Beach Rats
di Eliza Hittman
con Harris Dickinson, Madeleine Weinstein, Kate Hodge
USA, 2017
genere, drammatico
durata, 96'
"Se lo fanno le donne è sexy, se lo fanno gli uomini è gay". E' questa la risposta della ragazza alla quale viene chiesto il parere in merito ai baci scambiati tra persone dello stesso sesso. L'affermazione, pronunciata senza troppa peso nel corso della solita serata da sballo, assume al contrario un'importanza fondamentale perché fissa in modo inequivocabile l'orizzonte (morale) all'interno del quale si muove Frankie, adolescente in crisi d'identità e maschio alfa di una generazione di giovani sbandati che senza averne consapevolezza rappresenta il termometro di una nazione che non sa prendersi cura dei propri figli. Così, se anche in "Beach Rats" come in altre storie raccontate dal cinema indie è la strada a decidere il destino dei personaggi, stabilendo la rilevanza della posta in gioco e le conseguenze di ogni azione, a fare la differenza rispetto al solito è lo sguardo adottato dalla regista newyorkese Elisa Hittman, la quale, non si limita a scoprire che l'anello debole della catena, quello che fa saltare in aria il sistema, è del tutto interno alla questione, e, dunque, centrato nel cuore dell'istituzione familiare. Questo perché invece di cancellarla dallo schermo, relegandola fuori campo nella maniera che abbiamo visto nelle opere dei vari Gus Van Sant e Larry Clark- con i quali per forza di cose "Beach Rats" entra in qualche modo in dialettica - la famiglia trova spazio e prende corpo nella presenza e nei gesti di ognuno dei suoi componenti: nella malattia terminale del genitore così come nelle attenzioni della madre, preoccupata per il malessere del figlio e, ancora, nei rapporti conflittuali con la sorella più piccola. Che poi, la percentuale di convenzionalità attribuibile a "Beach Rats" sia da addebitarsi soprattutto alla ritrovata visibilità del nucleo famigliare e alle spiegazioni che esso fornisce alle cause del problema è un altro discorso.
Di certo c'è che nel filmare uno degli stilemi più tipici del genere, riconducibile alla perdizione e alla caduta del protagonista - sovrastato da un elenco di traversie derivanti dall'uso di sostanze stupefacenti e dagli incontri clandestini organizzati con adulti dello stesso sesso - la Hittman si tiene lontana dallo stile anti narrativo adottato dai celebrati colleghi, preferendo una struttura da romanzo di formazione. Così facendo, pur in presenza di scene forti e di momenti in cui lo stile di vita del protagonista si risolve nella rappresentazione di un quotidiano all'insegna del cupio dissolvi, a prevalere è sempre la concretezza fornita dall'idea che in qualche modo i misfatti possano essere in ogni caso rimediabili, e che, comunque, il senso di colpa di Frankie (assente nei giovani di "Elephant" e di "Ken Park") non sia una stato d'animo fine a se stesso ma costituisca una sorta di monito nei confronti dei pericoli derivanti dallo schema comportamentale messo in atto dal protagonista.
Dunque, fatti salvi gli eventuali fraintendimenti relativi all'esatta collocazione di un film che, alla pari della maggior parte del cinema indipendente prodotto in America, ha molti punti di contatto con le forme più classiche del cinema statunitense c'è da dire che "Beach Rats" si fa apprezzare soprattutto per la sua messinscena, caratterizzata dalla fotografia materica e impressionista della brava Helene Louvert, conosciuta in Italia per aver lavorato tra gli altri con Alice Rohrwacher ("Le meraviglie") e con Leonardo di Costanzo ("L'intrusa"), e qui a proprio agio con un tipo di regia che rimane attaccata al corpo dei protagonisti, privilegiando una recitazione più spontanea che tecnica; e ancora, a un montaggio (di Scott Cummings, Joe Murphy) che circoscrive lo spleen del protagonista all'interno di un framework visivo in grado di riflettere le intermittenze emotive di Frankie (sempre pronto a ritornare sui proprio passi e poi a ricominciare) attraverso un ritmo (ora più frammentato, ora meno), capace di assecondare gli alti e bassi del protagonista. Senza dimenticarsi degli attori, tutti all'altezza ma particolarmente centrati nella compagine femminile rappresentata da Madeline Weinsteinx e Kate Hodge, davvero brave nel cogliere con le poche battute a disposizione l'essenza dei rispettivi personaggi.Presente all'ultima edizione del Sundance "Beach Rats" ha vinto il premio alla miglior regia assegnato all'ottima Elisa Hittman, autrice che non saremmo stupiti di ritrovare a lavorare nella hollywood che conta.
Carlo Cerofolini
(pubblicata su http://ift.tt/1OTkBh2 festival di Locarno 70)
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