“La La Land", l’ultima opera cinematografica del regista Damien Chazelle dopo aver vinto premi sia al BAFTA che al Golden Globe, si è accaparrato 6 Oscar dopo essere stato candidato addirittura per 14 nomination tra cui quella al Miglior Film.
Il regista, dopo essersi espresso nella regia del film “Whiplash”, nel 2014, raccontando una storia di passione per la musica ed in particolare per il jazz (ma per precisa sua scelta non si parla di storie d’amore), passione talmente travolgente da annientare lo stesso protagonista Miles Teller nel corpo e nella anima, persevera nel porre al centro delle sue opere il jazz e la musica in genere.
Infatti con “La La Land" utilizza proprio il jazz e la musica quale veicolo per parlare d’amore.
Considerato che l’amore trova tra la sue massime espressioni proprio quella musicale e canora, dunque quale miglior strumento e veste cinematografica se non il Musical per celebrarlo?
Inoltre, la motivazione più intima di questa scelta riposa nel fatto che il Musical da sempre fa sognare e il cinema deve far sognare…
Lo stesso titolo del film “La La Land” rimanda alla musica: La-la è, non a caso, un tema musicale. Sono note musicali, in particolare, una duplicazione dell’acronimo LA ma anche uno stato d’animo di chi vive tra le nuvole, poiché in inglese “lalaland” significa proprio “vivere tra le nuvole”.
E se il cinema deve sempre far sognare, in “La La Land" la dialettica realtà-sogno è affrontata per precisa scelta prevalentemente per mezzo della musica e del canto: tutto è detto con la musica, con il canto e con la danza, sin dalla spettacolare scena di apertura con la canzone “Another Day of Sun” che rappresenta un’esplosione gioiosa di attesa per la realizzazione dei propri sogni, con colori forti, acrobazie e movimenti di macchina funambolici.
E’ la joie de vivre dei sognatori che approfittano di lunghe code nel traffico solo per continuare a sognare e a sperare. La coreografia mostra proprio i cuori colmi di aspettativa di coloro che non smettono di credere e di guardare all’orizzonte.
Nessuna presentazione iniziale dei due protagonisti nella prima scena sull’autostrada, dunque: si apre con un’ouverture che esplode sulla scena come mille fuochi di artificio, senza dialoghi o titoli di testa ma solo musica. E canto. E ballo.
Chazelle intuisce come non vi sia niente di più meraviglioso per i sognatori che si recheranno nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, che notare che nella stupefacente coreografia iniziale non compaiano i due divi Ryan Gosling ed Emma Stone, né i loro nomi, bensì che si venga aggrediti letteralmente da una moltitudine colorata di persone che ci prendono per mano e di corsa ci fanno entrare nel film senza possibilità di dire di no.
Il richiamo è certamente a “West Side Story”, a “Fame” ma ciò che rende originale questa apertura è proprio il fatto di averla girata sulle highways di Los Angeles tra centinaia di macchine, sotto un cielo azzurro ed un sole che promette solo orizzonti felici.
La storia
“La La Land" racconta un’intensa, travolgente storia d'amore tra un'attrice e un musicista trasferitisi a Los Angeles in cerca di fortuna. Mia è un'aspirante attrice che, tra un provino e l'altro, lavora al bar degli studios della Warner come cameriera, servendo cappuccini proprio alle star del cinema. Sebastian (“Seb”) è un musicista jazz che cerca di guadagnare qualcosa suonando banali jingle natalizi nei piano bar.
Dopo alcuni incontri casuali e ripetuti (Mia chiederà a Seb perché si incontrino così spesso..) fra i due esplode una travolgente passione e un amore che poggia anche sulle loro aspirazioni di fama e sui loro sogni per una vita fedele ai loro ideali.
I problemi iniziano quando questi ideali si corrompono e vengono contaminati dalla realtà delle cose diventando fatti: Seb per sbarcare il lunario e trovare finanze sufficienti per aprire il suo locale jazz, inizia a suonare con una band che rifiuta il suo concetto di jazz in senso tradizionale in nome di qualcosa di più commerciale e che piace ai giovani (come dice il cantante John Legend nel film).
