sabato 31 marzo 2018

PETIT PAYSAN


Petit Paysan -Un eroe singolare

di Hubert Charuel,
con Hubert Charuel, Sara Giraudea, India Hair
Francia, Belgio 2018
genere, drammatico
durata, 84'

Tra le qualità del cinema francese c’è n’è una alquanto rara, di quelle che fanno la differenza quando si tratta di accaparrarsi i favori dello spettatore. Stiamo parlando della capacità di trasformare la complessità del reale in materia da romanzo e di saperla filmare attraverso le forme del cinema di genere. Prova ne siano, tanto per fare un esempio, i titoli dedicati al tema della disabilità - su tutti “Quasi amici” -  in grado di suscitare discussioni e dibattiti intorno alla questione senza venir meno al compito di divertire lo spettatore. Un istanza, quella di intrattenere e far riflettere, rintracciabile nell’esordio di Hubert Charuel, il quale, in Petit Paysan rievoca gli eventi legati alla diffusione della cosiddetta sindrome della mucca pazza attraverso le vicende di Pierre, produttore di latte che una volta scoperta la malattia di una delle sue mucche cerca di sottrarsi al controllo delle autorità sanitarie. 

Nel descrivere il modus operandi del protagonista il film si trasforma un poco alla volta in una sorta di thriller esistenziale dove la tensione è alimentata non solo dall’attesa di scoprire se gli espedienti messi in campo da Pierre andranno a buon fine, ma anche dal carattere ossessivo del giovanotto, propenso a rapportarsi con il proprio lavoro e soprattutto con i pacifici bovini come se questi fossero parte della sua famiglia, più importanti - e il film lo dimostra nelle sequenze in cui lo vediamo preferirli agli amici e alla ragazza - degli esseri umani con cui lo stesso viene a contatto. 

In questo senso Petit Paysan è un film ossessivo e persino disturbante se non fosse che il regista riesce a mantenere i toni in bilico tra il ridicolo e la tragedia, come accade nella scena in cui il protagonista e i genitori leggono preoccupati i risultati della analisi del sangue e solo alla fine scopriamo che i valori scritti nel referto non sono riferiti a uno di loro ma, ancora una volta, all’oggetto del desiderio dell’ineffabile protagonista. Singolare e istruttivo, il film di Charuel sembra fatto apposta per contraddire il detto “Il lavoro nobilita l’uomo”: nel caso di Petit Paysan finisce per distruggerlo. 
Carlo Cerofolini


Su Reddit è infatti scoppiata una controversia nella quale i giocatori lamentano la mancanza di contenuti per Salva il Mondo, modalità presente nel gioco base, mentre Battaglia Reale riceve aggiornamenti frequenti e costanti. #fortnite

Fonte

 

 

 

Il successo di Battaglia Reale ha spostato l'attenzione degli sviluppatori, a quanto lamentano gli utenti, portando a trascurare Salva il Mondo.

Su Reddit è infatti scoppiata una controversia nella quale i giocatori lamentano la mancanza di contenuti per Salva il Mondo, modalità presente nel gioco base, mentre Battaglia Reale riceve aggiornamenti frequenti e costanti.

 

 

Salva il Mondo non starebbe ricevendo alcuni importanti aggiornamenti promessi da Epic, e non starebbe nemmeno rispettando la tabella di marcia inizialmente annunciata. Mentre questa settimana erano previsti alcuni contenuti per Salva il Mondo, lanciati poi solo parzialmente, Battaglia Reale per Pasqua ha ricevuto molte novità tra cui i missili teleguidati, una modalità a tempo e due nuovi costumi in tema con la festività.

Cosa ne pensate di questa differenza di trattamento? E' giusto che Epic si concentri maggiormente sulle modalità più popolari a discapito delle altre?

venerdì 30 marzo 2018

Video: Notizie su Jurassic World Evolution: il 12 giugno i dinosauri arrivano su PS4, Xbox One e PC




Notizie su Jurassic World Evolution, il gestionale di Frontier Developments, porterà i dinosauri su Playstation 4, Xbox One e PC a partire dal 12 giugno, in versione digitale. Il team di sviluppo ha confermato inoltre che i giocatori potranno contare anche su un'edizione fisica tuttavia la sua uscita è prevista per il 3 luglio.

Il nuovo gioco debutterà praticamente in concomitanza con l'uscita nelle sale cinematografiche di Jurassic World: Il Regno Distrutto che arriverà in Italia il 7 giugno mentre negli Stati Uniti il giorno 22

 

 

 

Notizie su God of War il level design è stato ispirato da #Bloodborne



Fonte




Con l’avvicinarsi del debutto nei negozi i ragazzi di Santa Monica svelano nuovi dettagli di God of War

God of War offrirà una struttura ludica più libera rispetto al passato, con tanto di missioni secondarie e zone bonus.

Il Senior Systems Designer Anthony Dimento e il Lead Level Designer Luis Sanchez hanno svelato maggiori dettagli della struttura delle attività secondarie e del level design, svelando tra l’altro che l’acclamato Bloodborne è stato una fonte di ispriazione.

“Quello che stiamo realizzando non è un gioco open world, ma ci sono dei hub, nel nostro caso un grande hub principale attorno al quale è possibile trovare dei contenuti aggiuntivi che non sono necessariamente legati alla storia principale. In un certo senso lo sono, ma si tratta più di contenuti che espandono il mondo di gioco e che creano un’esperienza più immersiva. Uno dei livelli per esempio riguarda un Golem, e con una quest opzionale raccontiamo una piccola storia sulle origini di questa creatura, il che gli dona maggiore personalità.”




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“L’obiettivo è quello di avere di avere contenuti facoltativi con lo stesso livello qualitativo di quelli della storia principale e con gli stessi valori produttivi per cui Santa Monica è conosciuta. C’è un intero team dedicato a questi contenuti e c’è stato tanto lavoro per unirli al resto del gioco e farli sembrare un’unica esperienza.”

