGIO NEL NUOVO DLC DARK SOULS 3 ASHES OF ARIANDEL VI ASPETTO NON MANCATE!! 

PUBBLICATE 1O VIDEO GUIDE DI STYX MASTER OF SHADOWS " DUE CAPITOLI ALLA FINE "



CIAO RAGAZZI


MANCANO SOLO DUE CAPITOLI ALLA FINE DI STYX MASTER OF SHADOWS IN MODALITÀ GOBLIN QUI SOTTO ALLEGO I 10 VIDEO PUBBLICATI .-) 




domenica 23 ottobre 2016

LA FOTO DELLA SETTIMANA

























Captain Fantastic di Matt Ross (USA, 2015)

FESTA DEL CINEMA DI ROMA: INTO THE INFERNO


Into the inferno
di, Werner Herzog
genere, documentario
USA, Austria 2016 - 
durata, 105'


Time enough to rot"
- D.Thomas -




In contrasto con una tendenza piuttosto diffusa (e piuttosto consolatoria) del documentario naturalistico-antropomorfico, ancorata di preferenza alle cadenze di una soave quanto dolcemente ammonitrice voce femminile chiamata a dareespressività alla Natura come entità partecipe e non mero sfondo, l'attitudine lucida e franca di un viaggiatore e osservatore instancabile come W.Herzog tronca alla radice qualunque ipotesi d'indulgente mediazione e col suo tipico - benché un tanto ammorbidito dagli anni - atteggiamento romantico/agonistico, affronta l'ordo rerum nell'unico modo sensato e leale per uno che davanti alle sfide non si è mai tirato indietro: lasciar parlare il mondo fisico e disporsi all'ascolto, riservandosi un angolo franco dal quale organizzare la trama di una riflessione e promuovere interrogativi.

Proprio la reiterazione di tale prassi consente di portare a compimento l'ultima avventura in ordine di tempo, in cui l'autore tedesco - per il tramite dell'incontro, da un lato, con la piattaforma Netflix; dall'altro, con le suggestioni di un testo come "Eruptions that shook the world" e la partecipazione del suo autore, il vulcanologo di Cambridge, Clive Oppenheimer - torna a curiosare e a meditare in giro per il mondo sulla colossale potenza, l'inquietante bellezza, l'antica rilevanza simbolica, spirituale ed emotiva, dei maggiori sistemi vulcanici attivi. Già ai tempi de "La Soufrière" (1977), infatti, Herzog non aveva esitato a precipitarsi là dove (La Guadalupa) la Terra aveva deciso di scrollarsi di dosso tregue di apparenti stabilità, concetto, quest'ultimo, la cui scivolosa malìa (ma sarebbe più opportuno dire ostinata illusione) scorre al fondo dell'ennesima peregrinazione cinematografica - stavolta le Isole Ambrym, Vanuatu; il Monte Merapi, Indonesia; l'Erta Ale in Dancalia, Etiopia; le Isole Westman, Islanda; il Monte Paektu in Corea del Nord, per tornare, infine, all'arcipelago Vanuatu, presso le Isole Tanna - all'inseguimento di un'analogia multiforme e ricorrente che avvicina, nel caso, le perturbazioni imprevedibili del magma ribollente al sovrapporsi caotico delle aspirazioni e dei progetti umani; agli scarti ambigui delle intuizioni della scienza e della tecnica: alle ripercussioni oramai incontrollabili della pervasività ossessiva del denaro e degl'interessi... 