Seb è sempre via in tour, lontano da Mia, nel frattempo impegnata a scrivere la sua opera prima, un monologo da portare in scena.
E sarà proprio il momento in cui Mia e Seb iniziano a realizzare i loro sogni che si verificherà la drastica cesura della loro storia d’amore. Una rottura per contrappasso: i sogni li avevano fatti incontrare, unire e sostenersi a vicenda, e ora quegli stessi sogni li allontanano irrimediabilmente e ineluttabilmente.
Almeno così sembra, nel momento in cui Seb dice a Mia dopo il suo provino che dovranno entrambi prendersi del tempo e vedere cosa accade, in quanto ora per loro è arrivato il momento di investire tutte le energie per realizzare ciò che desiderano come aspirazioni lavorative.
Le ambizioni professionali divengono la minaccia ed il limite al sogno d’amore… Ma la vita li aspetta al varco: dopo cinque anni dalla loro separazione, Mia si ritrova ad entrare con il suo nuovo compagno e marito in un locale jazz a Los Angeles ed è lì che lo spettatore viene travolto nella magica dimensione di un amore con la A maiuscola, un sentimento che non è mai veramente finito ma che si è nutrito della distanza tra i due amanti e per ciò rafforzandosi, anche a loro stessa insaputa.
Seb ha aperto il suo locale e suona la musica che ama ed ha sempre amato, e nel rivedere tra il pubblico Mia siede al piano per eseguire le canzoni che hanno accompagnato la loro storia d’amore (“City of Stars”, “Mia.& Sebastian’s Theme") e suona appassionatamente solo per lei.
Ed è in quel momento che entrambi ripercorrono tutta la vita che avrebbero voluto avere e che non si è realizzata: dal primo bacio non più negato da Seb al loro primo incontro, al dopo provino di Mia e al viaggio che avrebbero potuto fare insieme a Parigi, lei lavorando per il suo film, lui suonando jazz nei locali parigini, sino a sposarsi e avere il loro bambino.
Tutto raccontato non con dialoghi o pianti ma solo con immagini sempre felici e traboccanti di passione, travolgenti nel suono di un pianoforte toccato appassionatamente da Gosling, gesto estremo d’amore dedicato a Mia come per dirle “Noi siamo sempre qui, insieme. Noi ci ameremo per sempre”.
L’autore riesce proprio nell’epilogo a toccare le corde dell’anima e a farti entrare nella scena trasmettendo un autentico nodo alla gola, sciolto nell’ultima nota suonata da Seb prima che Mia decida di andare via dal locale non senza prima essersi soffermata a salutarlo sulla porta con gli occhi.
La meraviglia e la magia è proprio in questo finale che ci cattura e anzi ci trascina dentro la musica, dentro la forza viscerale di una canzone e di un ballo nel cielo che va a chiudere il cerchio della vita. L’ouverture iniziale sull’highway losangelina si unisce, così, senza sfumature, all’epilogo struggente dei due protagonisti che si ritrovano a danzare tra le stelle giurandosi eterno amore.
“LA LA LAND” ed il Musical classico Hollywodiano: semplice deja vu o altro ?
Ma “La La Land" è sì un Musical ma non nel senso classico ed hollywoodiano del termine.
Tutto il film omaggia a colpi di jazz e tip-tap i musical, in primo luogo le atmosfere anni ’30 con Fred Astaire e Ginger Rogers, indimenticabili ballerini, i primi a far sognare con la loro danza ed il loro canto.
“Cheek to cheek” di Irving Berlin in “Cappello a cilindro” (“Top Hat”) del 1935 è il più famoso dei motivi del film, cantato da Jerry/Fred Astaire a Dale/Ginger Rogers all'inizio della serata all'hotel di Venezia: "Heaven, I'm in heaven, and my heart beats so that I can hardly speak...".
Di rimando la coreografia e la canzone del film di Chazelle, “What a lovely night”, omaggia proprio il balletto di Fred e Ginger sulle note di “Cheek to Cheek" ma con la maggiore ironia moderna e metropolitana nei personaggi di Mia e Seb, che nei loro volteggi e passi di tip-tap non hanno mai la presunzione di equipararsi ai mostri sacri di Fred e Ginger ma hanno la consapevolezza di essere solo neofiti timidamente appassionati.
