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Ubisoft ha annunciato a sorpresa Tom Clancy's The Division 2, seguito del titolo uscito nel 2016. Il nuovo capitolo della saga sarà presentato all'E3 2018. Il motore grafico utilizzato sarà ancora una volta lo Snowdrop Engine, e lo sviluppo affidato principalmente a Massive Entertainment con alcune importanti collaborazioni.
"Dopo aver celebrato il nostro secondo anniversario, supporteremo il gioco con due ulteriori aggiornamenti. Saranno due eventi globali totalmente nuovi; ci saranno altre missioni a difficoltà leggendaria e un aggiornamento per Xbox One X per riscoprire la bella ed emblematica città di New York con incredibili dettagli sia in 4K che a 1080p".
Dopo un debutto non perfetto con il primo The Division, ma un importante traguardo raggiunto con più di 20 milioni di giocatori che hanno provato il titolo, Ubisoft si appresta a presentare al mondo The Division 2. Quali sono le vostre speranze per questo titolo?
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Cosa vorremmo da The Division 2 ecco alcuni Messaggi di Utenti
L'annuncio è freschissimo, e in redazione sono partite le chiacchiere: quali sono le cose di The Division che vorremmo vedere migliorate nel suo seguito? Quali gli aspetti che non ci avevano convinti che potrebbero essere migliorati?
Risponde a questa domanda la nutrita squadra di redattori che con il gioco ha passato molto tempo, chi per realizzare la recensione, chi per piacere personale. Vediamo cosa vorrebbero da The Division 2!
NOME: Gianluca 'Ualone' Loggia
SU THE DIVISION: un primo mese... fantastico!
HYPE PER THE DIVISION 2: medio/alto
Io devo dire che, intanto, la base di partenza del primo episodio era già molto valida. Quindi la prima cosa che cercherei di fare, se fossi in Ubisoft e in tutti i sottoteam coinvolti, è preservare quanto di buono fatto con il primo episodio. A cominciare, per esempio, dal design delle missioni, che era veramente ottimo, probabilmente la cosa migliore del gioco.
Personalmente graditissimo anche tutto l'approccio al loot, molto diablesco/sfizioso. Non ho purtroppo giocato più dopo il primo mesetto, quindi non ho esperienza diretta di ciò che è avvenuto con tutti gli aggiornamenti e i contenuti aggiuntivi, ma già nel gioco base per me c'erano ottime cose che vanno mantenute.
Anche la Dark Zone, per dire, non so come sia cambiata nei mesi successivi al lancio del gioco, ma era molto eccitante e anche decisamente originale come proposta.
In generale sono molto contento che ci sarà un seguito, me lo gioco proprio volentieri, fosse anche solo con l'approccio da "normale gioco tripla A" che in effetti ho avuto sia con i due Destiny che con il primo The Division.
Ecco, questa è una cosa che sicuramente desidero: la maggior attenzione possibile a chi vuole vivere il gioco con questo tipo di approccio. Non che The Division non ne avesse, eh, ma è un punto che può facilmente sfuggire di mano, quindi meglio sottolinearne l'importanza.
NOME: Davide Ambrosiani
SU THE DIVISION: affascinato
HYPE PER THE DIVISION 2: in crescendo
Avendo un debole per tutte le ambientazioni post-apocalittiche, The Division mi ha visto mettere piede a Manhattan con un certo entusiasmo. C’è da dire anche che la campagna promozionale ha esercitato pressione nei punti giusti, con trailer e spot commerciali narrativamente intriganti, forse troppo. Diciamo che, nonostante sia rimasto soddisfatto dall’esordio del MMO di Ubisoft, non mi sono alzato da tavola sazio. Almeno non per quanto riguarda l’ambientazione e la narrazione.
A The Division 2 chiedo una maggior profondità narrativa, soprattutto nell’approfondire quel tempo indefinito dove si può ricostruire il passaggio da una società felice a una società estinta. In termini di gameplay dovrebbe tradursi in una mappa più ricca di elementi nascosti e storie sospese da scoprire andando a zonzo senza scopo e senza meta. Se poi il tutto, con la dovuta bravura, venisse portato all’interno di missioni secondarie ancora meglio. Voglio una maggior esplorazione degli interni (fatta con meno copia-incolla possibile), una maggior decadenza della società presente – mettiamo ad esempio delle belle rivolte per il cibo, o delle persone che disperate ti fermano per strada, o cercano di derubarti. Non disdegnerei qualche piccolo mistero all’interno della Dark Zone, che già all’esordio ha proposto un meccanismo divertente e capace di donare grosse dosi di adrenalina.
Ecco! La Dark Zone dovrebbe essere il punto centrale di questo potenziamento narrativo, l’epicentro della pandemia dovrebbe offrire momenti in cui ci si trova separati dai compagni, in fuga e con la paura di non farcela, ma anche il desiderio di scoprire punti della città dove perdersi a ricostruire – anche solo con l’immaginazione – quello che è andato perso.