Il passo tenuto da Herzog procede allora sulla direttrice che mantiene in costante attrito la materia propriamente naturalistica - indifferente al decorso delle vicissitudini individuali; regolantesi secondo schemi che, a prima vista, vincolati al giogo di una cieca distruzione, sul medio-lungo periodo svelano una concorde tendenza all'equilibrio, tale da sollecitare da millenni la speranza di un'armonia superiore - e quella di matrice culturale - via via che le tappe si susseguono viene alla superficie, oltre al cambiamento a volte radicale a cui i processi geologici hanno sottoposto i territori, il retaggio primevo di culti, leggende, miti, visioni legati alla presenza viva dei vulcani - in un dialogo stretto che, letto in controluce mostra, a mo' di denominatore comune, la medesima persuasione in base alla quale il precipitarsi arroventato delle nubi piroclastiche, il gorgoglìo del magma, il fluire dell'acqua rossa verso l'acqua blu, quella degli Oceani, partecipa di un unico movimento riuscito, in miliardi di anni e col concorso di altre forze, a coniugare la continuità nella trasformazione. Per tale motivo, la stessa allusione contenuta nel titolo dell'opera va letta più in riferimento alle catastrofi volute e costruite dalla specie sedicente sapiens (nonché, tra l'altro, da essa puntualmente replicate nei secoli, aggiungendo così all'inferno dell'esistenza un elemento che si potrebbe definire grottesco se non fosse, in realtà, solo tragico), che ai rivolgimenti periodici tanto violenti quanto alla fin fine necessari per distinguere un organismo senziente da una pietra inerte a spasso nello spazio. Prova ne è l'inserto - quasi un piccolo film a parte - dedicato alla Corea del Nord e girato a margine dell'esplorazione vulcanologica approdata, dopo innumerevoli controlli da parte delle autorità, al cospetto del sacro Monte Paektu, al fine di reperire dati aggiornati sul suo lavorìo interno. In questo paese un popolo intero, da tempo immemore e con l'aggravio di periodiche sanzioni internazionali, sopravvive isolato dal resto del mondo ostaggio di una volontà dispotica, plagiato da una propaganda talmente incessante e ottusa, conficcata a forza negli angoli più riposti del quotidiano, da avere assunto le sembianze di una specie d'ipnotico misticismo di massa, con tanto di pietose estasi di fronte alle onnipresenti effigi dell'uomo-del-destino di turno, Kim Jong-un. In presenza di questo girone dell'insensatezza, ecco che anche l'occhio del più impavido dei registi per un po' si fa cauto, perplesso, riflesso attonito di altri occhi, già vacui, quelli di bambini messi in fila a recitare e a cantare pantomime edificanti, inni patetici al popolo e al governo liberatore.


Ma, si sa, "è difficile distogliere lo sguardo dal fuoco", sia quello metaforico che quello materiale (in relazione al secondo, vedere per credere la ferita sempre aperta dell'Erta Ale). Più di tutto, nota Herzog, è arduo imparare a valutarne la reale pericolosità, in specie quando ci si è consegnati per intero all'ingannevole di una razionalità al tempo arrogante e inerme, capace di fronteggiare l'evidenza così banale ma ineludibile del progressivo sgretolarsi delle condizioni che hanno permesso la nostra permanenza sul pianeta col piglio atteggiato ad un'inebetita sufficienza, ad una distratta impermeabilità, a fronte di una saggezza (tale, si badi, non in virtù di un generico e vacuo primitivismo ma per la stratificazione nel tempo di dolorose memorie collettive) che fa dire al Capo Moses Mael - al termine della programmatica circolarità che ci riporta, come detto, quasi al punto di partenza, a Vanuatu ma presso le Isole Tanna - che "un giorno il grande vulcano erutterà e distruggerà questo mondo". 

Verrebbe da credergli non fosse che, probabilmente, non sarà il vulcano a fare la prima mossa.
TFK
 

sabato 22 ottobre 2016

NERUDA

Neruda di Pablo Larraìn
con Gael Garcia Bernal, Alfredo Castro, Pablo Derqui
Argentina, Cile, Spagna, Francia 2016
genere, drammatico
durata: 107' 



Cile, 1948. Il governo di Gabriel Gonzalez Videla, eletto grazie ai voti della sinistra, sceglie di abbracciare la politica statunitense e di condannare il comunismo alla clandestinità. Pablo Neruda, poeta, senatore e massima personalità artistica del Paese, avversa decisamente questa decisione, al punto da diventare il principale nemico dello Stato. In accordo con il partito comunista, Neruda sceglie l'esilio anziché il carcere, ma per riuscire a fuggire deve fare i conti con Oscar Peluchonneau, l'ispettore di polizia sguinzagliato contro di lui. Ogni possibile timore sull'approccio di Pablo Larrain alla materia scottante che riguarda il suo celebre omonimo, il poeta Neruda, risulta totalmente privo di fondamento. Il crudo e nozionistico realismo non viene mai preso in considerazione, a dispetto del laconico titolo che si limita al cognome del protagonista. La prima e folgorante sequenza è già indicativa. Con un interessante gioco di angolazioni dell'inquadratura e di sfruttamento degli spazi, il regista illustra la capacità oratoria di Neruda e l'unione di invidia e risentimento verso di lui che monta presso i suoi nemici. Anima e voce dello spirito identitario cileno, Pablo Neruda è come se preludesse, con la sua poesia di ribellione e di intenso amore per la vita, alle vicende tragiche, future per lui ma passate per Larrain, di un popolo glorioso e insieme macchiato dall'infamia.