“L’esplorazione è diventata molto più importante di quanto programmato inizialmente. Credo che all’inizio avessimo come obiettivo dalle 5 alle 10 ore di contenuti opzionali, ma poi sono diventate molto di più, ci sono tante cose divertenti da fare. Adoro realizzare ambienti che si legano tra di loro. Uno dei miei giochi preferiti è Bloodborne, il suo design è favoloso, uno dei migliori in assoluto. È stato di ispirazione per me, molto dell’esplorazione si rifà a quel gioco.”

 

 

Articoli Correlati:

 


God of War ispira il suo level design a Bloodborne e FromSoftware

 

 

Video: Fortnite Guardate La Potenza dello Sniper Shootout v2 " Missile teleguidato "


 

 

Questa mattina, vi abbiamo annunciato che quest'oggi si sarebbero tenuti lavori di manutenzione dei server di Fortnite per introdurre la patch v3.4. Quest'ultima aggiunge i missili guidati, cosa di cui eravamo già a conoscenza, ma il resto del suo contenuto è rimasto un mistero. Ma ora, finalmente, Epic Games ha rivelato la patch note di questo aggiornamento.

Come probabilmente saprete se segui regolarmente le ultime notizie di Battle Royale, è disponibile una nuova arma: i missili guidati, appunto. Torna Sniper Shootout v2 insieme al fucile da caccia e la balestra, ma senza la magnum. Finalmente nella modalità Save the World, Spring It On! si appresta alla fine, e questo dà diritto alla comparsa di un mini-Boss.

Queste sono le principali novità, ma se volete maggiori dettagli sulle modifiche e le correzioni, vi consigliamo di dare un'occhiata alla patch note completa.

 

 

 

Bandai Namco ci Rivela alcune Notizie su Code Vein.

 

 

 

Bandai Namco ha svelato oggi nuove informazioni sulla storia e personaggi dell'imminente GDR d'azione Code Vein.

Dopo la battaglia contro la Regina, il protagonista si risveglia senza più memoria in una zona sconosciuta, una città distrutta. Quando ha ripreso conoscenza, accanto a lui c'era Io, una donna a conoscenza del suo potere di rivitalizzare le fonti di shttp://gamesurf.tiscali.it/news/bandai-namco-ci-parla-di-code-vein-c81313.htmlangue danneggiate, che si trovano in tutta la città.

Le fonti di sangue creano perle di sangue ed entrambe sono molto ricercate poiché in grado di conferire notevoli poteri. Le perle di sangue hanno creato una gerarchia di potere, in cui i più deboli vengono trattati come schiavi per raccoglierle. Io e il protagonista vengono catturati da un gruppo di Redivivi che tengono Io in ostaggio e costringono il protagonista a cercare perle di sangue nel sottosuolo.

 

Una volta lasciato il mondo sotterraneo, il protagonista scopre che i Redivivi si sono dispersi, in quanto impazziti a causa del miasma e della loro sete di sangue. I Redivivi dispersi attaccano il protagonista, ma improvvisamente compare Louis, che lo aiuta a sconfiggerli, per poi guidarlo alla base. 

Code Vein è un gioco di ruolo e d'azione in terza persona che vede i giocatori assumere il ruolo di un Redivivo. Questi soldati immortali sono stati creati per contrastare la minaccia per l'umanità comparsa dopo la Grande Rovina, un evento catastrofico che ha eliminato la maggior parte della popolazione. Iniettando nei cadaveri degli umani un parassita rigenerante di organi biologici, sono stati riportati in vita, ottenendo superpoteri e la capacità di rivivere dopo la morte finché il loro cuore resta intatto, al costo di perdere ogni loro ricordo. I giocatori dovranno avventurarsi in questo mondo con un compagno scelto tra i vari abitanti di Vein, così da svelare i ricordi perduti e fuggire da questa nuova e folle realtà.

 

 

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Pubblicati i Primi Tre Video di Far Cry 5 in Coop - Questa sera alle 20:30 Non mancate alla Diretta Live



 

Ciao Ragazzi Qui Potete Vedere il Primo Video di Far Cry 5 in Coop - Vi Auguro una Buona Visione -- se volete Lasciate un Pollice all'insù sul Video per Sostenerci Grazie a Tutti 

 

 






Ciao Ragazzi Qui Potete Vedere il Secondo Video di Far Cry 5 in Coop - Vi Auguro una Buona Visione -- se volete Lasciate un Pollice all'insù sul Video per Sostenerci Grazie a Tutti  

 


 

Ciao Ragazzi Qui Potete Vedere il Terzo Video di Far Cry 5 in Coop - Vi Auguro una Buona Visione -- se volete Lasciate un Pollice all'insù sul Video per Sostenerci Grazie a Tutti  - Vi Aspettiamo Questa sera alle 20:30 Non Mancate

 

 

 

 

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mercoledì 28 marzo 2018

READY PLAYER ONE


Ready Player One
di Steven Spielberg
con Tye Sheridan, Olivia Cooke, Ben Mendhelson
USA, 2018
genere, fantascienza, avventura
durata, 140'


Si dice che il primo amore non si scorda mai. Steven Spielberg così fa da un po' di tempo a questa parte, da quando, diventato adulto, ha iniziato a fare i conti con la realtà attraverso film agganciati ai fatti della grande Storia. Schindler’s List, Munich e ancora Lincoln e The Post non hanno impedito al papa di ET di continuare a frequentare luoghi e personaggi più spensierati e spettacolari come lo sono quelli di “Ready Player One”. Basato sull’omonimo best seller di Ernest Cline, il film racconta le avventure di Wade Wyatts, adolescente che al pari degli altri reagisce alle frustrazioni del mondo reale rifugiandosi nell’universo virtuale rappresentato da OASIS, nel quale, grazie all’opportunità di usufruire di   Avatar ciascuno può essere chi vuole e partecipare alla caccia al tesoro che permetterà al vincitore di diventare ricco assumendo il controllo del gioco. 

Considerato che per centrare l’obiettivo i concorrenti devono passare attraverso la conquista di tre chiavi, ognuna della quali rappresentative di un segmento di percorso costellato da trappole e pericoli sempre maggiori mano a mano che ci si avvicina al traguardo, va da sé che “Ready Player One” abbia poco da offrire sotto il profilo narrativo. Diversamente, sul piano visivo e su quello citazionista il film di Spielberg sembra intenzionato a stabilire nuovi record, tanti sono i rimandi e i riferimenti alla cultura pop dei nostri anni contenuti all’interno di OASIS. 


