Ella e John
di Paolo Virzì
con Hellen Mirren, Donald Sutherland
Italia, 2017
genere, drammatico
durata,
Nel battage pubblicitario che ha preceduto l’anteprima del nuovo film di Paolo Virzì, i produttori hanno insistito sul fatto che “Ella & John” fosse stato il primo film del regista realizzato oltre oceano, dimenticandosi che il cineasta livornese aveva già frequentato gli Stati Uniti, dirigendo nel 2002 lo sfortunato “My Name is Tanino”. Questo per dire che seppur italianissima, la commedia del nostro non era del tutto estranea agli umori del paesaggio americano. Con ciò non vuol dire che “Ella & John” non presentasse segni di discontinuità - rispetto al resto della sua cinematografia - individuabili nello spirito profondamente americano dei personaggi raccontati da Virzì. Ella e John, interpretati rispettivamente dall’inglese Helen Mirren e dal canadese Donald Sutherland, ne hanno a tal punto che per l’addio alla vita, decidono di affrontare un ultimo viaggio, mettendosi in strada a bordo del mitico leisure seeker, il caravan che da sempre è stato testimone del loro amore, e che adesso diventa il simbolo di una fuga dal mondo effettuata nella maniera più tipica della loro cultura, che è appunto quella della trasferta on the road, effettuata per raggiunge la Florida, alla volta della casa di Hemingway (altro pilastro delle cultura americana) , di cui John, professore di letteratura americana, è da sempre appassionato.
Scritto a più mani (oltre a Virzì e all’Archibugi firmano la sceneggiatura Francesco Piccolo e Stephen Amidon) “Ella & John” ci presenta un Virzì sotto tono, forse bloccato dalla paura di andare sopra le righe e di non riuscire a cogliere lo spirito di un paesaggio umano, peraltro in larga parte simile a quello pensato per “La pazza gioia”. Ella e John infatti sono parenti stretti di Beatrice e Donatella, elementi fuori dal coro, e per questo artefici di una fuga precipitosa, contraddistinta, in entrambi i casi da una patologia mentale che trasferisce sullo schermo una precarietà allo stesso tempo vitale e malinconica. Sia ben chiaro, il regista toscano non sbaglia nulla, affidandosi all’esperienza degli attori ed evitando di fare degli Stati Uniti un paesaggio da cartolina. Così facendo, però da l’idea di rinunciare ad una parte di se, limitandosi a seguire le indicazione di attori e sceneggiatura. Priva di guizzi, la sua regia si accontenta del minimo sindacale, deludendo le aspettative di chi vedeva in “Ella & John” l’opportunità di una consacrazione internazionale da parte dell’autore.
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