Ripensando alla filmografia del regista cileno, Neruda diviene spirito guida della precedente trilogia: il migliore rappresentante di quel peculiare modo di intendere la vita che è proprio della gente andina. E anche su questa sua natura di primus inter pares anche tra i rivoluzionari, la scintillante sceneggiatura di Guillermo Calderón scaglia dardi avvelenati, pregni del senso di amarezza che vive chi ha inseguito il sogno di un mondo migliore e ha assistito alle macerie del pallido surrogato di quel sogno. Quasi nessuno nella sinistra si interrogava, nel 1948, sulla veridicità del verbo staliniano. Nessuno può fare a meno di farlo nel 2016. Prima ancora che artista, infatti, Neruda era comunista, in linea con la dottrina marxista del primato della politica. E Calderón tende a non farlo mai dimenticare, riempiendo lo script di innumerevoli citazioni del vocabolo "comunista", come se fosse divenuta una bestemmia, a seguito dell'americanizzazione del linguaggio universale che ha contraddistinto gli ultimi decenni. Larraìn si conferma cantore ineguagliabile della storia del suo Paese e delle sue molteplici contraddizioni, capace in ogni occasione di adottare un registro differente: cruda provocazione in "Tony Manero", l'astrazione del marketing dalla tragedia in "No - I giorni dell'arcobaleno". Per "Neruda" sceglie l'estetica del cinema noir classico americano e la cala in un contesto quasi onirico, leggero e veloce come i versi del poeta, magari pronunciati in un bordello di quart'ordine tra fiumi di alcol. I movimenti di macchina sono talora bruschi, talora fluidi: provano a replicare l'alternanza di emozioni dei personaggi, senza mai aderire, in un modo che sarebbe stato troppo prevedibile, alla soggettiva dell'uno o dell'altro protagonista. 
Riccardo Supino


La prospettiva è sempre originale, asimmetrica, spesso inverosimile. Il crescendo conduce progressivamente verso un confronto tra due uomini che si temono e si rispettano, benché sia chiaro fin dall'inizio come uno dei due sia subalterno rispetto all'altro. L'ispettore inventato come nemesi ideale del poeta è personaggio fittizio in ogni suo aspetto, lo scarto definitivo da ogni residuo di realismo. Su di lui si abbatte una sindrome da Pat Garrett, una fascinazione insopprimibile per la figura di Pablo Neruda. Un'ossessione per la sua cattura che, più che altro, è dimostrazione a se stesso di volerlo e poterlo catturare e di essere all'altezza del suo rispetto, come uomo e come artista. Una interessante figura ai margini della storia, che rifiuta l'uscita di scena, specie come personaggio secondario. E che condisce di lieve ironia un epilogo sensazionale visivamente, è straordinario il lavoro del direttore della fotografia Sergio Armstrong, e narrativamente. Larrain con "Neruda" trova l'equilibrio perfetto tra esigenza di verità sugli eventi drammatici che hanno caratterizzato la storia cilena e narrazione allegorica. Realismo nei fatti, onirismo nella forma, in un mirabile connubio.