Strutturato come un gigantesco IPOD, “Ready Player One” funziona allo stesso modo del citato lettore, nel senso che lo spettatore può fare idealmente una selezione delle immagini come pure dei singoli filoni narrativi senza che l’esclusione degli uni e degli altri gli precluda di gustarsi appieno i risultati del prodotto. In questa sede sarebbe inutile elencare artisti, personaggi e opere (musicali, cinematografiche e fumettistiche) che trovano occasione per comparire anche solo un attimo nella biblioteca spielbergiana. 
Ciò che invece preme dire è che, fatte salve le dovute differenze, l’importanza di Ready Player One è destinato a travalica il cinema per diventare un archivio visivo in grado di contenere e catalogare un campione piuttosto esemplificativo della cultura dei nostri tempi, un po' come lo sono libri come Controcorrente di Joris Karl Huysmans e Bouvard e Pécuchet di Gustave Flaubert, esempi di cultura archeologica che acquista valore sopratutto in prospettiva per il suo valore testimoniale rispetto all’epoca di riferimento. Di certo non sfugge la riflessione del regista sul rapporto tra uomo e tecnica e sulla possibilità di influenzarsi reciprocamente, così come è palese il tentativo di Spielberg di aggiornare in maniera radicale il proprio dispositivo, adeguandolo ai gusti e alle possibilità del cinema contemporaneo. Si può rimanere affascinati da  una simile operazione, oppure rimpiangere l’ingenuità poetica dei tempi d’oro, quella in cui il regista riusciva ad arrivare anche ai cuori dei suoi detrattori. Per questo motivo crediamo che gli spettatori più nostalgici troveranno la bellezza di “Ready Player One” troppo perfetta per essere anche appassionante.
Carlo Cerofolini

PUBBLICATO PRIMO VIDEO DI #FARCRY5 COOP - DISTRUGGIAMO LA SETTA DI PADRE JOSEPH -QUESTA SERA CONTINUA ALLE 20:30


CIAO RAGAZZI 

 

 

 

 

QUESTA SERA ALLE 20:30 LA SERIE CONTINUA DI FAR CRY 5 IN COOP NON MANCATE IO È IL MIO AMICO VI ASPETTIAMO QUI PUBBLICHIAMO IL PRIMO VIDEO - SOSTENETECI CON U BEL POLLICE ALL'INSÙ SU VIDEO!! CI SIAMO DIVERTITI TANTISSIMO

 

 

 

 

martedì 27 marzo 2018

FIXEUR


Fixeur
di Adrian Sitaru
con Sorin Cocis, Andrei Gajzago, Tudor Istodor, Mehdi Nebbou
Romania 2018
genere, drammatico
durata, 98'



Girato nello stesso anno (il 2016) di Illegittimo, il secondo dei lungometraggi di Adrian Sitaru, Fixeur, in uscita questo mese nelle sale italiane, consente agli appassionati di farsi un’idea più precisa sull’arte cinematografica del regista, il quale, pur nel realismo dello sguardo che ne caratterizza l’approccio alla contemporaneità rumena, dimostra anche questa volta di non limitarsi alla semplice osservazione dei fatti, trasformando il documento della sua ricerca in un potente strumento drammaturgico e narrativo.

Se Illegittimo, girato in interni e fondato sul primato della parola rispetto all’azione, si confrontava in maniera intima e privata con i fantasmi della Storia, attraverso un campione di voci e personaggi rappresentativo dell’ecumene sociale, cosi succede solo in parte in Fixeur. La storia del giornalista determinato a dare una svolta alla propria carriera, organizzando l’intervista con la baby prostituta, diventata un caso nazionale dopo esser stata rimpatriata da Parigi, avendo denunciato i suoi aguzzini, vede il regista lasciarsi indietro i recessi casalinghi per intercettare gli umori del paese, cogliendoli agli angoli delle strade e nei comportamenti degli intermediari necessari ad avvicinare la ragazzina.


Strutturato alla maniera del road movie, per il fatto di sviluppare la trama attraverso le tappe che consentono al protagonista e ai suoi colleghi di rintracciare il luogo dove è detenuta la vittima, Fixeur dapprima nasconde le proprie intenzioni, definendo opinioni e schieramenti e lasciando pochi dubbi sull’identità di buoni e i cattivi: i primi sono arruolati tra le fila di una stampa progressista e militante, pronta a pagare qualsiasi prezzo pur di denunciare il degrado che favorisce il proliferare dell’illegalità; i secondi, invece, individuati tra teppisti e faccendieri che impediscono alla ragazza di parlare, ma anche alle autorità civili e religiose, che per diversi motivi si oppongono alla realizzazione dell’inchiesta. Successivamente, attraverso piccoli spostamenti di senso, mina le convenzioni cinematografiche, sfumando la linea di confine che separa il bene dal male, suggerendo che le differenze tra le parti siano meno nette di quanto inizialmente si poteva pensare, e che convenienze e tornaconto facciano da comune denominatore alle azioni di entrambe le fazioni. In questo modo, Fixeur si assicura non solo l’attenzione del pubblico, attirandolo a sè con un andamento da thriller esistenziale che risulta tanto più efficace quanto lo è la capacità dell’autore di mantenere il racconto sul filo di una disturbante ambiguità, ma anche il plauso dei cinefili, ai quali non può sfuggire il sotto testo metaforico utilizzato per  rappresentare – qui, come in tutti i grandi film prodotti dalla nuova cinematografia rumena – il darwinismo sociale nato sulle macerie della passata dittatura.

