La La Land
di Damien Chazelle
con Ryan Gosling, Emma Stone
Usa, 2016
genere, drammatico, musicale,commedia, sentimentale
durata, 126'
Una giornata qualsiasi nella vita di un uomo e di una donna: serpenti di macchine messe in fila da un ingorgo cittadino, rumori di clacson, motori fuori giri e il brontolio delle stazioni radio costituiscono il sostrato dell'esplosione energetica che scandisce la scena d'apertura di "La La Land", il film di Damien Chazelle scelto per inaugurare la 73esima edizione del festival di Venezia. Balzati fuori dalle rispettive autovetture e scatenati in un'orgia di balletti pirotecnici che sembrano farsi beffa della gravità dei corpi e della vita i ragazzi di Chazelle con la loro voglia di esserci e con lo spettacolo che mettono in scena si incaricano di annullare le distanze tra film e spettatore, invitando quest'ultimo ad abbracciare senza remore la fantasia visiva e la libertà espressiva di un regista cinefilo che al suo terzo film compie un doppio salto mortale realizzando una storia d'amore che è allo stesso tempo un omaggio ai musical hollywoodiani degli anni d'oro - quelli che tanto per capirci realizzava Vincent Minelli - e dal punto di vista personale la messa a punto di un dispositivo cinematografico che dopo "Whiplash" rafforza il connubio tra musica e settima arte.
Di fronte all'importanza dei rimandi cinematografici che è possibile rintracciare durante la visione di "La La Land", primo fra tutti quello con il Martin Scorsese di "New York, New York", ripreso da Chazelle nelle similitudini biografiche dei personaggi (il Jimmy Doyle sassofonista interpretato da De Niro sta al pianista jazz di Ryan Gosling come la giovane cantante di Liza Minelli sta alla Mia, aspirante attrice, di Emma Stone) così come negli esiti delle loro aspirazioni, la priorità assegnata da questa analisi al film del 2014 potrebbe sembrare inappropriata. E invece se si ricorda la storia del giovane batterista Andrew Neiman disposto a tutto pur di sfondare nel mondo della musica (il mito del successo e le rinunce che esso comporta è anche in "La La Land" uno dei temi principali) viene da se che il Sebastian di Gosling altri non è che una versione romantica dello studente di batteria incarnato da Miles Teller. A muoverli nelle loro ossessione di purezza è infatti una radicalità che "La La Land" sembra a prima vista mitigare grazie all'inserimento della componente sentimentale (in "Whiplash" rimossa a priori dalle scelte del protagonista) costituita dalla storia d'amore tra Mia e Sebastian e invece destinata a farla da padrone tanto negli sviluppi della liaison tra i due protagonisti, come pure nelle conseguenze delle scelte che decideranno il destino della coppia (di cui evitiamo di riferire per lasciare il piacere di scoprirle guardando il film), tanto nella scelte operate in sede di regia dal talentuoso cineasta.
Il quale per nulla spaventato dall'impresa di richiamarsi agli esempi di cui parlavamo poc'anzi si confronta con i modelli in questione senza timore di sorta: da una parte dichiarando il suo tributo al cinema che fu (dalle effigie di James Dean e Marylin Monroe ritratti sui murales della città losangelina alla scoperta di "Gioventù bruciata" il film sembra una Hall of Fame dedicata agli anni d'oro del divismo americano); dall'altra reinterpretandoli senza prenderne le distanze (come avevano fatto per esempio Woody Allen in "Tutti dicono I Love You" ) ma anzi provando a non sfigurare ne in termini di glamour - e in questo senso il binomio Gosling/Stone riesce a non far rimpiangere le star di un tempo - ne in termini di performance, con gli attori impegnati da par loro a cantare e ballare con ingenua disinvoltura. Girato come si faceva all'epoca del technicolor e del cinemascope, "La La Land" accarezza il cuore dello spettatore coinvolgendolo nella tenzone amorosa di Mia e Sebastian senza dimenticarsi di ottenere il massimo dal potenziale visivo tipico del genere. In questo senso anche chi non è un fan dei vecchi musical non potrà non apprezzare una per una le coreografie messe a punto da Chapelle che arriva a far volare gli amanti sulla città di Los Angeles pur di soddisfare il bisogno di infinito che muove i loro passi. Oltre allo straniamento prodotto da una versione mai vista della città delle luci, stilizzata in maniera da rimanere sospesa tra passato e presente, non è da trascurare poi, l'apporto artistico di Gosling e di Emma Stone: il primo pronto a confermare una capacità di lavorare di sottrazione davvero rara per una star hollywoodiana, la seconda davvero strepitosa nel tour de force che le da modo di mostrare la completezza del suo repertorio. Per entrambi prevediamo una stagione che li vedrà in prima fila tra le candidature ai premi di categoria. Iniziando da Venezia dove "La La Land" potrebbe trovare estimatori nella giura del concorso ufficiale che Chapelle non poteva aprire nel migliore dei modi.