VENEZIA 73: PIUMA

Piuma
di Roan Johnson
con Luigi Fedele, Blu Yoshimi, Michela Cescon, Sergio Pierattini, Brando Placido 
Italia 2016
genere, commedia
durata, 98'


Nello stabilire i criteri di giudizio nei confronti dei film prima o poi ci si dovrà chiarire le idee mettendosi d'accordo una volta per tutte sui criteri che stanno alla base dell'analisi critica: e cioè se a contare di più siano le qualità intrinseche di un'opera, quelle che di solito ci fanno uscire dalla sala contenti di avere visto un bel film oppure il fatto che, nonostante questo, a fare la differenza continui ad essere - almeno nei festival - la fortuna di poter contare sulla gravità del tono e magari sulla presenza di riferimenti culturali e cinematografici di riconosciuto spessore. Una differenza non da poco perché, se a prevalere fosse la seconda ipotesi, sarebbero giustificati i commenti negativi ascoltati subito dopo la proiezione di "Piuma" - secondo italiano in concorso alla Mostra -, quasi tutti unanimi nel sottolinearne come difetto le caratteristiche di leggerezza - d'impianto, di tono e di genere (la commedia) - che indubbiamente appartengono alla regia di Roan Johnson. Al contrario chi scrive, propendendo per la prima opzione, ha tirato un sospiro di sollievo quando al termine dei titoli di coda ha potuto constatare che, l'impressione di trovarsi di fronte a un'opera coinvolgente e in grado di far riflettere il pubblico senza l'ausilio dei massimi sistemi, era stata corroborata da due ore di puro divertimento.

Sulla falsa riga di ciò che accadeva in "Juno" di Jason Reitman, con cui il lungometraggio di Roan Johnson condivide molto di più che lo stile delle lettere utilizzate per i titoli di testa e di coda, il tema che sta a monte alla storia di "Piuma" è quello della responsabilità messa in circolo dalla gravidanza inattesa di Cate (Blu Yoshimi Di Martino) che, a pochi giorni dagli esami di maturità e alla vigilia delle meritate vacanze estive, scopre di essere in attesa del figlio di Ferro (Luigi Fedele), il coetaneo con cui è da sempre fidanzata. A esserne consapevoli sono prima di tutto i diretti interessati, inizialmente disposti a farsi carico delle difficoltà derivanti dalla decisione di portare avanti la gestazione, e poi, dopo una serie di disavventure a lieto fine, convinti che la decisione migliore sia quella di dare in adozione il nascituro. Come pure i genitori e in primis quelli di Ferro, Franco e Carla, cui spetta non solo il sostegno materiale, ma anche il compito di fare da cuscinetto ai saliscendi emotivi e agli smacchi esistenziali che scandiranno il tempo dell'attesa. La condivisione - di intenti e di ideali - ovviamente è più facile a parole che nei fatti e nelle mani del regista e dei suoi sceneggiatori diventa la scintilla per un corto circuito che metterà in crisi la vita di coppia delle parti in causa.

L'intelligenza di Johnson è quella di non limitarsi al semplice confronto/scontro generazionale, ma di dimostrare che, indipendentemente dall'età anagrafica, i dubbi e le paure, così come i gesti di maturità, sono intercambiabili e presenti da entrambe le parti. In questo modo il piacere del film deriva non solo dalla simpatia dei personaggi e dall'alchimia con cui gli attori sono capaci di metterli in relazione, ma soprattutto dal fatto di vedere assegnate competenze e comportamenti che di solito spetterebbero alla controparte. E quindi assistiamo a Ferro e Cate che, nel loro agire, si comportano con la maturità dei genitori, all'opposto di questi ultimi che "Piuma" spesso tratteggia con inadeguatezza e rimostranze adolescenziali. Allievo di Paolo Virzì e Francesco Bruni, il film di Johnson potrebbe essere l'"Ovosodo" del nuovo secolo, se non fosse che in questo caso il cinema del regista pisano (vedasi le sequenze oniriche e surreali, in cui Cate e Ferro nuotano per le vie della città) guarda più di una volta ai lavori provenienti dalla cinematografia indipendente americana. Con un pizzico d'amore in più nei confronti di personaggi che dal primo all'ultimo non si può non sentire compagni di quella divertente e drammatica avventura esistenziale che è la nostra vita.
(pubblicata su http://ift.tt/1OTkBh2 73 festival del cinema di Venezia)

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CIAO RAGAZZI 

 

 

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venerdì 21 ottobre 2016

FESTA DEL CINEMA DI ROMA: NAPLES '44

Naples '44
di Francesco Patierno
con Benedict Cumberbatch
Italia, 2016
genere, documentario
durata, 80' 