Film morale, se c’è uno per il fatto di mettere costantemente i personaggi di fronte a una scelta che finisce per pesare sull’esistenza delle persone, Fixeur procede per sottrazione, arrivando al tutto grazie ai meriti di una regia in grado di assottigliare le distanze tra la vita e la sua messinscena.
Carlo Cerofolini
(pubblicato su taxidrivers.it)


Questa sera ore 20:30 Diretta Live di Far Cry 5 in Coop " Modalità Storia "



Ciao Ragazzi 

Questa sera alle Ore 20:30 Inizia la serie far Cry 5 non mancate lo giocherò con il Mio Amico facendo la Modalità Storia " Scopriremo tutti i segreti del Gioco "se avete Domanda da fare saremo felici di Rispondervi   Qui allego il Mio Canale youtube





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lunedì 26 marzo 2018

Vuoi Dark Souls Remastered - PlayStation 4 Qui lo Puoi Acquistare


 A qualche settimana dall’annuncio, Dark Souls Remastered si mostra finalmente in versione PlayStation 4 grazie ad alcuni scatti presenti sull’ultimo numero di Famitsu.

Se escludiamo il breve filmato mostrato su Nintendo Switch, Dark Souls Remastered non si è mai visto né in immagini né in video. A compensare questa carenza di materiale arriva l’ultimo numero di Famitsu, rivista giapponese sulla quale è possibile finalmente vedere qualche scatto del gioco.




Clicca qui per acquistarlo








Le immagini in questione, catturate su PlayStation 4, lasciano intuire che gli sviluppatori stiano facendo un buon lavoro e che non si tratti semplicemente di un porting della versione PC con il celebre DSFix.

Tra gli scatti potete vedere il ponte che collega il Borgo e la Chiesa dei Non-morti e lo scontro con il Demone del Rifugio.

Nella terza immagine è anche possibile vedere l’Amiibo di Solaire of Astora (prenotabile sullo store Bandai Namco), che permetterà di attivare l’emote “loda il Sole” su Switch anche se non la si possiede in gioco.

Vi ricordiamo che Dark Souls Remastered arriverà il prossimo 25 maggio su PC, PlayStation 4, Xbox One e Switch.

 

 

Fonte.

Notizie su MediEvil Remastered conterrà anche MediEvil II - Leggi qui

 

L'arrivo di MediEvil su PS4 è stato annunciato ufficialmente nel corso dalla PlayStation Experience ma al di là di un breve teaser trailer abbiamo davvero poche informazioni a riguardo di un progetto che per parecchi fan di Sir Daniel Fortesque è incredibilmente interessante.

Si tratterà di un vero e proprio remake come Shadow of the Colossus? Quando arriverà effettivamente sul mercato? Quali saranno i contenuti proposti? Domande che almeno in parte potrebbero aver trovato una risposta grazie un rumor segnalato sui forum di GameSpot e proveniente dal profilo Twitter Resurrect Fortesque.

Questo rumor si basa sulle informazioni condivise da un rappresentante del famoso retailer Walmart. Eccole in dettaglio:

  • MediEvil PS4 uscirà nel mese di ottobre

  • Si potrebbe trattare di una sorta di collection che comprende anche MediEvil II

  • Il 5 aprile ci sarà un reveal vero e proprio nel corso del PAX East

  • I pre-order saranno disponibili a partire dal 19 aprile

     

     

     

domenica 25 marzo 2018

THE FLORIDA PROJECT: LA FINE E' UN ETERNO TRAMONTO COLOR CARAMELLA



Il parco americano
è un vuoto circoscritto
riempito d’imbecilli
in catalessi
- H.Miller -

Questo è il mio albero preferito perché, anche se è caduto, continua a crescere, dice la piccola Moonee all’amichetta Jancey, entrambe cavalcioni di un enorme salice reclino, tra un assaggio e l’altro di marmellata rimediata alla distribuzione periodica dell’assistenza sociale, sotto il blu imperterrito di un cielo che assicura la simulazione d’un’estate infinita. E pare il degno compimento, da un lato, d’una precoce nostalgia residuale per le cose che non si ha tempo di comprendere appieno e presto sfuggono in una gelatinosa vaghezza; dall’altro, della dolciastra quanto tossica tirannia d’un perimetro esistenziale silenziosamente ma implacabilmente approssimato alle coordinate d’un sogno non tanto e non solo falso e stupido ma sempre - e con chiunque - esigente e crudele.

Tra i colori vistosi di una terra - la Florida centrale - che pare uscita dai ritocchi zelanti di un esercito d’invisibili imbianchini e i percorsi obbligati d’individui che hanno barattato chissà con quanto costrutto la libertà (qualunque cosa si voglia oggi intendere con questo termine) con un guazzabuglio di giorni dalla monotonia randagia, l’occhio di un film come “The Florida project” isola/fotografa a modo suo - un po’ indagine antropologica, un po’ concentrato di drammaturgia minimale - lo stato d’avanzamento del Sogno Americano, di per sé già promessa/minaccia indigesta, in via ulteriore virata nei decenni verso forme che ne hanno ratificato tanto la compiuta colonizzazione di un immaginario (non solo quello del Grande Paese), quanto la sua torsione in un ibrido in grado di sovrapporsi alla realtà spicciola al punto da rendere sempre più complicato (e inquietante) discernere il discrimine in cui la prima s’acconcia sulla fisionomia del secondo o questo si propone, allo scopo di persuaderne i destinatari, come versione migliorata, più desiderabile di quella e perciò stesso destinato a sostituirla. Già uno come Disney, nei dintorni del cui omonimo mondo alternativo (Disney World) l’opera di Baker si dipana, per tempo aveva vagheggiato il proposito di mettere mano alle radici del sogno svellendole dal loro terreno mitico per ridisegnarne gli ambiti in una prospettiva ludico-futuristica tale da coinvolgere il paesaggio materiale oltre a quello mentale di milioni di persone, arrivando infine a calare il jolly della sempre verde utopia della comunità ideale, ossia il progetto di edificazione di una cittadina nuova di zecca, battezzata poi alla nascita, nel ’96, col nome di Celebration (associazione non a caso evocata nel film sui titoli di testa per il tramite dell’omonimo brano di Kool & The Gang del 1980), concretizzazione e paradosso d’ogni cortocircuito tra vero e falso, immanenza e finzione, in una sorta d’apoteosi dell’omologazione integrale, tra manierismi iper-stilizzati, stravaganze stucchevoli e illusionismi ambigui ma pressoché impercettibili: L’ingresso alla cittadina sembra preso da un film Disney, con palizzate, lampioni stradali in ferro battuto, giardini lussureggianti e un’antica cisterna di legno sopraelevata, tutte cose che servono ad attrarre la gente presentando una visione di tempi in cui tutto era più semplice… Nella brochure pubblicitaria della cittadina si legge infatti: ‘C’era una volta un luogo nel quale i vicini salutavano i vicini nella quieta luce del tramonto. Dove i bambini inseguivano le lucciole. E le sedie a dondolo nelle verande fornivano un rifugio sicuro dai problemi della giornata… Un luogo di mele caramellate e zucchero filato, di fortini segreti e di gioco della campana giocato per strada. Quel luogo è di nuovo qui, in una nuova cittadina chiamata Celebration’… Ma tutta la patetica lotta per dotare di una tradizione la cittadina non ha rivelato che un vuoto al suo centro… Che significato possono avere, in effetti, parole come ‘buona fede’, ‘autenticità’, in una città la cui storia è retroattiva, la cui tradizione è quella dell’azienda d’intrattenimento che l’ha fondata…, i cui creatori dicono ‘stile di vita’ invece di ‘vita’ e inseriscono l’espressione ‘un senso di’ prima di ogni principio fondamentale ? (R.Rhymer, Back to the future: Disney reinvents the company town of Celebration).