Al contempo, l’omaggio è anche ai musical anni ’40 e ’50 con Gene Kelly, magistrale ballerino di tip-tap. Infatti, gli anni Quaranta e Cinquanta sono il periodo d'oro del musical hollywoodiano in cui la musica di Gershwin è assoluta protagonista. Non vanno comunque sottaciuti altri riferimenti ai divi del passato dei Musical: Danny Kaye, Cyd Charisse, Debbie Reynolds e Julie Andrews.
Nonostante tutti i citati richiami, “La La Land”, come detto, non ha la pretesa di essere un Musical nel senso classico del termine. Utilizza Los Angeles, la Città delle Stelle dove i sogni più folli possono realizzarsi a colpi di tip-tap, alla maniera di Hollywood, città per antonomasia del Musical.
Il messaggio è quello più semplice, vero e disarmante di tutti: «Brindiamo ai sognatori (“Foolish as they may seem”) e ai cuori che si spezzeranno». Infatti, mentre la perfezione è propria del Sogno, la realtà essendo imperfetta, trasformandolo ne riduce l’attrattiva. Dunque non è un semplice musical, non è una copia dei Musical del passato. Non è il solito film d’amore. “La La Land" è una tisana per tutti coloro che vogliono ancora guardare l’orizzonte e vederci la meraviglia di inaspettate emozioni. Non è un film nostalgico. Non è un film romantico. E’ un film PER ROMANTICI. Basti pensare alla battuta che Seb fa alla sorella: “Perché hai detto romantico come se fosse una parolaccia?”. Un po' come è stato “Grease” con John Travolta e Olivia Newton-John, in cui la storia d’amore tra Sandy e Danny si muove all’interno di una cornice di musica e danza e canti sino a divenire un vero e proprio fenomeno di costume. Come “La La Land" è destinato a diventare, nonostante alla fine non sia stato premiato come Miglior film alla notte degli Oscar.
Molte critiche gli sono piovute addosso, bollandolo e tacciandolo di facile romanticismo: sinceramente credo siano critiche non giustificate emesse da coloro che non hanno colto il messaggio del regista che vuole utilizzare l’Amore come veicolo per vivere i propri sogni in una Los Angeles da sogno – all’ombra delle luci della ribalta hollywoodiane, al suono di nostalgici locali jazz, nel silenzio di cinema vintage come il Rialto aperto all’inizio del XX secolo e oggi in disuso, nel frastuono dei clacson e dei progetti infranti, portando in scena una storia veramente speciale.
Per tutti questi motivi il Musical rivive nell’opera di Chazelle come un’araba fenice, perché è un genere immortale e perché è strettamente legato al Sogno ed all’Amore.
“Dimentica il cervello e ascolta il cuore” recitava in “Vi presento Joe Black” Anthony Hopkins nel famoso discorso sull’amore. E ancora: “Se ami, canti con rapimento e danzi come un derviscio e avrai una felicità delirante…”.
Se ami, lo esprimi danzando e cantando, quale inno alla vita ed alla gioia, entrando dentro una favola al suono delle note di una canzone.
E in fondo tutto questo è sempre avvenuto grazie al Musical, addirittura con Musical di seconda o terza qualità come i nostrani “Musicarelli” che in Italia hanno spopolato grazie a Rita Pavone, Gianni Morandi, Al Bano e Romina…
Perché il Musical non morirà mai ed anche quando lo hanno dato per spacciato è riuscito a resuscitare in virtù dell’opera di cineasti come Baz Luhrmann, oggi Damien Chazelle, attraverso le canzoni che gli stessi hanno inserito nelle loro opere cinematografiche destinate all’immortalità, così come i loro protagonisti. Indipendentemente da qualsiasi Oscar.
Proprio grazie all’amore cantato e sognato..
Esiste qualcosa di più sublime?
In fondo l’unica cosa che tutti desiderano è l’amore, l’amore di un’altra persona… come canta Mia/Emma Stone in City of Stars: “All we’re looking for is love from someone else.. a rush a glance a touch A DANCE…”
Michela Montanari
0 commenti:
Posta un commento