Blue Jay
di Alexandre Lehmann
con Mark Duplass, Sarah Paulson
USA, 2016
genere, drammatico
durata, 80'
Di fronte all’amore che fu le storie del cinema si sono divise tra quelle che hanno puntato l’occhio sui tentativi di rimuoverne l’esistenza e le altre, indaffarate a rievocarlo in una dimensione di ricordi e parole dolcemente malinconica. Alexander Lehmann per il suo esordio cinematografico sceglie una forma che le contempla entrambe, immaginando che in un giorno qualsiasi di una tranquilla cittadina californiana un uomo e una donna si incontrino in un supermercato e finiscano per arrivare alle ventiquattrore seguenti ragionando su ciò che ne è stato della loro vita da quando, ancora giovanissimi, hanno deciso di lasciarsi. L’approccio narrativo usato dal regista è infatti quello del progressivo disvelamento di una verità che pur aleggiando dietro lo timidezze e i non detti dei personaggi viene celata allo spettatore fino a quando, nel corso di una serata casalinga trascorsa a rimembrare i rituali dell’antica liaison arriva a manifestarsi in un clima di crescente trepidazione per l’avvicinarsi del momento fatale, quello in cui inevitabilmente la coppia sarà chiamata a toccare e forse risolvere le questioni rimaste in sospeso anni prima.
Girato per la maggior parte in interni e illuminato da un bianco e nero che esprime il lutto sentimentale sofferto dai protagonisti “Blue Jay” è un piccolo gioiello cinematografico che alla maniera del miglior cinema indie supplisce alla mancanza di mezzi con una scrittura che permette agli attori di vivere all’interno dei personaggi annullando lo scarto tra finzione e realtà. Va in questa direzione la scelta di Mark Duplass (attore, sceneggiatore e qui produttore insieme al fratello) nel ruolo di Jim e di una splendida Sarah Paulson (“Carol” ma anche la serie tv “American Crime”) in quello di Amanda i quali, relegati a ruoli da caratterista dall’omologazione estetica in vigore nelle grandi produzioni hollywoodiane trovano nella colloquialità di “Blu Jay” il palcoscenico adeguato a un talento in grado di reggere la scena dalla prima all’ultima immagine e capace di tradurre il lavoro d’introspezione effettuato per entrare nei personaggi in una spontaneità a tratti commovente.
Se “Blu Jay” è un film sulla fine dell’amore Duplass e Paulson, e con essi la sceneggiatura la mettono in scena raccontandone però la parte più romantica e bella, derivata dalla possibilità offerta ai personaggi di riscoprire nell’altro i motivi che una volta li avevano uniti. In questo senso, pur nel suo drammatico sotto testo “Blue Jay” riesce a comunicare sensazione positive quando si tratta di mostrare come la condivisione di brandelli della stessa esistenza trovi comunque il modo di dare un senso alle inadeguatezze della condizione umana.
0 commenti:
Posta un commento