Del resto, si diceva, l’intenzione disneyana di uscire dall’alveo del fantastico propriamente detto per travasarne la logica mimetico-trasformatrice nella concretezza del quotidiano, s’affaccia relativamente presto, come opzione, germinando la prima volta intorno alla metà degli anni Cinquanta (Disneyland) facendosi, via via, ipotesi matura dopo l’acquisizione - in pieni Sessanta - di vasti lotti (anche paludosi) in Florida, e fantasia realizzata al momento dell’inaugurazione di Disney World nell’ottobre del ’71. Ciò che è interessante notare a questo riguardo in relazione al lavoro di Baker - in un contundente sdoppiamento tra simulazione/finzione cinematografica e simulazione/finzione della realtà - è la peculiarità della genesi di un punto di vista sul mondo da parte di tre cuccioli d’uomo (della combriccola fa parte anche Scooty, compagno di gioco abituale di Moonee e più o meno suo coetaneo: parliamo, in generale, di protagonisti di 6/7 anni) il cui ambiente naturale è stato concepito a immagine e somiglianza di un’estensione degradata delle linee guida architettoniche ed estetiche della suddetta Celebration. Propriamente, quello che là è lustro e allineato secondo la geometria essenziale e asettica di ville con giardino e vialetto (A Disney World - ma il principio è applicabile anche a Celebration, ndr - squadre di addetti spazzano, raccolgono ed eliminano i rifiuti grazie a un sofisticato sistema di condotte sotterranee in cui il pattume viene scaricato e fatto scorrere a quasi cento chilometri l’ora fino a una centrale di smaltimento collocata lontano dalla vista dei visitatori. La spazzatura sembra sparita per magia: Disney World è surrealmente lindo… - G.Ritzer, Enchanted and disenchanted world: revolutionizing the means of consuption -), qui diventa l’alternanza caotica di edifici dai colori improbabili (nel caso, un baldanzoso malva ribattezzato Magic Castle Inn) a metà fra il motel e il comprensorio completo di ballatoi, enormi chioschi a forma d’arancia e spianate d’asfalto adibite a parcheggio. Il tutto collegato, a margine di autostrade perennemente battute, da viottoli dai nomi evocativi, tipo Seven Dwarfs ln, che finiscono su strutture per l’accoglienza turistica, piccoli mall, brandelli di natura sfuggita (o non appetibile) all’urbanizzazione. Moonee, Scooty e Jancey, cioè, si muovono, e da sempre, all’interno di un microcosmo gli assi portanti del quale non sono che il prodotto di scarto - o, volendo, la simulazione difettosa - di un esperimento sociale fallito oltreché fasullo (gran parte degli agglomerati dei dintorni sono ridotti a vestigia abbandonate e in rovina; la fantasmagoria cromatica in cui sono immersi non produce significativi cambiamenti d’umore e d’atteggiamento nei residenti): un’aberrazione che del sogno finisce ancora una volta per replicare la parte più avvilente e predatrice, quella che vuole e, di fatto, s’adopera affinché il sottoproletariato ignorante e indifeso rimanga schiavo e complice delle proprie debolezze (nonché categoria di persone giocoforza più esposta alle sirene d’una vita migliore spacciata senza tregua come a-portata-di-mano), vittima ignara, quantunque non del tutto innocente, di meccanismi che a parole ne sostengono l’affrancamento e l’inclusione e nella prassi ne vellicano i vizi, ne blandiscono le illusioni e le ingenuità per meglio controllarlo come, alla bisogna, usarlo a mo’ di capro espiatorio d’ogni manchevolezza, d’ogni insuccesso.