di Damien Chazelle
con Ryan Gosling, Emma Stone
Usa, 2016
genere, drammatico, musicale,commedia, sentimentale
durata, 126'
Una giornata qualsiasi nella vita di un uomo e di una donna: serpenti di macchine messe in fila da un ingorgo cittadino, rumori di clacson, motori fuori giri e il brontolio delle stazioni radio costituiscono il sostrato dell'esplosione energetica che scandisce la scena d'apertura di "La La Land", il film di Damien Chazelle scelto per inaugurare la 73esima edizione del festival di Venezia. Balzati fuori dalle rispettive autovetture e scatenati in un'orgia di balletti pirotecnici che sembrano farsi beffa della gravità dei corpi e della vita i ragazzi di Chazelle con la loro voglia di esserci e con lo spettacolo che mettono in scena si incaricano di annullare le distanze tra film e spettatore, invitando quest'ultimo ad abbracciare senza remore la fantasia visiva e la libertà espressiva di un regista cinefilo che al suo terzo film compie un doppio salto mortale realizzando una storia d'amore che è allo stesso tempo un omaggio ai musical hollywoodiani degli anni d'oro - quelli che tanto per capirci realizzava Vincent Minelli - e dal punto di vista personale la messa a punto di un dispositivo cinematografico che dopo "Whiplash" rafforza il connubio tra musica e settima arte.
Di fronte all'importanza dei rimandi cinematografici che è possibile rintracciare durante la visione di "La La Land", primo fra tutti quello con il Martin Scorsese di "New York, New York", ripreso da Chazelle nelle similitudini biografiche dei personaggi (il Jimmy Doyle sassofonista interpretato da De Niro sta al pianista jazz di Ryan Gosling come la giovane cantante di Liza Minelli sta alla Mia, aspirante attrice, di Emma Stone) così come negli esiti delle loro aspirazioni, la priorità assegnata da questa analisi al film del 2014 potrebbe sembrare inappropriata. E invece se si ricorda la storia del giovane batterista Andrew Neiman disposto a tutto pur di sfondare nel mondo della musica (il mito del successo e le rinunce che esso comporta è anche in "La La Land" uno dei temi principali) viene da se che il Sebastian di Gosling altri non è che una versione romantica dello studente di batteria incarnato da Miles Teller. A muoverli nelle loro ossessione di purezza è infatti una radicalità che "La La Land" sembra a prima vista mitigare grazie all'inserimento della componente sentimentale (in "Whiplash" rimossa a priori dalle scelte del protagonista) costituita dalla storia d'amore tra Mia e Sebastian e invece destinata a farla da padrone tanto negli sviluppi della liaison tra i due protagonisti, come pure nelle conseguenze delle scelte che decideranno il destino della coppia (di cui evitiamo di riferire per lasciare il piacere di scoprirle guardando il film), tanto nella scelte operate in sede di regia dal talentuoso cineasta.
Il quale per nulla spaventato dall'impresa di richiamarsi agli esempi di cui parlavamo poc'anzi si confronta con i modelli in questione senza timore di sorta: da una parte dichiarando il suo tributo al cinema che fu (dalle effigie di James Dean e Marylin Monroe ritratti sui murales della città losangelina alla scoperta di "Gioventù bruciata" il film sembra una Hall of Fame dedicata agli anni d'oro del divismo americano); dall'altra reinterpretandoli senza prenderne le distanze (come avevano fatto per esempio Woody Allen in "Tutti dicono I Love You" ) ma anzi provando a non sfigurare ne in termini di glamour - e in questo senso il binomio Gosling/Stone riesce a non far rimpiangere le star di un tempo - ne in termini di performance, con gli attori impegnati da par loro a cantare e ballare con ingenua disinvoltura. Girato come si faceva all'epoca del technicolor e del cinemascope, "La La Land" accarezza il cuore dello spettatore coinvolgendolo nella tenzone amorosa di Mia e Sebastian senza dimenticarsi di ottenere il massimo dal potenziale visivo tipico del genere. In questo senso anche chi non è un fan dei vecchi musical non potrà non apprezzare una per una le coreografie messe a punto da Chapelle che arriva a far volare gli amanti sulla città di Los Angeles pur di soddisfare il bisogno di infinito che muove i loro passi. Oltre allo straniamento prodotto da una versione mai vista della città delle luci, stilizzata in maniera da rimanere sospesa tra passato e presente, non è da trascurare poi, l'apporto artistico di Gosling e di Emma Stone: il primo pronto a confermare una capacità di lavorare di sottrazione davvero rara per una star hollywoodiana, la seconda davvero strepitosa nel tour de force che le da modo di mostrare la completezza del suo repertorio. Per entrambi prevediamo una stagione che li vedrà in prima fila tra le candidature ai premi di categoria. Iniziando da Venezia dove "La La Land" potrebbe trovare estimatori nella giura del concorso ufficiale che Chapelle non poteva aprire nel migliore dei modi.
(pubblicata su http://ift.tt/1OTkBh2 73 festival di Venezia)
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