martedì 16 agosto 2016

LOCARNO 69: WET WOMAN IN THE WIND

WET WOMAN IN THE WIND
di Akihiko Shiota
con Yuki Mamiya, Tasuku Nagaoka
genere, erotico, commedia
Giappone, 2016
durata, 77' 





All'inizio c'era il "roman porno"

Il decimo film del regista Akihiko Shiota è stato prodotto dalla Nikkatsu, antica casa di produzione del Sol Levante (attiva dal 1912) che, durante gli anni 70, proprio per rilanciare il cinema in crisi per lo strapotere della televisione, inventò il genere softcore definito "roman porno" ("roman" contrazione della parola "romantic"). Il roman porno ebbe i suoi anni d'oro fino alla fine degli anni 80 e, come ha dettagliato il regista durante la conferenza stampa al Festival del Film a Locarno, aveva poche regole ben precise: lavorazione di sette-dieci giorni, una durata massima di 80' e almeno una scena erotica ogni 10'; per il resto, l'autore aveva massima libertà espressiva. Accettando la sfida proposta dalla Nikkatsu, che, per festeggiare l'anniversario della nascita del genere, ha invitato cinque registi a dirigere un film (ci sono anche Sion Sono, Hideo Nakata, Isao Yukisada e Kazuya Shiraishi), Shiota ha scritto la sceneggiatura in soli sette giorni e ha girato il film in altrettanto tempo con un gruppo di giovani attori che all'epoca non erano ancora nati e non conoscevano questo genere. In particolare, il protagonista maschile Tasuku Nagaoka ha confessato di essere specializzato in film di azione e ha interpretato le scene erotiche come se lo fossero. Del resto, "Wet Woman In The Wind" è estremamente movimentato, e il confronto-scontro tra il commediografo Kosuke (Tasuku Nagaoka), isolatosi in un bosco vicino a un lago, per attraversare un periodo di crisi creativa ed esistenziale, con la ragazza apparsa dal nulla Shiori (la bella e brava Yuki Mamiya), appare come un lungo duello tra i due (anche nelle scene erotiche, dove il confronto corporeo è spinto allo scontro fisico tra i due personaggi).

Sesso e creatività
Il regista nipponico ha affrontato il registro erotico in modo gioioso, giocando sull'ironia dei comportamenti dispettosi di Shiori che, fin dalle prime sequenze, inizia a importunare Kosuke non volendone sapere di lei, chiuso nel suo momento contemplativo ed eremitico. Il sesso in "Wet Woman In The Wind" viene messo in scena in modo creativo, a tratti grottesco: come durante l'accoppiamento tra i due, quando crolla la baracca in cui vive Kosuke e Shiori taglia un telo per uscire fuori fino alla vita per continuare il rapporto sessuale; oppure, durante una notte, dopo l'arrivo della compagnia teatrale per cui lavora Kosuke, si assiste a incroci di partner che sfociano in un rapporto lesbico tra Shiori e la regista di Kosuke (ed ex-amante), in un duello a distanza tra i due protagonisti sublimato nelle rispettiveperformance sessuali.
Se fin dall'inizio le dimensioni spaziali sono ben definite - il lago, il sentiero, un locale di generi vari - soprattutto la radura circolare con la baracca, in cui vive Kosuke in mezzo al bosco, diventa il luogo principale della messa in scena, sublimata dall'arrivo dei colleghi del commediografo (la regista, la sua assistente e quattro attori) che a loro volta effettuano le prove del nuovo spettacolo di fronte a uno svogliato Kosuke e un'irriverente Shiori, provocatoria fino a definire la regista e gli attori incapaci e senza una reale empatia con un possibile pubblico. Il gioco di una mise in abyme tra cinema e teatro (con assonanze alle commedie shakespeariane) viene reso da una macchina da presa in movimento circolare e da un montaggio che passa dal campo medio a primi piani con stacchi precisi ma oggettivanti, senza prendere mai il punto di vista di uno dei personaggi. La sensazione ottenuta è di essere in platea con gli attori che recitano sul palco, dove lo sguardo è quello dell'autore giapponese in modalità frontale, dove spesso inquadrati ci sono sempre coppie di personaggi che agiscono o dialogano con lo sguardo a un possibile pubblico, ma senza eccedere né esplicitarlo fino in fondo, così da salvaguardare la distanza tra gli attori e lo spettatore. Il sesso quindi diventa motore dell'atto creativo, liberazione della fantasia e ritorno alla vita da parte di Kosuke e presa di coscienza delle personali potenzialità di tutti i personaggi che, in qualche modo, dopo l'incontro-scontro con Shiori sono liberati dai legacci della convenzionalità e del moralismo.



Kami e simbologia mitologica

Shiota, sempre durante la conferenza stampa sopracitata, ha riferito di essere stato chiamato dalla Nikkatsu mentre era al lavoro su un altro progetto, dove stava studiando temi mitologici. Questa è la conferma del travaso di alcune esperienze pregresse, vista l'entrata in scena nell'incipit, e le dinamiche seguenti, del personaggio di Shiori. La ragazza appare all'improvviso dal nulla nell'inquadratura, proveniente da destra, su una bicicletta, gettandosi nel lago, mentre Kosuke è seduto (ripreso di spalle) mentre legge un libro. La ragazza fuoriesce dall'acqua e si toglie la maglietta e strizzandola e mostrando i seni all'interdetto commediografo, chiedendogli subito se può ospitarla. Ovviamente lui dice no e se ne va e da qui inizia il tormento di Shiori con continue provocazioni fisiche di ogni genere nei confronti di Kosuke.
Nella mitologia giapponese esistono circa ottomila kami (divinità o spiriti) e potremmo dire che Shiori è un incrocio tra Kappa, divinità del lago e del fiume, dispettoso e irriverente, dalla forma di rana oppure di scimmia, e Kitsune, una volpe mutaforma che può prendere sembianze umane. Del resto, dalla radio apprendiamo la notizia che una tigre è scappata e si sente il suo ruggito nella foresta sempre quando Shiori scompare o appare (suono diegetico ma fuori campo). Questa rivisitazione e ammodernamento di temi mitologici è il sotto testo principale del film, che fornisce una chiave di lettura favolistica dell'opera del regista nipponico. Dà anche una possibile spiegazione al comportamento del personaggio e ancora di più una conferma della "teatralità" della messa in scena. E quando Kosuke decide di ritornare alla civiltà e gli altri personaggi trovano la loro nuova strada per compiere i propri desideri, Shiori scompare e apprendiamo dalla radio che la tigre è stata catturata. La mitologia si è liberata per pochi minuti per scatenare l'atto creativo dell'autore per poi essere nuovamente rinchiusa quando tutto è finito.
"Wet Woman In The Wind" si rivela un'opera piena di vitalità creativa, piacevole alla visione e ricca di contenuti, in un corpo filmico allo stesso tempo lieve e concentrato. Una sorpresa del Concorso Internazionale e speriamo che la giuria se ne accorga e gli conceda almeno un premio (meritato).
Antonio Pettierre
(pubblicato su ondacinema.it)

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