Non stupisce, allora, che la routine di Moonee, Scooty e Jancey - di tanto in tanto tenuti a bada dalla burbera bonarietà di Bobby/W.Dafoe, responsabile del complesso - si riduca alla sterile addizione di giornate brade e ciclotimiche, febbrili ma passive (i bambini sono di norma beffardi e/o insolenti, pronti a mentire e a frignare se non ottengono subito quello che vogliono. Liberi dall’obbligo scolastico, trascorrono gran parte del tempo soli, impegnati in giochi senza controllo - arrivano ad appiccare un incendio in una delle tante case fatiscenti del circondario - ruzzano indisturbati in giro, mangiano quello che capita - Vorrei le forchette di zucchero. Così, dopo pranzo, mangerei anche quelle, dice Moonee - s’incollano al televisore. Soprattutto condividono con i rispettivi genitori, spesso ragazze-madri single non di molto più grandi di loro, una sordida promiscuità - Halley, madre di Moonee, non esita a parcheggiare la figlia in bagno, dentro la vasca, mentre riceve estranei con i proventi drenati dai quali arrotonda i magri introiti derivanti per lo più dallo spaccio occasionale, dal taccheggio e dalla vendita al dettaglio ai turisti di passaggio di cosmetici precedentemente acquistati o rubati negli store del posto -), che del sogno, tantomeno di quello dell’infanzia, non hanno nulla ma che, al contrario, della sua subdola, costante presenza, delle sue invadenti lusinghe, del suo prezzo autentico abilmente dissimulato e mai davvero in discussione, chiede conto fin da subito, pretendendo quella fedeltà tassativa che si alimenta dell’adesione inconsapevole a uno stato di cose impacchettato e venduto non solo come ideale ma più ancora come naturale/irreversibile, quindi nella forma d’un vero e proprio destino che, nel caso dei tre ragazzini, sembra essere quantomeno quello di reiterare comportamenti limitati e prevedibili, a dire facilmente manipolabili, del tutto simili a quelli dei genitori, giovani perduti a cui il sogno è marcito in mano prima di maturare e che ora annaspano tra la schiuma di frustrazioni indurite e improbabili rivalse, materiale di risulta pronto per una delle tante discariche della Modernità.

Si svela, così, il vero volto del progetto Florida e delle sue innumerevoli incarnazioni in giro per il mondo: un mondo adatto ai monomaniaci ossessionati dall’idea del progresso, ma di un falso progresso, un progresso che puzza. Un mondo ingombro d’oggetti inutili che uomini e donne, per farsi sfruttare e avvilire, imparano a considera utili… E Disney è il maestro dell’incubo. E’ il Gustave Doré del mondo di Henry Ford e Co… di questo peggio in divenire che ora è dentro di noi, solo che non l’abbiamo tirato fuori. Disney lo sogna: e lo paghiamo pure, questo è il buffo. La gente ci porta i figli a crepar dal ridere (- H.Miller, The air-conditioned nightmare -). Si precisa e si staglia, in altre parole, una volta per tutte e a trecentosessanta gradi, l’orizzonte d’un’allegoria triste nell’inverarsi definitivo della sua placida evidenza, quella che chiama a sé, al proprio cuore multicolore e inerte, sotto un cielo/fondale posticcio che ne scimmiotta e ribadisce la falsa beatitudine, anche l’atto che ogni generazione almeno tenta prima di piegarsi o morire: la fuga.

Una prece.
TFK

LA FOTO DELLA SETTIMANA

Christian Bale

sabato 24 marzo 2018

Sea of Thieves: le prime recensioni della stampa internazionale



Notizia Pubblicata da: https://www.vg247.it








Le prime recensioni di Sea of Thieves non sono particolarmente entusiastiche

Sea of Thieves è stato lanciato appena due giorni fa e la maggior parte della stampa specializzata non si è ancora sbilanciata. Il titolo di Rare va vissuto in compagnia ed esplorato a fondo, pertanto i recensori si stanno prendendo il tempo necessario prima di emettere un giudizio.

 

 

 

Qualcuno, tuttavia, si è già fatto un’idea al riguardo e ha pubblicato il proprio verdetto. Al momento sono 4 le valutazioni raccolte su Metacritic, dove Sea of Thieves può vantare una poco entusiasmante media di 67. Ecco quali sono:

Le principali lamentele sono riferite all’apparente povertà di contenuti e alla poca varietà delle attività da svolgere. Si tratta, in ogni caso, di soli quattro giudizi, di cui uno più che positivo. Per un quadro più completo dovremo necessariamente attendere ulteriori pareri.

Video: Far Cry 5 altro che finirlo in 25 ore: ecco come completare il gioco in 10 minuti è non è una speedrun

 

 Fonte

 

 

E' possibile completare il nuovo attesissimo Far Cry 5 in appena 10 minuti, avete letto bene, e no, non si tratta di una speedrun.

Come riportano i ragazzi di Eurogamer che hanno provato il gioco, durante la prova hanno scoperto che esattamente come in far Cry 4 è possibile completare il gioco nei primi 10 minuti di gioco.

Naturalmente si tratta di un modo non canonico per finire il gioco, per cui se non volete rovinarvi l'inizio dell'esperienza e quello che accade in questo finale vi avvertiamo che vi saranno spoiler per cui non proseguite con la visione con la lettura.

Come possiamo vedere nel video inizialmente dovremo arrestare Padre Joseph Seed, capo del regime militare di Hope Country, ed il modo per farlo vi stupirà. Ecco, di seguito, il filmato: 

 

 

venerdì 23 marzo 2018

PACIFIC RIM - LA RIVOLTA


Pacific Rim - La rivolta
di Steven S. DeKnight
con Scott Eastwood,  John Boyega, Adriana Arjona
USA, 2018
genere, fantascienza, azion
durata, 111'




Steven S. DeKnight, il regista di “Pacific Rim - La rivolta” aveva una brutta gatta da pelare. Succedere a un regista come Guillermo Del Toro, appena uscito vincitore dalla notte degli Oscar e deus ex-machina del primo episodio dedicato ai giganteschi robot impegnati a difendere la terra dall’attacco delle mostruose creature extra terrestri era tutt’altro che facile. Il rischio era quello di non essere giudicato in relazione ai propri meriti ma in ragione dell’improbabile quanto impari confronto con il suo predecessore. Dunque, bene ha fatto DeKnight a prendere le distante dal modello originale e, in special modo, dai toni cupi e drammatici con cui DelToro aveva impastato la sua tela narrativa. Pur facendo i conti con il senso di perdita lasciato al film dalla scomparsa dei personaggi della prima avventura, sacrificatisi a fin di bene e per  onor di patria,  “Pacific Rim - La rivolta” appare da subito votato a tutt’altre atmosfere. 