Lo andiamo scrivendo da tempo e perciò almeno su queste pagine non è la prima volta e non sarà l'ultima: nel nostro paese il documentario è diventato il territorio ideale per sperimentare e mettere a punto i dispositivi cinematografici più innovativi. Basterebbe, volendo, rammentarsi della qualità dei titoli che ogni anno si aggiungono alla lista dei migliori esempi della categoria (lo scorso anno è toccato a "Bella e perduta" di Pietro Marcello) e soprattutto alle vittorie che da qualche tempo vedono il cinema del reale trionfare nei più importanti festival del mondo, com'è accaduto a Gianfranco Rosi vincitore dell'Orso d'oro 2016 con "Fuocoammare", appena scelto come candidato italiano per partecipare alla selezione dei film che si contenderanno l'Oscar per miglior lungometraggio in lingua straniera alla prossimi edizione degli Academy Awards. Una tendenza che, a pochi giorni dalla chiusura della Festa del cinema di Roma, trova conferma nella scelta di presentare nella sezione principale "Napoli '44", il nuovo lavoro che Francesco Patierno ha ricavato dalla pagine dell'omonimo libro di Norman Lewis.

Per chi non lo sapesse, Lewis arrivò in Italia nelle file dell'Esercito alleato partecipando allo sbarco di Salerno e successivamente in qualità di traduttore (la conoscenza della lingua gli veniva dall'aver sposato una donna italiana) operò nel capoluogo campano dove, grazie a quell'incarico riuscì a intensificare i contatti con la popolazione locale di cui approfondì usi, costumi e tipologie umane, così come riportato nei suoi taccuini che successivamente confluiranno nelle pagine di un romanzo divenuto celebre. Circa quarant'anni dopo, Francesco Patierno ne riscopre la portata, decidendo di farne la sceneggiatura di un film che racconta la metropoli partenopea poco prima della fine del conflitto, quando l'euforia per la liberazione dal nemico nazista lascia il posto alle difficoltà legate alla fase di ricostruzione e di ritorno alla normalità. In questo modo, il punto di vista distaccato e partecipe tipico del cronista anglosassone, si incontra e si confonde con quello espresso dal regista napoletano attraverso l'ordito iconografico costituito dalla commistione di immagini d'archivio e inserti di fiction (in un rapporto di gran lunga favorevole alle prime) che ricostruisce la dimensione cittadina adattandosi al commento del testo recitato dall'attore britannico Benedict Cumberbatch. 


Come per magia, davanti agli occhi dello spettatore ciò che è antico - i filmati in bianco e nero consunti dal continuato esercizio - diventa nuovo, assumendo una forma che riesce ad essere al contempo documentaria, nella proposta del dato storico e antropologico di una civiltà ferita ma non sconfitta, e dignitosamente poetica, nella trasfigurazione universale della città distrutta dai bombardamenti che anticipa il futuro delle guerre contemporanee. Alla stregua dei Ricci Lucchi e Gianikian di "Pays Barbarie", sebbene con un'operazione meno radicale e maggiormente fruibile, Patierno va oltre l'atto di archeologia cinematografica corrispondente al recupero e alla restaurazione del materiale filmico, per lavorare sul significato stesso dei fotogrammi. Valgano, tra i tanti spezzoni di film ("Le quattro giornate di Napoli", "Paisa", "Chi si ferma è perduto", "La pelle") inseriti all'interno della storia, quelli dedicati agli assoli del grande Totò destinati, per assonanza o per contrasto, ad amplificare o diminuire il sentimento del tragico e lo struggimento derivato dal commento di Lewis. Terzo dei titoli italiani inseriti nella selezione ufficiale, "Naples '44" risulta a sorpresa quello che meglio di tutti è capace di entrare in contatto con il perenne sentore di crisi che emana dal nostro tempo, riuscendo a convincerci fino in fondo, senza alcuna reticenza.
(pubblicata su ondacinema.it)

ACCENDETE LA PS4: ARRIVATA PATCH DARK SOULS III, CORREGGE LE EQUILIBRIO (GUARDA IL VIDEO)


 

FONTE



Dark Souls III sta per essere arricchito dalla prima espansione le Ceneri di Ariandel e per prepare il titolo al DLC, con un leggero anticipo, sarà introdotto un aggiornamento che modifica anche una delle statistiche più controverse del gioco: l'equilibrio.

