Poesia Sin Fin
di Alejandro Jodorowsky
con Brontis Jodorowsky, Adan Jodorowsky, Pamela Flores, Jeremias Herskovits, Kaori Ito
Cile, Francia, Giappone, 2016
genere, drammatico, biografico, surreale
durata, 128’
Alejandro Jodorowsky è un’artista poliedrico: poeta, scrittore, saggista, attore, sceneggiatore di film e fumetti, regista teatrale e cinematografico, drammaturgo, esperto di tarocchi, nato cileno e poi emigrato in Francia, dove ha maggiormente sviluppato e maturato la sua vena artistica, fondando il movimento artistico “Panico”, insieme a Fermando Arrabal e Roland Topor, e diventando prima allievo e poi assistente del famoso mimo Marcel Marceau.
Quindi è difficile scindere il regista Jodorowsky in un solo ruolo visto che ognuna delle sue espressioni artistiche convive contemporaneamente, creando un’ibridazione ispirativa che travalica il surrealismo (primo e fondante corrente artistica a cui l’autore cileno guarda), creando un’arte personale e originale.
Come autore cinematografico dobbiamo ricordare, tra le sue esigue opere, “El Topo”, “La montagna sacra” e “Santa Sangre”, dove il surrealismo, la magia, la psicoanalisi, la critica storica e sociale s’intersecano in modo indissolubile e senza soluzione di continuità, utilizzando artifici scenici svelati, rivelati, lapalissiani, grotteschi, dove la finzione, la fantasia e la realtà giocano a rincorrersi una con l’altra, attraverso i frame delle sequenze che Jodorowsky compone come un burattinaio con il suo spettacolo di marionette variopinte, crude, scurrili, grossolane, sfiorando sempre il pacchiano e il kitsch, ma riuscendo sempre a saltarlo grazie alla sua fantasia unica e originale della messa in scena.
Nato nel 1929, a 87 anni è tempo di bilanci e Alejandro Jodorowsky ha portato sul grande schermo parte della sua biografia, prima con “La danza della realtà” (2013) e poi con questo “Poesia Sin Fin” (2016).
Proprio quest’ultimo, presentato al Festival del Film di Locarno lo scorso anno, è proiettato in anteprima assoluta per l’Italia allo Spazio Oberdan di Milano dal 20 gennaio, inizia dove finiva il primo capitolo. Se “La danza della realtà” raccontava l’infanzia di Alejandro bambino nel piccolo paese di Tocopilla sulla costa cilena, “Poesia Sin Fin” inizia proprio con la famiglia che lascia Tocopilla per andare a vivere a Santiago. Il film narra quindi l’apprendistato giovanile di Alejandro (interpretato dal figlio Adan, anche autore della colonna sonora), la ribellione nei confronti del padre che lo vuole medico, della famiglia di origini ebreo-ucraine, dei primi contatti con l’avanguardia artistica del suo paese, delle prime esperienze di poeta e dei turbamenti sessuali e la scoperta dell’amore, fino al 1953, quando si decide di emigrare in Francia per realizzare compiutamente le proprie ambizioni.
Film intimo, quasi familiare se si pensa che partecipano alla realizzazione oltre al figlio Adan, anche l’altro figlio Brontis, che interpreta il padre: prodotto utilizzando il crowdfunding, scritto e ideato da Jodorowsky, che appare anche a fianco del suo alter ego filmico (che poi è suo figlio), “Poesia Sin Fin” è una mise en abyme tra realtà e finzione caratterizzante l’intera opera dell’artista. Jodorowsky utilizza quinte di cartone per mettere in scena la Santiago degli anni 40-50; oppure locali iperrealisti (come il bar dove il giovane Alejandro incontra la poetessa sua prima amante); o ancora la folla colorata di uomini, donne e freaks nelle varie feste negli interni dei locali oppure in strada. La madre si esprime sempre cantando, quasi a voler omaggiare lo spirito artistico e femmineo, in contrapposizione con la violenza verbale e razionalista del padre che lo deride e lo vuole a tutti i costi medico. Ma lui per diventare poeta deve recidere l’albero di una famiglia piccolo borghese, grottesca (in una sequenza significativa nella prima parte del film, quando Alejandro con questo gesto di ribellione abbandona la famiglia) dedita solo agli affari e a meschini inganni, anche tra di loro (come dimostra la partita a carte dove il resto della famiglia bara per rubare i soldi al padre di Alejandro). Una “poesia senza fine” che non è solo declamazione, ma che diviene “atto”, azione, scelta di vita nel quotidiano.
“Poesia Sin Fin” non raggiunge le vette delle sue opere più famose, ma è comunque un film intimo, sentito, fantasioso, a tratti divertente e spiazzante. Un racconto di se stesso e della sua vita, che vuole essere anche un omaggio alla poesia della vita e al coraggio di chi vuole essere poeta.
Antonio Pettierre
“Poesia sin fin - Anteprima”, Fondazione Cineteca Italiana, Spazio Oberdan, Sala Alda Merini a Milano dal 20 al 31 gennaio 2017.
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