Tornato in superficie dagli abissi oceanici che avevano fatto da sfondo alla prima invasione extra mondo e modificato il cast con un gruppo di giovani attori di belle speranze, “Pacific Rim - La rivolta” si mantiene lontano  le pretese artistiche  del film del primo episodio, presentandosi con le caratteristiche e l’ottimismo tipiche dei film per ragazzi. In questo modo, pur rispondendo alla chiamata alle armi contro la minaccia aliena e continuando a mettere a repentaglio la vita alla guida degli enormi giganti di ferro il film punta a conquistare il favore dell’appassionato con uno spettacolo all’insegna dell’ottimismo e della simpatia. Da questo punto di vista “Pacific Rim - La rivolta” sebbene intriso di retorica patriottistica e con qualche eccesso di     centra l’obiettivo filando via nelle quasi due ore di proiezione con un ritmo meno isterico del solito grazie a un montaggio che valorizza long take e campi lunghi alla maniera di certa fantascienza giapponese degli anni 60, quella dei Kaijū (i mostri tipici del genere in questione) e dei Mecha (i robot) a cui il lavoro di DeKnight è ispirato
Carlo Cerofolini 

giovedì 22 marzo 2018

Notizie importanti Far Cry 5 La campagna principale del Gioco durerà almeno 25 ore

 

Articolo  Fabrizio Cirillo

 

 

Nel corso di una recente intervista con Gamespot, il produttore esecutivo di Far Cry 5 - Dan Hay - ha parlato della longevità del gioco, ammettendo che la campagna principale richiederà non poco impegno per essere completata con successo.

Secondo Hay, un giocatore bravo impiegherà non meno di 25 ore per completare il gioco, stima che ovviamente non può tenere conto sia dello stile di gioco utilizzato che della voglia o meno da parte del giocatore di cimentarsi con le innumerevoli attività secondarie sparse per le  vaste aree di gioco. Far Cry 5 sarà disponibile nei negozi a partire dal 27 marzo per PS4, Xbox One e PC.

Parliamo di God of War è il livello Mostruoso di difficoltà " Ecco cosa succede "







A poche settimane dall'uscita del gioco nei negozi, continuano ad emergere interessanti dettagli legati al nuovo capitolo di God of War. In questo caso la testata Glixel ha confermato che il livello di difficoltà del gioco modificherà sensibilmente anche il gameplay, con nemici che ai livelli più hard non saranno solo più numerosi e resistenti ma saranno altresì capaci di modificare sensibilmente il proprio pattern di attacco.

 

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Per la cronaca  i livelli di difficoltà del gioco saranno quattro, ovvero Give Me A Story, Give Me A Balanced Experience, Give Me A Challenge e Give Me God Of War. God of War sarà disponibile in esclusiva su Playstation 4 dal prossimo 20 aprile.

Video: Notizia su Monster Hunter World si aggiorna su PS4 e Xbox One: arriva il Temibile Deviljho



 

 

 Grazie all'aggiornamento pubblicato da Capcom, 2.00 per Playstation 4 e 2.0.0.0 per Xbox One, è stato finalmente introdotto l'insaziabile Deviljho. Come riporta Gematsu, dove è possibile visionare il changelog completo, l'update include anche vari aggiustamenti al bilanciamento delle armi e ai sistemi di gioco.

 

 

 

 

 

mercoledì 21 marzo 2018

Brutte Notizie per Sea of Thieves – Arrivano i primi problemi con i server



Fonte



Carta Canta



Nonostante i vari test effettuati da Microsoft e Rare, ciò non è bastato ad evitare i problemi. I giocatori di Sea of Thieves stanno avendo non pochi problemi per quanto riguarda il multiplayer online.

Proprio oggi Sea of Thieves ha spiegato le vele su Xbox One e PC. Il titolo di Microsoft sviluppato da Rare però ha da subito mostrato i primi problemi. A quanto pare i vari test effettuati nei giorni precedenti non sono serviti ad evitare questa situazione. Non si tratta però di una novità o di un elemento che riguarda solo Sea of Thieves. Molti progetti incentrati sul multiplayer online spesso hanno le stesse problematiche al lancio. Ed è sempre Rare ad aver confermato che i problemi con i server sono dovuti al sovraccarico di utenti. Il team di sviluppo è già all’opera per risolvere tutto e permettere a tutti di poter giocare tranquillamente a Sea of Thieves.

 

 

 

Il messaggio è apparso anche su Twitter

 

Oggi alle ore 14: 30 in diretta live sul Canale Twitch " Saga Completa + Dlc di The Last of Us "

Guarda il video live di gameplays1973channel su www.twitch.tv




Abbonatevi al Mio canale Twitch e Gratis " Cosi Vi arriveranno le Notifiche di quando andrò in Diretta Live "


 

In Più farò un Annuncio importante " Non Mancate vi aspetto Ragazzi " 

 

 

 

 

Brutta Notizia per i Fan Rimandata l'uscita del survival horror Agony

 

 

 

il survival horror in prima persona di Madmind Studio, realizzato con Unreal Engine 4, Agony, doveva approdare su Steam il 30 marzo. Tuttavia, dopo la pubblicazione dei requisiti di sistema, il team ha annunciato che il gioco è stato posticipato e, al momento, non è stata comunicata una nuova data di uscita.

Ecco l'annuncio degli sviluppatori riportato da DSOGaming:

"Purtroppo dobbiamo informarvi che il 30 marzo non sarà la data di uscita. Vi informeremo il prima possibile sulla data di rilascio finale del gioco. Perché questo rinvio? Con Agony che viene rilasciato anche su PS4 e Xbox, oltre che su PC, ci troviamo di fronte agli ultimi passi, tra cui il perfezionamento per supportare ogni giocatore, indipendentemente dalla piattaforma, con la migliore esperienza possibile. Ci auguriamo che questo possa avvenire il più velocemente possibile. Vi chiediamo un altro po' di pazienza per ottenere l'esperienza che meritate quando sarà rilasciato Agony. "

Notizie su The Last of Us 2 Uscirà Nel 2019

 


Fonte


The Last of Us: Part 2 arriverà nel 2018? Sembrerebbe difficile, tuttavia sono emerse in rete interessanti notizie che rendono più chiara la situazione circa lo sviluppo dell'attesissima esclusiva PS4.

Stando a quanto riportato da Gamepur, l'ultimo indizio, che potrebbe suggerire un'uscita del nuovo The Last of Us quest'anno, arriva da Troy Baker, l'attore dietro al personaggio di Joel, che ha confermato in una recente intervista di aver appena assistito a un test di gioco con la squadra di Naughty Dog definendo il gioco sorprendente.