Questa statistica svolge un ruolo fondamentale nel definire i colpi che il personaggio del giocatore può subire prima che si attivi l'animazione dello stordimento. Nel primo Dark Souls il funzionamento è piuttosto semplice e basilare. Si tratta di un valore, che può essere aumentato fino a 161 indossando l'armatura completa di Havel e l'Anello del Lupo. Ogni colpo subito contribuisce a diminuire questo valore e una volta raggiunto lo 0 si attiva l'animazione dello stordimento.

Quando il personaggio barcolla è impossibile eseguire qualsiasi azione e per qualche istante si è totalmente vulnerabili agli attacchi nemici, quindi si capisce quanto per i fan della saga sia importante conoscere e comprendere come funziona l'equilibrio.

 

 Tuttavia nell'ultimo RPG di From Software tale statistica è stata totalmente rivista, tanto che molti giocatori credevano che non funzionasse come dovrebbe a causa di un bug o di un errore di programmazione, invece non è così. Stavolta l'equilibrio inizia sempre da 100 punti e per ogni colpo subito diminuisce fino a scendere a 0, attivando così l'animazione dello stordimento.

 

 

Tuttavia più il valore della statistica è alto, minore è la diminuzione dell'equilibrio quando si è colpiti. Inoltre a seconda dell'arma usata bisogna considerare anche un moltiplicatore di 1x, 1,5x e 2x che si attiva durante l'animazione del nostro attacco. Nel primo caso il danno subito dall'equilibrio non varia, mentre nel secondo e nel terzo caso diminuisce rispettivamente del 25% e del 50%.

Per fare un esempio, se un attacco diminuisce il nostro equilibrio da 100 a 65, utilizzando un'armatura che ne aumenta il valore della statistica potrebbe diminuire solo a 70 punti. Inoltre se siamo colpiti mentre è attiva l'animazione dell'attacco con un'arma che ha un moltiplicatore di 2x, allora l'equilibrio è ridotto solo di 15 punti anziché 30, scendendo quindi a 85 e consentendoci di attaccare più volte prima di essere storditi.

Come avrete intuito l'equipaggiamento scelto svolge sempre un ruolo fondamentale ma, a differenza del passato, non influisce più in maniera lineare sull'equilibrio e bisogna considerare anche altri fattori che ne aumentano la complessità.

Questo modifica per quanto possa sembrare banale ha cambiato profondamente le meccaniche di gioco, soprattutto nelle sessioni PvP e molti giocatori non hanno gradito questo cambiamento. È per questo che From Software ha deciso di aggiustare l'equilibrio modificandone i valori.

Tra le note del prossimo aggiornamento possiamo infatti notare che "i valori della statistica saranno totalmente modificati. L'equilibrio sarà infatti più efficace con le armi e armature più pesanti". Non si tratta certamente di un passo indietro, dato che le meccaniche del gioco non subiscono alcun cambiamento, ma certamente la patch in arrivo cambierà ancora una volta le carte in tavola.

 

 

 

Guarda il Nuovo Trailer di Resident Evil: The Final Chapter





Il film parte subito dopo gli eventi di Resident Evil: Retribution. L’umanità è in ginocchio dopo che Alice è stata tradita da Wesker a Washington D.C. Unica sopravvissuta di quello che doveva essere l’ultimo conflitto tra uomini e zombie, Alice deve tornare dove l’incubo è cominciato: a Raccoon City, dove la Umbrella Corporation sta radunando le sue forze per l’ultima guerra contro i sopravvissuti all’apocalisse. In una corsa contro il tempo Alice si riunirà ai vecchi amici e ad un alleato improbabile per un’ultima battaglia piena d’azione contro le orde di non morti e nuovi mostri mutanti. Tra la perdita delle sue abilità sovrumane e l’imminente attacco della Umbrella, questa sarà l’avventura più ardua per Alice, destinata a combattere per salvare l’umanità sull’orlo dell’oblio.