NOME: Alessandra Borgonovo
SU THE DIVISION: appassionata
HYPE PER THE DIVISION 2: scorre potente in me
Il motivo principale per cui mi sono affezionata tanto a The Division è il suo essere riuscito ad avvicinarmi alle esperienze online come nessun altro gioco aveva fatto prima. Non sono mai stata un'appassionata dei titoli online, in genere per mancanza di tempo e connessione, ma The Division è arrivato nell'unico momento in cui ho potuto dedicarmici davvero offrendomi una delle ambientazioni fra le mie favorite. Un'invernale e pre-apocalittica New York, talmente dettagliata che si sarebbe potuto imparare il layout della città semplicemente giocando (e lo ammetto, proprio per questo l'ho preso in considerazione per la mia tesi). Proprio sul setting mi sono interrogata appena ho saputo dell'annuncio di The Division 2: torneremo a New York o esploreremo altre zone d'America? Ambientarlo ancora a NY vorrebbe dire avere accesso a nuove zone, inaccessibili nel primo titolo, come Queens e Brooklyn ma perché no, persino qualcosa oltre i confini della città. Manhattan è il cuore di The Division, quindi sarebbe auspicabile tornare, ma non va dimenticato che la visione di Amherst riguardava una pandemia su scala mondiale: nulla vieterebbe di passare da New York a, non so, Tokyo? Ammetto che sarebbe interessante.
Nuovi luoghi significa anche nuove minacce dunque... cosa ne sarà delle Fazioni? Non è da escludere che gli eco-terroristi dietro a Green Poison possano giocare un ruolo ancora più prominente. E a proposito di storia, non posso evitarmi di biasimare The Division per aver messo in piedi una storia con poco mordente nonostante le premesse molto interessanti e soprattutto di avermi lasciato piuttosto con l'amaro in bocca per i contenuti post endgame. Il supporto di Ubisoft nei mesi successivi al lancio, un supporto che continua tuttora, è stato eccezionale e si fatica a riconoscere l'attuale The Division da quello "originale" ma avrei preferito essere più coinvolta una volta conclusa una storia principale il cui peso non è stato molto influente.
Considerando comunque l'ottima base di partenza, dalla gestione dell'equipaggiamento, al setting fino ad arrivare all'implacabile Zona Nera, a caldo posso dire di avere un hype altissimo per questo sequel. Tra le prime aspettative, una volta saputo del gioco, spero dal punto di vista del gameplay in una maggiore componente survival e da quello narrativo non solo una storia dalla struttura più solida ma anche l'eventuale implementazioni delle conseguenze di un attacco bioterroristico: senza pensare a mutazioni à la Resident Evil, non sarebbe comunque male avere a che fare con persone rimaste vittime della supposta pandemia.
NOME: Felice Di Giuseppe
SU THE DIVISION: drogato che è riuscito a uscirne
HYPE PER THE DIVISION 2: drogato a cui è salita la botta di due anni fa
Ricordo con immenso piacere il periodo passato su The Division al lancio e immediatamente dopo. Le esperienze online sono da sempre il mio pane e sono sempre alla ricerca di un gioco multiplayer che possa accompagnarmi per centinaia di ore, chiedendo niente se non un po’ di dedizione e amore. The Division è stato, a conti fatti ed escludendo la parentesi sempre aperta di Gears of War, l’ultimo gioco che ho apprezzato in questo senso: volevo provarci con Destiny 2, ma l’errore Cabbage ha deciso di buttare giù la mia scimmia.
The Division è arrivato in un periodo della mia vita in cui ero diviso tra lavoro e stesura della tesi per l’incombente laurea, ma ricordo con precisione e un senso di goduria impareggiabile quei giorni: tra una partita e l’altra, per circa 2/3 settimane, si facevano a prescindere le 4 del mattino, in un mix esplosivo di “ah fantastico questo fatto”, “facciamo solo un’altra secondaria e poi stacchiamo”, “oh, ma quanto è figa la colonna sonora”.
Così, su due piedi, come un drogato che ha appena ripreso a farsi all’improvviso, dovessi rispondere alla domanda “cosa ti aspetti da The Division 2?” risponderei semplicemente: lo stesso effetto misto tra droga, spensieratezza e stanchezza che mi ha donato il primo episodio. Pensandoci, però, forse è meglio che Massive Entertainment, coadiuvata dalla mezza dozzina di studi di sviluppo che sta dando una mano a completare il gioco entro marzo 2019, pensi bene a come gestire i contenuti e il supporto post-lancio.
Dopo aver spolpato all’inverosimile The Division, mi sono sentito un po’ abbandonato, oltre che confuso dall’endgame. Questa situazione mi ha portato, come non speravo accadesse, ad accantonare le ottime espansioni a pagamento che sono arrivate nel corso del primo anno di vita del gioco e, ovviamente, tutti i fantastici aggiornamenti gratuiti che hanno portato The Division a essere un franchise di successo: l’apparenza inganna, perché zitto, zitto, quatto, quatto il gioco ha totalizzato 20 milioni di giocatori, con 500.000 di questi con alle spalle più di 400 ore di gioco.
Quindi, cara Ubisoft, cerca di non deludermi sotto questo punto di vista: The Division 2 dovrà essere un gioco spettacolare e intrippante da subito, per tanto tempo dopo il lancio su PC, PlayStation 4 e Xbox One. Poi se ci metti pure un’altra ambientazione favolosa come la New York del primo, appartenente a un immaginario post-apocalittico singolare ed dannatamente affascinante, magari con una bella secchiata di musica elettronica come piace a me, facciamo pace. Almeno da qui a quando mi passerà la botta, si intende.
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