The Elevato
di Massimo Coglitore
con Caroline Goodall, James Parks, Burt Young
Italia, 2013
genere thriller
durata, 93’
“The Elevator” ovvero la storia di una donna, che seguendo un piano preparato nei minimi dettagli, blocca dentro un ascensore un famoso showman americano che lei è sicura sia responsabile di un crimine. Il film è una bella opera prima del regista siciliano Massimo Coglitore che ha debuttato al cinema il 20 giugno, distribuito da Europictures. “The Elevator” è una coraggiosa produzione di Riccardo Neri con la Lupin Film. “The Elevator” è racchiuso nei due personaggi che si trovano a dover spartire silenzi, paure e angosce dentro la cabina metallica di un ascensore. Grande prova recitativa dei due protagonisti Caroline Goodall che trasmette al pubblico la stessa paura che emana al malcapitato uomo e un bravissimo James Parks, che interpreta la parte con notevoli cambi di direzione. E’ un thriller psicologico oppressivo, raro evento per il cinema italiano, che toglie l’aria senza essere claustrofobico, che vive sull’enigmaticità di vittima e carnefice. Una battaglia sullo sfinimento dell’altro, accusandosi e negando ciò che per l’altro è realtà. E’ difficile distinguere la vera natura dei personaggi per lo spettatore, continuamente rimbalzati fra il ruolo di accusatore e accusato, di ricattatore e ricattato. Un film dentro un unico ambiente, escludendo ogni via d’uscita dalla schiacciante situazione che permette al pubblico di seguire i dialoghi, le espressioni del volto e le movenze, come stessimo assistendo a una pièce teatrale, come se fossimo una giura popolare, come ha detto lo stesso regista. Non esiste infatti la maliziosa complicità nel conoscere in anticipo la verità, bensì viviamo la storia come personaggi interni all’ambiente, ma estranei ai fatti. Ciò che viene posto davanti ai nostri occhi è una serie di violenze psicologiche, più che fisiche, e questo dà molta eleganza al film, al fine di ottenere una confessione, una verità atroce. Nel fare questo però lo spettatore è ignaro della verità e non può fare altro che affidarsi al racconto folle e “violento” di lei, oppure al continuo proclamarsi innocente dell’accusato.
“The Elevator” fa subito venire in mente film come “La Morte e la fanciulla” di Roman Polanski. Al fianco dei già citati bravissimi e inquieti Caroline Goodall e James Parks, recita anche Burt Young, perfetto nella parte dello stordito custode del condomino. I movimenti di camera sono costanti, lunghi, penetranti, ed arrivano letteralmente dove solo l’aria è in grado di arrivare, ed in questo bisogna dar merito al regista di aver lavorato con notevole forte sforzo immaginativo per ottenere così tanti movimenti in una situazione come un ascensore. La sceneggiatura è scorrevole, anche se a volte macchinosa. La fotografia è livida come il dolore della donna e la tragedia che si sta consumando. “The Elevator” non decreta vincitori o vinti, lascia tutti col fiato sospeso fino alla fine e con tanta amarezza di fondo sul genere umano sulle note di un bellissimo brano di musica lirica. Un film che ti resta dentro e che tutto sembra tranne che un opera prima.
Giulia Torrisi
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