Due amici
di Louis Garrel
con Louis Garrel, Golshifteh Farahani, Vincent Macaigne
Francia, 2015
genere, drammatico
durata, 100’
Louis Garrel torna alla regia (anche se sarebbe più corretto dire “esordisce alla regia” in quanto si tratta del suo primo film del 2015) con “Due amici”, la storia, appunto, di due amici, il primo, Abel (come nell’altra sua opera “L’uomo fedele”) impersonato dallo stesso regista e l’altro Clément. Uno contrapposto all’altro per una serie di motivi, i due troveranno, però, pane per i loro denti con la bella Mona, donna in semilibertà della quale Clément è perdutamente (e ossessivamente) innamorato, tanto da asfissiarla ogni giorno a lavoro, ad un chiosco della Gare du Nord. E’ per questo che Abel scende in campo, pensando di riuscire ad aiutare l’amico, cosa che, in realtà, non fa, ma anzi peggiora ancora di più la situazione. Sarà Mona a cercare di evitare ulteriori problematiche tra i due, ma allo stesso tempo fungendo da perno dell’intera vicenda.
Un’introspezione psicologica è quella che Garrel mostra al pubblico, descrivendo i vari personaggi che altri non sono che persone comuni. Invece di andare a scavare (e scovare) lontano e nel profondo qualcosa di assurdo, particolare o sensazionale da raccontare, il regista si ferma a riflettere sul quotidiano, su ciò che gli ruota attorno. Grazie a questo può dipingere il fragile Clément, impegnato ogni giorno a fare la comparsa in diversi film. Oppure il più sicuro Abel, anche se in realtà è forse ancora più insicuro, che fa il benzinaio, ma si diletta nello scrivere poesie. Ma anche la bella Mona, giovane in semilibertà della quale il pubblico sa poco o niente, quasi come gli altri personaggi.
Questa diversa sfaccettatura dei personaggi permette una connessione ancora maggiore, dovuta anche al fatto che nessuno dei tre emerge rispetto agli altri, anzi tutti rimangono ugualmente in disparte rispetto all’azione, al dramma, alle varie immagini. Quasi come se dovesse essere lo spettatore a pilotarli all’interno della narrazione e quasi come se nemmeno loro si conoscessero a sufficienza.
Il frequente uso del ralenti (caratteristica presente nei film di Garrel) dà una nota di tragicità in più alla storia, ma, al tempo stesso, sembra ricordare al pubblico che si tratta di pura finzione. Ed è in quel frangente che, concentrandosi, lo spettatore può “mettere in atto il suo intervento” e cercare di capire cosa voglia sottolineare il regista.
I temi principali di amore e amicizia si mescolano bene con i continui cambi di genere, dal dramma alla commedia, ma non solo. Molti, a tal proposito, i punti in comune con l’altro film del regista, “L’uomo fedele” dove si intrecciavano perfettamente situazioni analoghe e medesime tematiche.
Anche in “Due amici” la fedeltà è uno degli elementi più importanti perché proprio su questo si basa il rapporto tra i tre, ma soprattutto tra i due protagonisti che, nonostante le loro evidenti differenze, non possono fare a meno l’uno dell’altro.
Veronica Ranocchi
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