Un uomo tranquillo
di Hans Petter Moland
con Liam Neeson e Laura Dern
USA-Canada, 2019
Thriller/Drammatico
durata, 118’
“Un uomo tranquillo” è il film che segna il ritorno sul grande schermo di un sempre molto attivo Liam Neeson. Per l’occasione l’attore nordirlandese indossa di nuovo i panni di un padre desideroso di vendicare l’assassinio degli figlio, per un ruolo che sembra essergli stato cucito addosso nonostante si tratti del remake della pellicola del 2014 “In ordine di sparizione” del medesimo regista (Hans Petter Moland).
Questa volta siamo sulla catena delle Montagne Rocciose del nord America, in un piccolo paesino abbracciato dai promontori innevati dove anche l’uomo che spazza la neve dalle strade può diventare “Cittadino dell’anno”.
Il protagonista della storia infatti è proprio lui, Nelson Coxman, uomo quasi inespressivo e freddo quanto la neve e la temperatura che fa da ambientazione al racconto, ma soprattutto grande lavoratore e padre del giovane Kyle. Ed è la tragica e misteriosa scomparsa di quest’ultimo che porterà Nels a un passo dal suicidio, prima che un collega di lavoro di suo figlio gli riveli come in realtà si sia trattato di un brutale omicidio e non di un caso di overdose come si era cercato di far credere.
Dalla sceneggiatura di “Un uomo a tranquillo” a quella della fortunata saga di “Taken” il passo è breve, e così ancora una volta l’attore Neeson intraprende la sua personale ricerca per smontare a suon di pallottole uno a uno i pezzi che compongono il puzzle di questa intricata vicenda.
In parallelo allo spettatore vengono presentanti altri due filoni narrativi: il difficile rapporto con la moglie (Laura Dern, candidata al premio oscar nel 1991 con “Rosa scompiglio e i suoi amanti” e nel 2014 per “Wilde”) dopo la tragedia subita, e quello inerente invece alle ricerche portate avanti sul caso dall’ufficio di polizia locale. Il primo relegato forse a un ruolo eccessivamente marginale nella storia, mentre il secondo, potenzialmente interessante, viene portato avanti senza mai influire più di tanto positivamente o negativamente nell’azione del protagonista.
Il film ricorda molto - troppo - il prodotto “Taken”, vuoi un po’ per aver usato lo stesso protagonista, vuoi per la scelta della trama del padre/vendicatore solitario. L’innovazione (se così possiamo definirla) sta tutta nel modo di presentare le uccisioni, con i morti usati come capitoli di un macabro indice di un libro dal finale scontato.
Una pellicola senza troppe pretese, in cui Neeson è decisamente il factotum a cui è stato affidato il compito di ravvivarne le sorti nonostante trama e generi già visti. Compito forse troppo arduo per l’occasione.
Lorenzo Governatori
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