"Abbiamo appena terminato un test di gioco ed è fantastico, non vedo l'ora che sia sugli scaffali ", ha detto e, questo, farebbe pensare che il processo di sviluppo sia almeno un po 'più avanti di quanto previsto: Neil Druckmann ha spiegato alcune settimane fa che lo sviluppo era alquanto caotico.

Vale la pena notare che, come qualcuno ha detto su Reddit, "un playtest è il processo attraverso il quale un game designer testa un nuovo gioco per bug e difetti di progettazione prima di portarlo sul mercato."


 Insomma, notizie concrete sull'uscita di The Last of Us: Part 2 non sono ancora emerse, ma probabilmente lo sviluppo è ora in una fase avanzata. Un'uscita nel 2018 è piuttosto improbabile, tuttavia potrebbero esserci delle gradite sorprese.

FESTA DEL CINEMA DI ROMA: HOSTILES

Hostiles
di Scoot Cooper
con Christian Bale, Rosemund Pike
USA, 2017
genere, western, drammatico
durata,127'


Il film di Scott Cooper si apre con una frase di D. H. Lawrence il cui tema verte sull'insopprimibile istinto di violenza della nazione americana. Un frammento che torna utile al regista di "Hostiles" per certificare se mai non bastassero i fatti della storia recente per rendere credibile il dolore che investe il paesaggio delle sue cronache. Più di "Black Mass" il suo nuovo film sembra tornare ai luoghi (la provincia americana) e alle atmosfere (tragiche, come quelle di un pièce shakespeariana) che avevano scandito la "mattanza" di "Out of Fornace". Curiosamente però, a differenza del modello originale e a fronte di una prima parte segnato da un'incontrovertibile spirale di violenza,  "Hostiles" riesce ad arrivare alla fine senza sconfessare le sue premesse, ma comunque consegnando allo spettatore un inaspettato messaggio di speranza. Senza svelare di più della trama, lasciando a chi legge il piacere di farlo quando il film arriverà - ci auguriamo - nei cinema, basti l'accenno alla sequenza iniziale, destinata a gravare per l'efficacia della sua messinscena. Pur con l'accortezza di un montaggio che spezza la continuità dei gesti e nella distanza di sicurezza offerta dalle riprese in campo lungo, nel quadro della telecamera Cooper mette insieme la rappresentazione del dolore più indicibile, facendocelo vivere attraverso gli occhi di Rosalie (Rosamund Pike), la moglie dell'uomo e la madre dei tre bambini uccisi dalla follia omicida di una banda di Cheyenne. Siamo nell'America del 1892 impegnata a costruire la mitologia della propria fondazione e, quindi, ancora scoperta rispetto alla capacità retorica che successivamente gli avrebbe permesso di legittimare agli occhi dell'opinione pubblica i misfatti della sua politica espansionistica. In "Hostiles" dunque ogni aspetto del racconto parte da uno stato atavico e istintivo, a cominciare dalla personalità combattuta e ferina del capitano dell'esercito Joe Blocker, incaricato di scortare il nemico indiano sulla strada che gli permetterà di morire nella terra natia, e costretto dalle circostanze (la carovana di cui a un certo punto farà parte anche Rosalie deve difendersi dagli attacchi di altri indiani e di alcuni cani sciolti) a venire a patti con chi un tempo gli aveva ucciso amici e colleghi. Per continuare con la struttura del narrato, organizzata secondo le tappe di un viaggio che, nella migliore tradizione del cinema americano, si trasforma presto in un percorso esistenziale in cui le ferite dell'anima contano di più di quelle del corpo, e dove i vari personaggi trovano il modo di mondarsi una volta per tutte dai propri peccati. Se, anche "Hostiles", come quasi sempre succede quando s'interroga il passato per parlare del presente (così aveva fatto per esempio a Venezia George Clooney in "Suburbicon"), con lo scontro fratricida tra contendenti che, almeno sulla carta, dovrebbero sottostare alle medesime leggi e riconoscere lo stesso presidente, e, ancora, con la discriminazione e l'oppressione dei più forti nei confronti delle minoranze sono ispirati a quello che sta succedendo negli Stati Uniti a guida repubblicana, ciò che risulta decisivo per le sorti del film è la capacità del regista di rimanere all'interno del genere, pur facendolo con la coscienza e la sensibilità di un cineasta dei nostri giorni.



Così, se la parte più debole del film è quella in cui l'auspicabile riconciliazione tra le parti sociali si traduce in una svolta pacifista - seppur temporanea - un po' troppo meccanica da parte del protagonista, lo scarto decisivo si ha nell'abilità di regista e attori di far vivere l'intero spettro emozionale e la profonda afflizione che contraddistingue l'excursus esperienziale dei protagonisti. Cooper è bravo soprattutto ad alternare gli stati d'animo, creando un flusso emotivo in cui i momenti di stasi diventano il periodo di incubazione necessario a rendere coerente i tormenti e le esplosioni di rabbia da parte di Blocker. Bravo a coniugare la maestosità del paesaggio naturale e gli spazi sconfinati della frontiera americana con l'interiorità delle figure che lo attraversano; capace di conferire nuovo vigore visivo a immagini che altrimenti apparirebbero già viste e scontate (si veda per esempio la scelte operate nella sequenza conclusiva improntata a una compostezza quasi metafisica), "Hostiles" può contare sulla stilizzazione pittorica della fotografia di Masanobu Takayanagi e sulla performance da Oscar di uno straordinario Christian Bale, il quale, insieme a Russell Crowe si conferma in cima alla classifica degli attori drammatici più dotati della sua generazione. Se poi volessimo fare un plauso alla regia di Cooper, cineasta non sempre considerato come invece dovrebbe, diremmo che la sua nuova fatica ricorda sotto molti punti di vista il Villeneuve di "Prisoners". Tanto per dire della stima che nutriamo nei confronti del suo film.

Carlo Cerofolini
(pubblicata su ondacinema.it)