Non è un paese per giovani
di Giovanni Veronesi
con Filippo Schicchitano, Giovanni Anzaldo, Sara Serraiocco, Sergio Rubini
Italia, 2017
durato, 105'
Non è un paese per giovani.
Perché i giovani qui in Italia sembrano non avere più un loro posto né alcuna speranza per il futuro.
E allora sono costretti a partire, a cercare altrove fortuna e lavoro. Ma con la loro dipartita obbligata il Paese si svuota contestualmente anche di ogni sentimento con la lettera maiuscola, ossia perde l’Amore, la Bellezza, la Fragilità, la freschezza, la Poesia..
Un po’ come il pifferaio magico che porta via con sé tutti i bambini che lo seguono come ipnotizzati dalla sua musica che esce dal piffero.
Luciano e Sandro sono i protagonisti di questa storia. Hanno circa trent’anni e la voglia di realizzare i loro progetti e desideri.
Lavorano insieme in un ristorante per sbarcare il lunario ma senza che questo lavoro possa offrire loro reali speranze.
Preferirebbero - come tutti i ragazzi - fare i camerieri in un ristorante altrove, all’estero, come a Londra o in America ma comunque non in Italia.
L’occasione di andare a Cuba la offre Luciano a Sandro: si può fare business acquisendo concessioni dallo Stato Cubano per il WI-FI (“uifi” come viene pronunciato a Cuba e non “uaifai”).
Cuba è la terra di frontiera, è l’ultimo avamposto comunista prima che tutto cambi irreversibilmente. Perché ora anche lì tutto sta cambiando. L’embargo non c’è quasi più, i comunisti con la C maiuscola non ci sono più, o quasi e prima che scompaiano del tutto si deve andare lì ora come ultima occasione.
Almeno per quelle generazioni di comunisti dagli anni ‘60 ad oggi per i quali Cuba, Fidel ed il Che sono stati autentici miti.
La svolta economica per i due ragazzi italiani dovrebbe venire proprio dalla tecnologia capitalistica per antonomasia sempre ripudiata dai comunisti puri: Internet, la rete WI-FI, i Social ancora mezzi rari sull’isola perché oggetto di limitate concessioni governative, mezzi che – come ormai accade in tutto il mondo- dovrebbero venire offerti all’interno di un ristorante.
Cuba rappresenta nell’immaginario collettivo la nuova frontiera della speranza dove ogni cosa può ancora succedere. Ma dove bisogna anche stare attenti perché ci si può imbattere in faccendieri, in personaggi loschi che cercano il facile guadagno sulla pelle di chi è ingenuo a loro si affida per fare affari.
I due ragazzi sperimenteranno anche questi incontri difficili e pericolosi.
Rilevante però sarà il loro incontro con Nora, una ragazza italiana che si è scelta una nuova famiglia in alcuni cubani, ripudiando la sua. La famiglia diventa quella che ci si sceglie, non quella di nascita, secondo il pensiero di Nora.
E Nora è l’apice, il vertice di un triangolo formato da lei, Sandro e Luciano che però è solo di amicizia e mai di amore passionale come lo fu per Truffaut con Jules & Jim (film del 1962 diretto da François Truffaut).
Nora è una ragazza "borderline", una diversamente bella, passionale, romantica sentimentale, ma autentica e mai “stonata” pur se inserita in un contesto, come quello de l’Havana, suggestivo e caraibico eppure al contempo estremamente violento.
Sandro e Luciano lo sperimenteranno sulla loro pelle e - come due facce della stessa medaglia – uno riuscirà a trovare la forza e la sua strada mentre l’altro si perderà nei meandri più oscuri della sua anima.
Luciano è il “cuore di tenebra” di conradiana memoria, è colui che rivela in dall’inizio la tragicità del suo destino al quale non può sottrarsi nonostante tenti di modificarlo ad un certo punto della vicenda.
Il destino è però ineluttabile ed avvolge tutti e tre i protagonisti i quali – dopo essersi letteralmente spezzati dentro, ognuno a modo loro – varcano quella “linea d’ombra: Sandro riesce a scrivere, Nora “travasa” e “trasloca” il suo sogno d’amore e Luciano proietta se stesso oltre, oltre il finito, verso un mondo di cd. “non svaniti” , diventando lui stesso parte integrante dell’universo, quel vento che ti accarezza i capelli ed il viso.
Il film è una vera e propria commedia con l’anima, capace non solo di farti ridere e sorridere. Ciò anche grazie alle battute di un Nino Frassica ristoratore all’Havana esplosivo che prende in giro il mondo dei comunisti di oggi (“Voi siete tutti comunisti..”) o di un Sergio Rubini, padre di Sandro ed edicolante a Roma, che denuncia il fatto che “non si vende più un giornale..” quale segno dei tempi odierni in cui la carta stampata è ormai “vintage”, soppiantata dall’immediatezza dei Social e in genere delle letture on line.
Il quadro che emerge è quello di un’Italia fugacemente tratteggiata nei suoi vizi e nelle sue paure, disorientata ed immersa in una incessante ed interminabile crisi economica a causa della quale ci si è costretti a reiventarci anche ai limiti di ciò che è legale (l’edicolante Rubini deve vendere anche pomodori pachino fintamente biologici nella sua edicola, abusivamente e di nascosto ma per riuscire a sopravvivere); Frassica è emigrato a Cuba dalla Sicilia per evadere le tasse e non pagare la Mafia e nel suo ristorante fa finta di essere un napoletano.. ...
Ma saranno proprio i tre giovani protagonisti a recuperare con la loro freschezza e semplicità gli ideali perduti in un certo senso. Hanno la forza ed il coraggio di salpare, di diventare capitani del loro destino della loro vita. Non si arrendono alla logica qualunquista, cercano di scardinare altre porte, si fanno male, ma non si voltano indietro.
Si riappropriano del loro destino e lo fanno in una maniera così forte e coinvolgente da portare alla “salvezza” ed alla rinascita interiore anche gli altri personaggi che sembravano aver perso ogni speranza nel domani.
E così accadrà che Cesare (Rubini), il padre di Sandro finirà per non poter che condividere gli ideali ed i sogni del figlio, Frassica, il ristoratore disincantato, si sentirà in qualche modo anche lui un padre per Sandro, il pescatore della spiaggia a L’Havana non potrà che credere nel progetto del WI-FI senza sapere neanche cosa la parola “WI-FI- veramente significhi.
Tutto grazie alla forza trascinante del superamento della linea d’ombra. Si arriva ad un certo punto in cui o si salta o si resta fermi e si muore. Luciano identifica chiaramente questo momento di passaggio obbligato, di salto nel vuoto quando dice: “Non è fuori che sono a pezzi. E’ dentro che si è rotto tutto”.
Ed è proprio nel momento in cui tutto sembra essersi irrimediabilmente rotto, frantumato e scheggiato in mille pezzi che invece si trova il coraggio di ripartire e di tuffarsi nel futuro, nel proprio destino per scrivere una nuova pagina di vita. Da protagonisti e fedeli alla propria intima essenza.
Esiste ed esisterà sempre un luogo in cui si riesce a diventare grandi: Giovanni Veronesi ci lascia questa speranza, accarezzandoci per tutto il film con la colonna sonora dei Negroamaro e chiudendo con una bellissima e poetica descrizione della vita, delle emozioni e degli abbracci che svaniscono e poi però ritornano. Con la certezza che chi è entrato nel nostro cuore non potrà mai veramente uscirne, non svanirà mai veramente. Sarà tutt’al più un “non svanito” che cavalca il vento della vita in un mondo parallelo al nostro.
Michela Montanari
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